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  • 1958, Napoli-Juventus 4-3: Bertucco batte Sivori e fa esplodere il Vomero

    1958, Napoli-Juventus 4-3: Bertucco batte Sivori e fa esplodere il Vomero

    • Alessandro Bassi
    Se il 1957 è universalmente riconosciuto come l'anno della consacrazione del rock'n'roll, il nostro calcio ancora non lo sa ma sta per toccare uno dei momenti più bassi di tutta la sua storia, con la Nazionale incapace di qualificarsi ai mondiali di Svezia'58. Eppure la stagione 1957/58 è tutt'altro che anonima.

    I TRE ANGELI DALLA FACCIA SPORCA - L'estate '57 vede l'approdo nel nostro campionato di molti stranieri, molti di essi già con le stimmate dei campioni. Desta scalpore, ammirazione e febbrile curiosità l'arrivo in Italia del trio centrale della nazionale argentina: Angelillo all'Internazionale, Maschio al Bologna e Sivori alla Juventus, i tre angli dalla faccia sporca che si erano prepotentemente imposti in Argentina venivano portati in Italia in blocco. Galeotta la scoppola rimediata dall'Italia nel maggio del'57 contro la Jugoslavia, i nostri clubs si innamorano perdutamente anche della scuola slava e corrono ad ingaggiarne gli allenatori: ben 4 siederanno sulle panchine di serie A nel campionato 1957/58.

    RIFORMA SI', ROFORMA NO - Se i paperoni della serie A spendono senza problemi andando a prelevare campioni in giro per il pianeta, la Nazionale di quegli anni naviga in acqua turbolente, tanto che manca la qualificazione al mondiale di Svezia nel disgraziato fango di Belfast. Di conseguenza l'intera Federazione versa in condizioni precarie, debole e succube del potere della Lega. No, non stiamo parlando del 2017, anche se le analogie sono tante ed evidenti. Gli azzurri non si qualificano per il mondiale, mentre le squadre della serie A investono sempre più quattrini nell'acquisto di stranieri: la FIGC cerca di trovare una soluzione e vara una riforma in 14 punti che, tra gli altri, prevede la riduzione delle squadre nella massima serie da 18 a 16. Questa riduzione è osteggiata dalle società della Lega, che la ritengono nulla in quanto voluta da pressioni politiche esterne. Per farla breve, il braccio di ferro FIGC-Lega continua sino alla sconfitta di Belfast, quando viene sfiduciato il Presidente Federale e al suo posto eletto Giuseppe Pasquale, molto, molto vicino alle posizioni e alle istanze della Lega. Tanto vicino che in primavera, a campionato in corso, cambierà il regolamento sulle retrocessioni, cancellando – di fatto – la riforma: a settembre il torneo era iniziato con 3 retrocessioni previste, a marzo queste vengono ridotte a due, anzi a una e mezza perchè la penultima avrebbe dovuto giocarsi la permanenza in serie A in uno spareggio contro la seconda della serie B.

    PIOGGIA DI GOAL AL VOMERO - Eppure, al netto delle turbolenze politiche, è un campionato davvero interessante. Si mette in luce il Padova di Nereo Rocco, capace di prendersi un sorprendente terzo posto finale; di contro il Milan, complice un girone di andata disastroso, si assesta in una anonima metà classifica. Capocannoniere si consacra il gigante della Juventus Charles con 28 centri e la stessa Juventus vince, con tre turni di anticipo, lo scudetto numero 10, che le vale la prima stella da cucirsi sul petto. Proprio ad un passo dal traguardo, domenica 20 aprile 1958 i bianconeri scendono allo stadio “della Liberazione” del Vomero per incontrare un forte Napoli, per molti tratti del campionato l'unica squadra capace di tenerle testa. La gara è pirotecnica. Apre le danze Vinicio che dopo soli 4 minuti porta in vantaggio i padroni di casa, ma anche se il vantaggio dura un paio di minuti il Napoli riesce a chiudere il primo tempo in vantaggio 2-1. dopo poco meno di un quarto d'ora del secondo tempo la Juventus raggiunge il 2-2 ed è a quel punto che la partita si accende ancor più, con un finale davvero elettrizzante che incendia il pubblico. Il Napoli ritorna in vantaggio ancora una volta con Vinicio, ormai manca meno di un quarto d'ora ma la sensazione è che non sia finita: la Juventus spinge e all'86° riesce ad agguantare il 3-3 con Montico. Finita? Neanche per idea. Il Napoli vuole la vittoria, sospinto dai suoi tifosi, e la trova a due minuti dal termine con Bertucco che in una mischia furiosa sotto la porta difesa da Mattrel inchioda il risultato sul 4-3 finale. Apoteosi. Il pubblico attende il triplice fischio e gioiosamente prende ad invadere il campo, a portare in trionfo i propri eroi. Meglio, il loro condottiero, il loro generale. Il loro comandante. Achille Lauro è saldamente al comando della società, adorato dalla tifoseria. Il comandante Lauro ha regalato al Napoli fior di campioni, da Jeppson, pagato la cifra record di 105 milioni, al “petisso” Pesaola e al funambolo Vinicio. La folla, festante, solleva letteralmente il comandante Lauro, presidente della società, e gli fa fare il giro del campo: sembra che il Napoli abbia vinto la Coppa dei Campioni, ha solo vinto una partita, ma che partita! Ha battuto i più forti, ha avuto la meglio sulla squadra che da lì a pochi giorni vincerà lo scudetto. E tanto basta per essere felici e per godersi il trionfo.
    Così 60 anni fa: al Napoli lo scontro diretto, alla Juventus lo scudetto.
    E quest'anno come finirà?



    (Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)

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