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  • Calcio e turismo: la grande scommessa del Venezia, di Inzaghi e di Tacopina

    Calcio e turismo: la grande scommessa del Venezia, di Inzaghi e di Tacopina

    Sono arrivati in Italia perché c’era la possibilità di fare buoni investimenti. Con il Manchester United non ci avrebbero nemmeno provato, sai quanto costava. Hanno puntato dapprima Roma e Bologna, società con un grande seguito, grande storia, ma che vivevano momenti difficili. Poi sono arrivati a Venezia, e infine a Reggio Emilia. Non faccio distinguo perché è più o meno lo stesso fenomeno, cambiano solo le competenze e le facce. Vabbe’, pure le categorie.
     
     Di tutti questi personaggi però - gente dell’altro mondo fino a un certo punto, visto che hanno quasi tutti origini italiane - l’unica faccia che ritorna è quella di Joseph “Joe” Tacopina, l’attuale Presidente del Venezia FC. Le ha fatte praticamente tutte, l’avvocato newyorkese. Indirettamente c’entra pure con la Reggiana, se è vero che Mike Piazza, il nuovo proprietario del club emiliano lo ha ringraziato in questo modo sul New York Post: “He’s been very supportive”, è stato davvero d’aiuto. Si aiutano, capito? Oppure rompono, si dimettono con buonuscita, in cerca di altri lidi. O lagune.
     
    Questa, in particolare, è la strana storia di Tacopina, il quale, finita l’esperienza di vicepresidente della Roma nel 2014, dopo aver riportato in A il Bologna e averne quadruplicato la valutazione in un solo anno da presidente, si è dimesso il 20 settembre 2015, in rotta con Saputo, e s’è preso il rischio più grosso della sua vita: comprare il Venezia fallito per la terza volta in dieci anni, e caduto nuovamente in Serie D. Da Roma caput mundi alla “città più bella del mondo” (come adesso la chiama lui) passando per la grassa, graduale discesa ad inferos, con un ossessivo denominatore comune, il turismo: “Soccer and tourism: that’s my model” ha affermato. “Prendete il Chelsea. Il 28-35% del pubblico nelle loro partite sono turisti”. E’ chiaro dunque quale sia il riferimento: la Premier League. Dei presidenti italiani, infatti, dice che sono degli uomini d’affari fantastici nei loro rispettivi ambiti, ma che perdono il cervello quando si occupano del club. Altrettanto chiaro è quale sia il suo scopo: portare più gente possibile allo stadio.
     
    Il Pierluigi Penzo di Sant’Elena è un patrimonio storico molto pittoresco; dalla tribuna, o ancor meglio da dietro le vetrate dell’area Hospitality, si vede la laguna. Ma se oggi contiene solo 7450 posti, dove va a finire tutto quel discorso sul turismo e della gente allo stadio? Calma, il progetto per un impianto da 22000/25000 posti è già nell’aria, e verrebbe realizzato nell’area di Tessera vicino all’aeroporto Marco Polo, sulla terraferma. Ai tifosi che temono l’usa e getta, di trovarsi di fronte uno Zamparini in salsa americana, assicura di avere il sostegno dell’attuale sindaco di Venezia, quel Luigi Brugnaro proprietario della squadra di basket Reyer VeneziaMestre a cui si sente affine: non viene dalla politica, dalla burocrazia, “I am speaking his language”, parliamo la stessa lingua. Due che vogliono fare. Brugnaro sa che senza il progetto dello stadio, non c’è nessun progetto, l’avvocato gliel’ha spiegato chiaramente. Lui, Tacopina, che nel 2015 si era presentato a Venezia così: “Non sono venuto qui come costruttore di stadi, però..”. E ora che la sua squadra è già salita di categoria, dalla D alla Lega Pro, e sta facendo un campionato di vertice anche quest’anno, quel “però” diventa sempre più grande. Da bravo oratore aveva posposto l’obiettivo vero, allora, battendo il chiodo sui risultati sportivi. Ma la verità è che sono argomenti interdipendenti, i successi e lo stadio, o meglio, step successivi di un unico business plan che gradualmente svelerà ai tifosi.
     
    In tre anni vuole riportare il Venezia in A. Per farlo, già dall’anno scorso ha messo tutto nelle mani del ds Giorgio Perinetti. A un dirigente abituato a lavorare per Roma, Napoli, Palermo, Juventus, Bari e Siena è toccata la scommessa di allestire una rosa adatta a vincere la Serie D. Riuscirci al primo colpo, era altamente probabile ma non scontato. Una buona intuizione Perinetti l’ha avuta chiamando in laguna una colonia di calciatori cresciuti nelle giovanili del Palermo: un portiere, D’Alessandro, un difensore, Ferrante, due centrocampisti, Cangemi e Acquadro (l’unico dei cinque rimasto anche in Lega Pro), e soprattutto l’attaccante Paolo Carbonaro, autore di 12 gol. A un organico ricco di giovani ha poi aggiunto uomini di esperienza come Paulo Vitor Barreto (ex Bari Torino e Udinese) e il miglior marcatore del Venezia 2015/2016 con 13 gol, nonché il capitano della promozione, Matteo Serafini (ex Empoli e Vicenza).
     
     A Venezia, l’anno scorso, erano però già arrivati altri due giocatori dalla Serie B, che sarebbero stati riconfermati poi questa estate: l’esterno Gianni Fabiano dalla Pro Vercelli e il difensore Marco Modolo dal Carpi. Quest’ultimo, pur essendo un difensore, nella stagione in corso ha già segnato 3 gol, ed è secondo al solo Geijo che ne ha siglati 4. L’attaccante spagnolo proveniente dal Brescia (11 gol in 36 presenze) è la punta di diamante di questo Venezia.
     
     
    Naturalmente, per affrontare le acque insidiose della Lega Pro, la squadra a inizio anno ha subito una significativa rivoluzione. Intanto al posto di mister Favarin è arrivato un certo Pippo Inzaghi,  giusto per dare un’impressione maggiore di “ma noi con la Lega Pro cosa c’entriamo?”. Non soddisfatto del tasso di esperienza raggiunto in spogliatoio, Perinetti ha chiamato Domizzi, ex difensore dell’Udinese, un altro che di A ne ha vista poca. Lui però gioca ancora, dirige dal campo, e se volete questa potrebbe essere la ragione per cui il Venezia ha la miglior difesa del Girone B (soli 9 gol subiti in 14 partite). Quindi sono arrivati i terzini Garofalo (dal Novara) e Baldanzeddu (dal Latina) e i centrocampisti Pederzoli dal Pordenone, il regista scuola Juve voluto da Inzaghi, e Bentivoglio dal Modena. Ancora dalla B sono piovuti gli attaccanti Marsura (Brescia) e Moreo (Entella). Il primo è un talento cristallino classe 94, incontenibile e devastante per la categoria. Insomma, stiamo parlando di una squadra che potrebbe tranquillamente affrontare la B, dato che la maggior parte dei suoi componenti ha deciso di “scendere”in Lega Pro persuasa dal progetto a lungo termine. Una squadra che secondo i dettami di Inzaghi è chiamata ad imporre il proprio gioco sempre e comunque, e che non può non fare la partita. Infatti finora il Venezia ha perso una sola gara, in trasferta a Pordenone, e per causa di un errore del portiere. Negli altri scontri diretti invece ha pareggiato contro la Reggiana di Piazza, la Sambenedettese e il Bassano, mentre ha vinto col Parma al Tardini e a Salò contro la Feralpi. Vincere e divertire il pubblico, Inzaghi vuole questo. Magari non giocando il Tiki-Taka perché si è pur sempre in Lega Pro, ma il Tiki-Tacopina, quello sì, è garantito.
     
    Stasera, il Padova che la settimana scorsa ha fatto saltare il modello Parma è atteso al Penzo per un derby sentitissimo. Per riattizzare una polemica d’inizio anno tra le due squadre venete a seguito della presentazione del Venezia, vi cito la frase imputata, pronunciata al tramonto, a bordo di una chiatta, dall’ avvocato Tacopina nel suo schietto latinorum: “We’ll kick Padova’s ass!”.  
     

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