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  • Baggio, Tuttosport e le botte con la Juve
Baggio, Tuttosport e le botte con la Juve

Baggio, Tuttosport e le botte con la Juve

  • Bernardo Brovarone
In quel periodo storico della mia vita ero giornalista, lavoravo da poco alla redazione di Tuttosport a Firenze in via Marconi angolo viale dei Mille, capo redattore Alessandro Bocci, Sandro Bartoli, Niccolo’ Ceccarini e il sottoscritto i tre collaboratori. Avevo le idee molto chiare su ciò che volevo fare, per me il giornalismo sarebbe stato un passaggio di comodo e di formazione, il veicolo che mi potesse permettere di legarmi in futuro al carrozzone calcio, non avevo passato da calciatore, non avevo nessuna traccia lasciata sul mio cammino che potesse permettermi di essere notato, considerato, interpellato. Dovevo crearmi da solo, ed era un’opera non certamente semplice e banale, avevo già un lavoro, se così posso permettermi di definirlo, nel senso che facevo finta di fare qualcosa in ufficio con mio padre e i miei fratelli, ma il campo delle assicurazioni mi creava nausea e rifiuto a priori. Non avevo proprio voglia di impararlo quel mestiere, mi avrebbe e mi ha pure comportato per qualche anno vantaggi non proprio trascurabili anzi, ma la mia testa era altrove, in generale mi viene da dire oggi, ma pure e soprattutto in ambito professionale.

Avevo certamente delle conoscenze, pure importanti, che potevo in qualche modo sfruttare, e le ho pure sfruttate per iniziare il mio percorso di giornalista, in primis con la Gazzetta di Firenze, da molti conosciuta come La Città, un giornale fiorentino con cui e per cui collaboravo per la parte sportiva. Ma quando mi si presentò la possibilità di andare a Tuttosport non me la feci sfuggire, benché le basi personali professionali e pure disciplinari dovessero ancora necessitare di una lunga opera di crescita e formazione. E proprio all’aspetto disciplinare mi rivolgo scrivendo queste due righe, volendo raccontare un episodio che mi vide coinvolto in prima persona e che ancora oggi mi fa sbellicare dalle risate al solo pensiero.

Era una domenica speciale a Firenze, ma lo era specialissima anche per il nostro giornale, e in parte anche per me. Fiorentina-Juventus, ritorno di Baggio a Firenze dopo il trasferimento shock ai bianconeri, per Tuttosport chiaramente un evento importante, e per il sottoscritto uno spazio inaspettato e molto apprezzato di alcune righe del post gara con gli allenatori i giocatori che avrebbero parlato e eventualmente note di colore varie a margine. Ed e’ proprio qui che mi soffermo. Io la partita andai a vederla in tribuna laterale, confine Fiesole-Tribuna. A un certo punto c’è un calcio d’angolo a favore della Juventus, proprio sotto di noi, Roberto prende la palla in mano e si avvicina alla bandierina camminando. Una persona accanto a me, fra l’altro un amico, un conoscente, un personaggio di una simpatia fuori dal normale, classica esuberanza fiorentina borderline, inizia a offendere Baggio, si alza in piedi e gridando :”Pezzo di m…., Bast….., Sud….”. Inizia a lanciare monetine contro il giocatore. Un signore dietro di noi grida: ”Falla finita, mettiti a sedere coglione, che te lo faccio vedere io a te se non la fai finita”. L’avesse mai detto! Passano pochi secondi e i due iniziano a discutere animatamente, addirittura cercano di azzuffarsi, la gente cerca di separarli e mi tocca intervenire per cercare di placare la situazione. Interviene il demente di turno, il figlio del signore sopra, che inizia a insultare pure me pesantemente, scendendo dai gradoni e lanciandosi contro la mia persona. Ci accapigliammo rotolando sui seggiolini contro altri poveri presenti, a mo’ di lotta greco romana, e furono momenti imbarazzanti e indecenti, ma causati dalla stupidità e dall’aggressività gratuita di questo soggetto fuori controllo.

Arrivò la polizia e ci portò giù sotto le tribune, ci chiese i documenti e poco dopo ci rilasciò, naturalmente senza conseguenze. Le uniche conseguenze per il sottoscritto furono lo strappo praticamente netto di una manica della mia camicia di lino bianca, e il problema di presentarmi in sala stampa in quelle condizioni. L’arrotolai in qualche maniera e provai a fare finta di nulla, riuscendoci pure. Finita la gara andai giu’ in sala interviste per il post partita, eravamo tutti seduti ad ascoltare il protagonista di turno, quando ad un certo punto si sentirono degli spari che arrivavano direzione Bar Marisa, più precisamente dalla Latteria dietro il Marisa, dove si stavano scontrando tifosi viola e polizia, con lanci di bottiglie sassi e sopratutto lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine. Fu bellissimo perché si senti’ il vocione del mio amico Ciccio Rialti che dal niente grido’: “Brovarone, incidenti…vola fuori!”. Essendo il pischellotto di turno toccava a me il compito di andare a coprire la stampa amica su ciò che stava accadendo fuori. Mi trovai schierato dal lato tifosi viola, bella novità mi viene da dire, con cariche continue della polizia, in una rumba di oggetti, transenne che volavano, bottigliate, manganellate, sassate, un delirio. Rischiai pure di prendere qualche botta dai poliziotti, perché mi avvicinavo troppo, con la scusa che ero un giornalista e pensavo di poter fare ciò che volevo, furono momenti di grande tensione.

Però un risvolto positivo in tutto quel casino ci fu, in redazione da noi ci sarebbero stati tutti i capi di Tuttosport che seguivano la Juventus, al tempo ricordo Darwin Pastorin, Vittorio Oreggia e mi sembra Camillo Forte, c’era pure Roberto Colombo, oggi un amico fraterno, granata nel sangue, ma al tempo figlio dell’attuale direttore del giornale torinese è sorta di simpatica mascotte del gruppo vacanza Piemonte. Non sapevo come fare a presentarmi con tutta la camicia strappata, e non solo a quel punto, perché durante gli incidenti avevo trovato il modo e il tempo di sacrificarne ulteriormente altri. Approfittai dell'”incarico” conferitomi da Ciccio per presentarmi in redazione in condizioni impresentabili ma giustificando l’indecenza della mia presenza con la buriana accaduta per le strade. Ero stremato, avrei dovuto godermi il mio post gara per la prima volta, un premio e una gratificazione mica da poco, ne uscì fuori una specie di giornata campale fra accapigliamenti, lotta greco romana, monetine, bottigliate, sassate, manganellate, camicie in pezzi, lacrimogeni ad altezza uomo. Un inferno vero e proprio, che fortunatamente terminò in serata quando mi liberarono dal giornale per rientrare nella mia amata e mai tanto così agognata e desiderata cuccetta di casa. Quando Roberto se ne andò la “mia” piazza Savonarola si trasformò in un campo di battaglia, quando Roberto tornò la mia camicia di lino bianca si trasformò in uno straccio da pavimento. E’ sempre e solo colpa tua Baggino mio…la maglia di Pisa ne è l’ulteriore, ennesima, conferma.
 
 

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