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  • All-in Napoli in Champions per soldi e prestigio: l'Europa League è un peso

    All-in Napoli in Champions per soldi e prestigio: l'Europa League è un peso

    • Giancarlo Padovan
    Non ho mai creduto che - consciamente o meno - il Napoli, tra scudetto e Champions, avesse già scelto. Dopo il 3-0 allo Shakhtar tutti siamo certi che non lo farà. Correre per la prima classe d’Europa e contemporaneamente per il titolo nazionale, non solo è possibile, ma anche vantaggioso. Lo è dal punto di vista economico per i club che superano la fase a gironi. Lo è dal punto di vista tecnico per chi riprende a marzo con gli ottavi di finale.

    Ammettiamo (come si spera) che nella prossima e ultima giornata di coppa, il Napoli vinca in casa del Feyenoord e il City - anche se già qualificato - vada a fare bottino pieno (sarebbero sei gare su sei) in Ucraina. A quel punto De Laurentiis e Sarri avrebbero salvato sia la borsa che il prestigio e, di norma, dovrebbero affrontare la prima classificata di un altro gruppo (l’anno scorso fu il Real Madrid) dalla quale essere estromessi non sarebbe un disonore.

    Se, invece, disgraziatamente il Napoli non passasse, sarebbe costretto ad affronatre un’Europa League più lunga (si riparte dai sedicesimi) con l’aggravante di disputare le partite il giovedì. Esattamente ciò che Sarri e anche i giocatori non vogliono. Tutto questo ho pensato mentre assistevo al meraviglioso secondo tempo con cui il Napoli ha travolto lo Shakhtar, riprendendo il filo di un gioco razionale e spettacolare al tempo stesso, del tutto dimenticato nel primo tempo.

    Anzi, con un po’ di immaginazione, sono arrivato a pensare che Sarri abbia risvegliato, all’intervallo, la sua squadra dal torpore che la opprimeva, rammentando a tutti come uscire dalla Champions, e per di più senza giocare da Napoli, potesse nuocere gravemente all’immagine e all’autostima.

    Il primo tempo, infatti, non è stato bello e a giocare meglio, oltre ad avere più occasioni pericolose, è stato lo Shakhtar. Diawara - sostituto di Jorginho per turnover - non solo portava troppo la palla, ma spesso la perdeva. Come in apertura (10’), quando Fred gliel’ha strappata dai piedi e ha trovato un corridoio a beneficio di Taison, il quale troppo frettolosamente ha tirato sull’esterno della rete. Poi è stato Reina a deviare una conclusione insidiosa di Marlos. Il Napoli - lento nel far girare la palla e sincopato negli smarcamenti - si è visto solo con la solita giocata di Insigne - il tiro a giro - deviato plasticamente da Pyatov. Poco, pochissimo. Così da farmi pensare che la non brillante vittoria sul Milan fosse la spia di un calo di condizione o, peggio, di rendimento. Mi sbagliavo.

    Il Napoli nella ripresa è tornato a essere quello pressante e aggressivo (quando non ha palla) che conoscevamo. Se prima si schiacciava all’indietro - timido e pauroso allo stesso tempo -, adesso accorciava in avanti, spinto da una forza per nulla misteriosa: gli insegnamenti di Sarri. E’ vero che il gol di Insigne - conclusione di destro all’incrocio dei pali, dopo conversione da sinistra al centro - ha scosso anche il più scettico dei (pochi) tifosi. E’ altrettanto vero, però, che la spinta, la velocità di esecuzione nei passaggi, l’occupazione degli spazi e la palla toccata al massimo due volte, avevano avviato l’inversione di tendenza. Così lo Shakhtar, una squadra tecnica anche perché infarcita di brasiliani, è stata costretta a fare quello che le riesce peggio: correre all’indietro e naturalmente senza la palla.

    Sarri - cui l’1-0 teoricamente bastava - ha tolto Insigne per inserire Allan, spostando Zielinski a sinistra, al posto di Lorenzo. Azzardo? Copertura? Né l’uno, né l’altra. Sia perché il polacco è un calciatore duttile, sia perché da quella parte lo Shakhtar ha sbandato. Prima Butko, ignorando la presenza di Mertens ha passato al portiere, anticipato dal belga, che ha servito Zielinski (gol mancato a porta vuota). Poi il Napoli, che ormai spadroneggiava, ha rifinito un traingolo Zielinski-Mertens-Zielinski chiuso da un gol didascalico. Era l’81esimo e, due minuti dopo, il Napoli ha fatto il terzo con Mertens (testa) su azione da angolo (sponda di Albiol).

    Partita e squadra trasformate dal gioco. In Olanda si va per vincere, convinti che il City faccia lo stesso in Ucraina.

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