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  • Bonucci il 'traditore' contro la sua Juve: torna la bandiera che ha scelto il Milan

    Bonucci il 'traditore' contro la sua Juve: torna la bandiera che ha scelto il Milan

    • Fernando Pernambuco
    Quello di Leonardo Bonucci, sabato all’Allianz Stadium, non sarà il semplice ritorno di un ex. Sarà, piuttosto, la prima volta di una “bandiera” che approda sui luoghi dei suoi trionfi e rincontra un grande amore.

    Non saranno lo sgabello di Porto o un alterco pubblico col Mister a bordo campo (in casa col Palermo) ad essere ciò che rimane tra il giocatore viterbese e la Juve.

    Leader in campo, considerato da chi se ne intende (Guardiola) uno dei migliori calciatori di sempre, Bonucci non è mai stato un tipo tranquillo, che percorre la sua strada in modo lineare, che non si distrae, che abbozza e ritorna sull’ argomento a bocce ferme. Non un sabaudo, insomma - per quanto di Fiesole - come Barzagli e nemmeno uno clonato alla Juventus come Marchisio. Non uno che ha visto e affrontato il purgatorio della B , come Buffon e Chiellini. Ma uno dei pochi,  considerando i suoi ex compagni dell’attuale formazione torinese, che ha vinto 6 scudetti e svariate coppe, che ha saputo diventare un punto di riferimento per compagni, tifosi e addetti ai lavori, passando per non poche controversie, dettate anche dal suo carattere.

    Idolatrato dai sostenitori bianconeri, era odiato dagli altri perché considerato sbruffone, sopra le righe e fanaticamente legato alla sua squadra. Tweet irridenti, rincorse infuriate verso gli arbitri, incitamenti di riscossa da condottiero, il tutto condito da uno stile difficilmente eguagliabile. Paragonato a Beckenebauer, per la capacità di gioco a testa alta, l’uscita danzante dall’ area, i lanci di 60 metri, Bonucci, proprio al suo esordio in bianconero, fu protagonista delle famose “bonucciate”, interventi platealmente sballati con la palla vigorosamente scagliata là dove non avrebbe mai dovuto arrivare. Guasconate tecnico-atletiche, dettate anche da un’eccessiva considerazione di sé, che, nel campionato 2010-2011 (Juve settima) fecero storcere il naso a molti. 

    Ingessato nel 4-4-2 di Del Neri venne liberato da Conte col 3-5-2, modulo che per lui è stato quasi una seconda pelle e nel quale ha eccelso. Il suo scontro con Allegri, non avvenne tra due persone, ma tra due orgogli. Due modi diversi d’intendere e vivere l’orgoglio: sfrontato e ancora giovanile quello del calciatore, più freddo e calcolato quello dell’ allenatore.

    Il divorzio colse tutti di sorpresa e costò a entrambi: società e giocatore. All’ inizio molti tifosi se la presero con Allegri, altri diedero a Bonucci, come spesso tristemente succede, del traditore e del mercenario, ma molti ci restarono male.  Grazie al pessimo esordio al Milan, una squadra in gran parte nuova che non trovava l’amalgama, l’odio o il rimpianto si trasformarono in sfottò, che non toccarono il giocatore più di tanto. 

    A causa di una squalifica, evitò la prima partita contro la Juve (in casa) nel momento più difficile, che lo vedeva invischiato in un’involuzione tattico atletica personale, dettata anche da un ego che gli fece presumere da subito, con un misto di presunzione e generosità,  di potere prendere per mano una squadra, invece, ancora immatura.

    Bonucci non ha mai nascosto la propria riconoscenza per la squadra che lo ha reso un protagonista, ma quelle accuse di tradimento, benché infantili e risibili, lo hanno ferito, anche se a Torino saranno abbracci con Buffon, Chiellini, Barzagli (la vecchia BBC) e sorrisi con Allegri, nel segno dell’ emozione. Un po’ perché è così che deve andare tra professionisti, un po’ perché tornare da stranieri in quella che è stata la tua patria, non può non toccare il cuore.

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