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  • Barton, 'criminale' al capolinea
Barton, 'criminale' al capolinea

Barton, 'criminale' al capolinea

  • Alessandro Cosattini
"È un criminale, Barton è un criminale. E infatti è stato in galera due volte. È uno stupido ed è un criminale (...) Che brutta persona, non dovrebbe mai stare in un campo di Premier League, neanche con un biglietto, Joey Barton”. Queste parole di Massimo Marianella ritraggono alla perfezione il giocatore inglese. Molti lo idolatrano, per altri ancora è un idiota che prima o poi verrà radiato dal mondo del calcio. Sicuramente Joey Barton nato il 2 settembre del 1982 a Huyton, un sobborgo di Liverpool, non è uno stinco di santo. Anzi, è l’esatto opposto.

In carriera ne ha combinate tante, al punto di essere etichettato come un delinquente del calcio. Un giocatore che, seppur con buone qualità sul campo, non è mai stato in grado di gestirsi, né sul rettangolo di gioco né fuori. La prima bravata, infatti, arriva ad una festa di Natale del Manchester City. Barton spense una sigaretta sul viso di un ragazzo della squadra delle giovanili - tale Jamie Tandy -, reo di aver provato a bruciargli la maglietta. I dirigenti dei Citizens gli danno una multa salata (60'000 sterline). Da quel giorno Barton si è fatto conoscere nell’ambiente City soprattutto per i suoi colpi di testa. E non stiamo parlando di quelli sul campo di calcio. L’apice l’ha raggiunto in un allenamento con il compagno Ousmane Dabo. Barton lo atterra con un fallo, Dabo si permette di redarguirlo e Joey lo prende a cazzotti. Viene denunciato e condannato a 4 mesi di carcere (sospesi) e 200 ore di servizi sociali. Il City, stanco dei comportamenti del centrocampista, lo vende al Newcastle. 

Con i Magpies inizia tutto alla grande, sul campo e fuori, finché nel 2007 all'esterno di un pub di Liverpool si rende protagonista di una scazzottata. Stende un uomo a pugni e viene denunciato. Questa volta è costretto a trascorrere 77 giorni in carcere. Il Newcastle lo cede al QPR, dove si rende protagonista di un episodio che gli costa una squalifica di 12 giornate. Questa volta sul campo, contro il suo vecchio club, il Manchester City. Barton rifila un pugno a Carlos Tevez e l’arbitro lo espelle. Il QPR lo spedisce in Francia, a Marsiglia, dove vive una stagione entusiasmante. Trascorso il prestito annuale, torna nel suo club e aiuta la squadra a risalire in Premier League dopo la retrocessione in Championship. Il breve trascorso al Burnley di un anno, culminato con la promozione nel massimo campionato inglese, e poi Barton decide di trasferirsi in Scozia, al Glasgow Rangers. 

In tanti credevano che all’età di 34 anni Barton avesse messo la testa a posto. Legge molto, studia filosofia da qualche anno, ma l’indole è rimasta. Chiedere ai dirigenti del club scozzese se non è così. Dopo la sconfitta per 5-1 nel derby contro il Celtic, Barton ha avuto una discussione accesa con un paio di compagni di squadra e con l’allenatore Mark Warburton, che lo ha allontanato dall’allenamento. Barton non ha apprezzato il gesto e ha reagito in modo furente: "Lo scorso anno giocavate in un campionato di me**a contro squadre di me**a”. Parole che la squadra non gradisce. Dopo questo episodio Barton non si è più presentato al centro sportivo ma su Twitter, a sorpresa, ha fatto un passo indietro. Ha ammesso di aver esagerato con i toni, si è scusato e ha ribadito che l'unica cosa che gli interessa veramente è che la sua squadra vinca, nient'altro. La palla ora è nelle mani del club che, però, sta pensando di licenziare il giocatore per il comportamento. Un altro, nuovo, episodio della travagliata carriera di Joey Barton. 
 

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