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  • Acerbi, all'inferno e ritorno: così ho battuto il cancro. Ragazzi, imparate da Zanetti e da Nesta come si ama il calcio

    Acerbi, all'inferno e ritorno: così ho battuto il cancro. Ragazzi, imparate da Zanetti e da Nesta come si ama il calcio

    Francesco Acerbi, 26 anni, difensore del Sassuolo, ha sconfitto per due volte il cancro. Ora è tornato in campo. Com'è riuscito a vincere la sua battaglia?

    "Finalmente ho ricominciato a giocare. E’ stato difficile stare lontano dal gioco, dalla squadra, anche se in realtà non ci siamo mai lasciati; ho sofferto con tutti loro quando i risultati non arrivavano e quando siamo stati vicini alla retrocessione. Ma il Sassuolo è rimasto in A. Nulla è impossibile".

    Anche nel suo caso la forza di volontà è stata importante, almeno quanto lo è stata la vicinanza di persone importanti…
    Certo. I compagni di squadra, gli allenatori, i dottori, la gente. Sono state tutte le persone che ho avuto vicino a darmi una marcia in più, aiutandomi a trovare la forza per sorridere e ad andare avanti con più serenità: ora il mio ringraziamento va a tutti loro.

    Come cambia il senso della vita quando si scopre la malattia?
    Il carattere rimane uguale, cambia il modo nel quale si vedono le cose, il modo di affrontare la vita. Nel mio caso, si è fatta sempre più strada dentro di me la voglia di dare tutto quello che ho in campo, di fare una vita regolare al cento per cento e di non avere rimpianti, mai.

    Ed ora che è tornato, che cosa spera per sé e per i compagni?
    Per quanto riguarda me, innanzitutto di trascorrere un anno molto più tranquillo rispetto all’anno scorso e sicuramente sarà così, poi voglio concentrarmi e dare tutto per il Sassuolo. Voglio dimostrare a tutti che ci sono ancora.


    Qual è stata la sua emozione più bella in campo?
    Certamente il gol più significativo è stato quello segnato durante Chievo-Siena, la mia prima ed unica rete in Serie A fino ad ora, che ho voluto dedicare a mio padre.


    Quale campionato ci attende a ventinove giorni dal fischio d’inizio degli anticipi?
    Molte sono le squadre che si sono rinforzate, ma, a lottare per il titolo, ci saranno sempre le stesse, anche se credo Juve sarà un po’ diversa, visto il cambio di allenatore. Allegri è in gamba e di sicuro è un ottimo lavoratore, però, fare quello che ha fatto Conte, o addirittura migliorare il suo risultato, sarà veramente difficile.

    E del Mondiale, che cosa mi può dice?
    Di certo è stato un campionato finito troppo presto per noi. Mi è dispiaciuto molto ovviamente per il risultato perché la squadra c’era e c’è. Poi, come sempre dopo una sconfitta di questo calibro, si perde di vista il campo e ci si concentra su Balotelli in spiaggia o altre cose che poco hanno a che vedere con il calcio giocato. Ora non ci resta che ripartire dagli Europei.

    Qual è il modello al quale i ragazzini che sognano di diventare calciatori dovrebbero ispirarsi?
    Non credo ci sia un modello che vada bene per tutti, dipende molto dalle aspirazioni di ognuno di noi. Sicuramente sono molti i giocatori di sani principi che, con il loro gioco e con la loro passione, sono stati capaci di trasmettere tanto amore per questo sport: penso a Zanetti e a Nesta per esempio.

    C’è una domanda che nessuno le ha mai posto alla quale invece avrebbe voluto rispondere?
    Nessuno mi ha mai chiesto che cosa mi aspetti ora dalla vita. Mi aspetto la felicità, quella vera. E, se mi chiede se sono felice, le rispondo: finalmente sì.

    Barbara Pedrotti

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