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  • Atalantamania: i conti sono in rosso, Hi-guain alla porta

    Atalantamania: i conti sono in rosso, Hi-guain alla porta

    • Marina Belotti
    L’Atalanta non si scansa, è vero, ma scende in campo col cruscotto che segnala riserva. Il tempo per fare benzina è quello che è, e anche con quattro punte in avanti il gol non arriva. “Non sono queste le partite da vincere”, sentenzia il Gasp. Ma è davvero colpa delle riserve?
     
    RI-SERVONO- Il turnover, a conti fatti, non è stata una scelta sbagliata. L’Atalanta non può permettersi di perdere, ma nemmeno di pareggiare, le prossime partite contro Verona, Udinese e Samp e chi sfigura contro la Juve non è tra i nuovi arrivati. Haas è un jolly-man, alza il baricentro sulla trequarti, punta le sfere verso Cristante e, nel contempo, infastidisce Lichtsteiner. Palomino fa il lavoro sporco e i palloni che salva con la testa e la rotula valgono più del 2-0 finale. Gosens ci mette del suo, ma spesso non viene calcolato dai compagni che non lo servono, rendendo sempre più impalpabile la sua presenza in campo. Infine, Mancini. Spaventatissimo quando all’inizio tocca in area Dybala (il ricordo del rigore che condannò la Dea in Coppa è ancora nitido), non resiste su Chiellini e Higuain. Anzi, resiste per 79’, poi l’inesperienza paga, ma anche questo servirà per farne tesoro. Così come le riserve, lo dice il nome stesso, servono all’Atalanta, che ha fatto rifiatare Spina & Co. per fare male alle dirette avversarie. La Juventus no, lei è di un altro pianeta.
     
    GASPERANZOSO- L’Europa è a due passi, anzi, tre. I conti sono in rosso perché c’è ancora un segno meno davanti ai punti che separano la Dea dal settimo posto: il recupero di aprile contro la Samp, si giocherà il tre, neanche a dirlo, si fa attendere come la partita della vita. Un regalo di Pasqua che la Dea deve scartare in ritardo. Ma c’è un però: prima del save the date la squadra orobica non può mai sbagliare, o si eliminerà da sola. A partire da Gasperini che non darà più per scontato, alla vigilia di una partita, i gol degli avversari, che schiererà solo titolari in forma, Papu compreso, e che non firmerà prima per un pareggio. “Almeno è finita e con la Juve ce la siamo buttata alle spalle”, dice, ma a un certo punto, in campo, è una bottiglietta a essere buttata: perché anche se non lo dice, il Gasp ci crede sempre e, come la sua Atalanta, lotta contro le grandi.
     
    PUNTATA- Se 'la dura legge del gol' ha gelato una Dea troppo scoperta in contropiede, il problema punte in attacco resta dietro l’angolo. Piovono infatti i corner che l’Atalanta si conquista grazie alle magie di Ilicic, che guida l’attacco e getta nella mischia palle-gol. Ma se vuole davvero l’Europa, la squadra bergamasca non può restare all’angolo con le mani in mano (e non era tocco di mano quello di Ilicic che avrebbe forse riaperto il match…). Gomez non tira più o, quando lo fa, sembra indeciso fino all’ultimo se crossare o inquadrare la porta: quel che ne esce non è né carne né pesce, ma una macedonia confusa. La Dea deve ritrovare la capacità di provare il tiro, di non scansarsi di fronte alla porta, ma puntarla senza perdere la scarpetta. Domenica affronterà proprio una Cenerentola: occhio ai rintocchi di mezzanotte, rischiano di trasformare l’Europa di cristallo in una zucca vuota.

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