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  • Ce l'ho con... Milan come il Parma di Manenti. Anche noi dobbiamo scusarci
Ce l'ho con... Milan come il Parma di Manenti. Anche noi dobbiamo scusarci

Ce l'ho con... Milan come il Parma di Manenti. Anche noi dobbiamo scusarci

  • Andrea Distaso
Lo confessiamo, anche noi avevamo creduto per un attimo che la svolta in casa Milan fosse vicina come non mai, che dopo 31 anni Silvio Berlusconi passasse la mano per creare le condizioni per un rilancio in grande stile del club rossonero. Avevamo sottovalutato ancora una volta le grandi doti di affabulatore e prestigiatore di Berlusconi, che si appresta a tenere tutti per sè (o meglio per Fininvest) i 200 milioni di caparra e archiviare una volta per tutte la triste parentesi della trattativa più incredibile che si ricordi nella storia del calcio, forse al pari delle vicissitudini del Parma post Ghirardi col punto più basso toccato col faccendiere Manenti.

Nella ricostruzione di una vicenda che dura da almeno 2 anni allargando il discorso al precedente di mister Bee, anche la nostra categoria ha commesso degli errori e deve recitare il mea culpaSoprattutto nel non essere riusciti a cogliere l'aspetto fondamentale di questa vicenda, ossia l'impossibilità nel trovare oggi un qualsivoglia interlocutore disposto ad andare incontro alla ipervalutazione del Milan data da Berlusconi. Un prezzo dettato da quanto i conti del club di via Aldo Rossi gravino sull'intero bilancio della controllante Fininvest, un fardello che i figli dell'ex premier non sono più disposti a sopportare. 740 milioni di euro, debiti compresi, il valore del Milan, 740 milioni di dubbi che figure come quelle di mister Bee o di Yonghong Li avrebbero dovuto sollevare andando semplicemente un po' più a fondo alla scoperta dei loro trascorsi.

Si è scritto e detto molto anche sui presunti secondi fini di questa operazione condotta da Berlusconi e del forte sospetto di movimenti di denaro al limite della legalità. Non può essere questa la sede per avvalorare questa tesi o supportarla, in assenza di riscontri concreti, ma resta forte la sensazione che certe cose possano verificarsi soltanto in una realtà come quella italiana, dove le autorità preposte al controllo non hanno ancora ritenuto opportuno di dover fare le verifiche del caso. Eppure i contorni dell'intero closing rimangono nebulosi, con gli ultimi rumors dalla Cina sull'integrità morale di Yonghong Li e della sua famiglia che, misteriosamente hanno trovato ampio risalto soltanto ieri, nonostante nel suo Paese certe cose fossero note da tempo.

Attenzione però a non commettere ora l'errore, di far passare il messaggio che, stoppando la trattativa, Berlusconi abbia voluto fare il bene del Milan, scaricando un interlocutore rivelatosi poco credibile e serio alla prova dei fatti. Il patron rossonero è il principale responsabile dell'impoverimento economico e tecnico di una società che ha perso in campo e anche sul mercato il suo storico appeal. Individuare un compratore che garantisse un futuro ambizioso al Milan non è soltanto un suo diritto, vista l'impossibilità di investire come in passato, ma anche un dovere morale nei confronti dei tifosi. Che non saranno azionisti e non contribuiranno alle spese di gestione, ma che non possono essere considerati soltanto meri consumatori chiamati solo a pagare e poi a tacere. Sfuma il closing e cosa resta in coda a questa storia? Lo smarrimento degli appassionati e degli spettatori interessati, anche il nostro, da giornalisti incapaci di cogliere e raccontare tutti gli aspetti di questo brutto affare, che lascia in eredità un Berlusconi più ricco e un Milan sempre più allo sbaraglio.

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