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  • Cannavaro, l'eroe Nazionale del 2006 col gusto per il 'tradimento'

    Cannavaro, l'eroe Nazionale del 2006 col gusto per il 'tradimento'

    • Antonio Martines
    Kaaannavaro! Amava dire il suo omonimo Fabio Caressa ai Mondiali del 2006. Una sorta di vero e proprio mantra che in quella calda estate di ormai quasi dodici anni fa rimase impresso per sempre nella testa di adulti e piccini e che ci portò un gran bene visto che poi vincemmo la nostra quarta Coppa del mondo e Fabio Cannavaro addirittura il Pallone d'oro. Kaaannavaro quindi conquistò per sempre una sua immortalità in maglia azzurra, arrivando ai cuori di tutti i tifosi italiani. Gli stessi tifosi che però una volta messo da parte il tricolore non lo hanno mai amato con la stessa passione quando giocava nelle varie squadre di club in cui ha militato.

    I primi furono quelli del Napoli, che videro in lui un degno erede di Ciro Ferrara, ma quello era un Napoli crepuscolare che si era appena lasciato alle spalle i fasti della grandeur Maradoniana, e quando ci fu il trasferimento a Parma, non la presero affatto bene, dimenticandosi di lui in fretta. Poi ci fu la lunga parentesi emiliana, ricca di soddisfazioni dal punto di vista sportivo visto che con i ducali Fabio conquistò la bellezza di ben 4 trofei: 2 Coppe Italia, una Supercoppa Italiana, una Coppa Uefa e addirittura si trovò a sfiorare per ben due volte lo scudetto contro la Juve di Lippi, che in quegli anni imperversava sia in Italia che all'estero; ma soprattutto insieme a Buffon e Thuram componeva una delle difese più forti a livello mondiale, una difesa che si sarebbe ricomposta di li a pochi anni nella seconda Juve di Lippi. A Parma amarono alla follia quella squadra piena di splendidi talenti, ma non si innamorarono mai veramente di nessuno di loro, men che meno di Cannavaro, forse anche a causa di quello strano e ambiguo video girato nell'Hotel Marriott di Mosca la sera prima della finale di Coppa Uefa contro il Marsiglia.

    Decise quindi di accettare la corte dell'Inter, reduce dalla catastrofe sportiva del 5 maggio 2002 e che in lui vedeva un possibile pilastro su cui ricostruire la difesa. I nerazzurri lo strapparono all'ambiziosa Roma di Franco Sensi, ma soprattutto alle grinfie del Milan che in quella stessa stagione aveva già messo a segno il colpaccio Nesta. Ma a differenza dell'ex laziale, che con il Milan ebbe un matrimonio lungo e ricco di successi, lui in nerazzurro restò solo due anni, un periodo in cui le sue prestazioni furono sempre al di sotto delle aspettative, complice una forma fisica mai al top e un ambiente che era ancora sotto choc per la mazzata del 5 maggio e il successivo clamoroso addio di Ronaldo, che nel frattempo si era trasferito al Real Madrid. Quando alla fine della seconda stagione ci fu il suo passaggio alla Juve, i tifosi non la presero affatto bene. Era fin troppo evidente che lo scambio con Carini era potenzialmente tutto a vantaggio dei bianconeri sul piatto della bilancia tecnica e il ruolo di ispiratore di Moggi nelle pressioni esercitate nei confronti del club nerazzurro ai grandi rivali ha fatto il resto.

    E infatti non si sbagliarono, Fabio si inserì subito nei meccanismi della seconda Juve di Lippi e divenne ben presto un beniamino della tifoseria bianconera, ricostituendo soprattutto insieme a Buffon e Thuram la vecchia difesa del Parma degli anni '90, una difesa che senza ombra di dubbio poteva essere considerata la più forte a livello mondiale in quell'inizio di terzo millennio. Cannavaro a Torino aveva trovato la sua dimensione tecnica ideale, e la sua permanenza in quella Juve potente e ambiziosa sembrava lunga e promettente, visto che in quegli anni il club bianconero era sul podio dei più ricchi al mondo (insieme a Real e Man.Utd) dato che nel 2005 aveva stilato un contratto faraonico con la Tamoil di Gheddafi. Ma il più baro e cinico dei destini era alle porte, il 2006 infatti fu l'anno spartiacque per tutto il calcio italiano e la Juve in particolare. Un anno in cui capitò di tutto, da Calciopoli al Mondiale, passando per la prima clamorosa retrocessione della Juve in Serie B. E cosi quando arrivò l'offerta del Real, questa parve un'irrinunciabile via di fuga per un fresco campione del mondo che aveva vinto oltretutto da protagonista un Mondiale insperato e che soprattutto non aveva nelle vene quello stesso DNA bianconero che consenti a gente come Del Piero e Buffon di sacrificarsi nella serie cadetta nella veste di campioni del mondo. Uno "sgarbo" di cui i tifosi bianconeri non si sarebbero dimenticati in occasione del ritorno del centrale napoletano nella stagione 2009/2010, un'annata piena di difficoltà per la Juve e per Cannavaro.

     Il 2006 fu soprattutto l'anno in cui Cannavaro toccò l'apice della sua carriera, perché da li in poi non si rivide mai più lo stesso eroico baluardo difensivo che aveva fatto le fortune dell'Italia. Di Cannavaro quindi conserveremo per sempre quell'istantanea di lui che solleva la coppa del mondo svettante da solo su tutto il resto degli azzurri. Una foto emblematica dopo tutto, perché racconta in modo perfetto ed inequivocabile il destino di un giocatore baciato dal talento,dalla gloria e dalla fortuna, ma non dall'affetto vero dei tifosi. Da quel punto di vista infatti, sono stati amati molto di più, quelli che lo tengono in braccio da sotto, facendolo apparire come un gigante.

    @Dragomironero

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