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120 anni di Juve: fondata da liceali su una panchina, il nome piaceva a pochi

120 anni di Juve: fondata da liceali su una panchina, il nome piaceva a pochi

  • Alessandro Bassi
Oggi quando si parla di Juventus è automatico pensare alle vittorie, al “quinquennio” che dall'anno scorso è diventato “sestina”, e ad una famiglia bene precisa, la famiglia Agnelli. Ma non è sempre stato così e se oggi molti tifosi festeggiano i 120 anni di storia della società bianconera, c'è stato un tempo, agli inizi di ogni cosa, che gli Agnelli non c'erano e neppure i colori erano quelli di oggi, quelli di sempre.

LA BELLE EPOQUE DI TORINO - Abbiamo già avuto modo di scrivere come Torino fu la culla del football italiano, dove tutto – o quasi – ebbe inizio nelle vicende calcistiche nostrane. La città sabauda era città viva, curiosa e molto aperta alle novità che saturavano l'aria in quegli anni a cavaliere tra Ottocento e Novecento. Torino era abitata da personaggi che molta parte ebbero nella nascita e nello sviluppo del gioco del calcio dalle nostre parti: come non ricordare Edoardo Bosio, colui che leggenda vuole portò per primo un pallone sul suolo italiaco, il Duca degli Abruzzi, il marchese Ferrero di Ventimiglia e un bambino che aveva il football nel suo destino: Vittorio Pozzo. Al calcio si giocava al Velodromo o in Piazza d'Armi. Ci giocava il footballer e ci giocava il ginnasta. Ci giocava lo studente dopo la scuola e ci giocava il nobile della città. Ci giocava chi aveva voglia di stare con gli amici e ci giocava chi, come detto, era assetato di novità.

LA PANCHINA DI CORSO RE UMBERTO - La leggenda narra di una panchina. E di un gruppo di studenti del liceo Massimo D'Azeglio che tentavano di emulare i “veri” footballers delle squadre della città. Su quella panchina di Corso Re Umberto – continua la leggenda – un pomeriggio d'autunno del 1897 c'era questo manipolo di liceali che stava cercando di darsi un nome, di inventare un'identità alla loro comune passione. Questo gruppetto di amici adolescenti già dall'anno prima – 1896 – era uso trovarsi nel dopo scuola a giocare alla barra e a quello sport nuovo, fascinoso, che avevano visto giocare al Valentino da alcuni curiosi personaggi in calzettoni: il foot-ball Association, come si diceva all'epoca. Comunque su quella panchina di Corso Re Umberto, in quel tardo pomeriggio del 1° novembre 1897, mentre i primi lumi a gas illuminavano la città, questo manipolo di ragazzini stava pensando al nome da darsi. Si pensava in latino, certo. Si parlava per immagini che affondavano radici nel passato, inevitabile per degli studenti del ginnasio di quei tempi. Così, tra un Iris Club e una Robur, tra un'Augusta Taurinorum e un Massimo D'Azeglio, la spuntò un nome mezzo inglese e mezzo latino: Sport Club Juventus. A leggere ciò che ha tramandato Enrico Canfari – uno che quei giorni c'era eccome nel gruppetto – il nome piaceva a pochi: venne scelto. Vai a capirli i pionieri del football...

I FRATELLI CANFARI - Dici Canfari, dici Juventus. Prima degli Agnelli, certo. Gli Agnelli arriveranno solo negli anni'20, ma in quei primissimi giorni, mesi di vita della Juventus furono i fratelli Canfari a “governare” l'appena nata idea juventina, soprattutto Enrico Canfari, il vero trascinatore dei primi passi juventini. Proprio l'officina di biciclette dei Canfari fu la prima sede della Juventus e dove si tenne la riunione per decidere quanti soldi i soci avrebbero dovuto tirar fuori per mandare avanti la società. Una lira al mese la sentenza, molte le defezioni. Resistettero in una quindicina e per 6 lire al mese trovarono una sede “vera”. Primo presidente della storia della Juventus fu Eugenio Canfari, al quale succedette dopo poco più di un anno Enrico Canfari, colui il quale si dette da fare per organizzare le prime partite e trovò le prime divise da gioco. Come ci racconta Stefano Bedeschi, Enrico Canfari nel 1915, appena l'Italia entrò in guerra, partì volontario e dopo pochi mesi, nell'ottobre dello stesso anno, trovò la morte sull'Isonzo. Soltanto pochi mesi prima di morire, per il bollettino “Hurrà!”, il nuovo giornale della Juventus che lui stesso aveva aiutato a far nascere, aveva scritto la storia delle origini della società.

NASCE IL MITO BIANCONERO - La Juventus e quella maglia a strisce bianche e nere, un iconico connubio, certo. Ma all'inizio non fu così che si vestirono quei ragazzini per le prime amichevoli. Proprio in vista di un'amichevole importante contro uno degli “squadroni” torinesi di fine ottocento, si presentò il problema della divisa da gioco. Cotone? Flanella? Maglia? I dubbi erano assillanti. È proprio Canfari che ricorda come si arrivò a trovare la soluzione: il costo. Perchè il football, all'epoca viveva di stenti e dunque venne scelta una camicia economica di percalle rosa:
“(...) 0,70 al metro. Un percalle sottile e roseo, che portammo poi, sbiadito all'inverosimile, sino all'anno 1902. ma la divisa non era tutta lì: un berrettino di piquet bianco alla savoiarda, fascia nera alla cintola, pantaloncini neri, cravatta dello stesso colore, completavano il figurino.”
Così per i primi anni, fino a quando i troppi lavaggi finirono per sbiadire talmente tanto il rosa degli esordi da imporsi l'esigenza di una nuova muta. Ci pensarono Goodley e Savage a fare l'ordine direttamente a Nottingham delle nuove maglie, e furono nuove sul serio. In realtà l'intenzione era quella di ricevere maglie come quelle del Nottingham, ma dalla fabbrica spedirono invece uno stock di magliette del Notts County, a strisce bianco nere. E dunque a Torino arrivarono maglie che in un primo momento suscitarono il malcontento degli juventini, ma che con il tempo diventarono i colori identificativi, del club in tutto il mondo: maglie a strisce verticali bianconere. Giusto in tempo per iniziare il primo ciclo importante in campionato.

IL PRIMO CAMPIONATO VINTO - Nel 1903, vestiti con la nuova divisa, gli juventini arrivarono per la prima volta in finale a giocarsi il titolo di campione d'Italia e successivamente  ininterrottamente sino al 1906: per quattro anni di seguito la Juventus arrivò in finale e nel 1905 centrò l'obiettivo vicendo il suo primo titolo di campione d'Italia.
I bianconeri della Juventus avevano iniziato a scrivere la storia del calcio italiano e ancora oggi, dopo 120 anni, sono la squadra di calcio più seguita e amata e titolata d'Italia.

(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)

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