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  • Che fine ha fatto? De la Pena, dal flop alla Lazio al tradimento al Barcellona
Che fine ha fatto? De la Pena, dal flop alla Lazio al tradimento al Barcellona

Che fine ha fatto? De la Pena, dal flop alla Lazio al tradimento al Barcellona

  • Alessandro Di Gioia
Alcuni calciatori nascono sotto una fulgida stella, destinata ad eclissarsi nel corso della loro carriera: è quanto accaduto all'ex centrocampista spagnolo Ivan de la Pena, il protagonista del "Che fine ha fatto?" di oggi.

IL TERZO PIU' PAGATO DOPO MARADONA E RONALDO - Centrocampista spagnolo nato a Santander e cresciuto nelle giovanili del Racing, prima di passare nella cantera del Barcellona, fu il fiore all'occhiello della campagna acquisti del presidente della Lazio Sergio Cragnotti, che nel 1998 se lo accaparrò per 30 miliardi di lire, assicurandogli il faraonico stipendio di sei miliardi, all'epoca il terzo più alto della storia del nostro campionato, dopo quelli di Maradona e Ronaldo. Dotato di una tecnica fuori dal comune e di un piede fatato, era il simbolo del Barcellona post-Cruijff allenatore, e in soli tre anni di carriera da professionista si era già aggiudicato la bellezza di un campionato spagnolo, due Coppe del Re, una Supercoppa di Spagna, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa europea. El pequeño Buda, "il piccolo Buddha", o el pelat, "il calvo", come era soprannominato dai tifosi, fu accolto dai supporter laziali come il Messia. Le cose però purtroppo non andarono come questi speravano.

SPODESTATO DA MANCINI - Sin dall'inizio infatti, l'avventura nella Capitale fu un totale fallimento: arrivato in ritiro palesemente fuori condizione fisica, de la Pena mise assieme la miseria di quattordici presenze totali, senza reti, in una stagione comunque positiva per i biancocelesti, visto che conquistarono la vittoria della Coppa delle Coppe, battendo il Maiorca in finale, e il secondo posto in campionato, dietro al Milan. Eriksson, all'epoca tecnico delle Aquile, perse ben presto la fiducia nello spagnolo, assegnando il ruolo di regista a Roberto Mancini, arretrato rispetto alla consuetudine. Cragnotti, a fine anno, fu costretto a cederlo in prestito al Marsiglia, anche per salvarlo dall'ira funesta dei tifosi. 

LA RINASCITA DOPO IL TRADIMENTO - Fu l'inizio della fine per de la Pena: nemmeno in Francia e l'anno seguente di nuovo a casa, al Barcellona, riuscì ad emergere da una profonda crisi, personale e di gioco. La goccia che fece traboccare il vaso fu la stagione 2000/2001, trascorsa alla Lazio senza scendere mai in campo, situazione che portò de la Pena a maturare la decisione di smettere: fu così che decise di accettare l'ultimo treno, la corte dell'Espanyol, acerrimi rivali del Barcellona. Incredibilmente però lo spagnolo rinacque proprio in seguito al tradimento dei colori blaugrana, tornando ad esprimersi a buoni livelli per nove stagioni, conquistando anche la Nazionale, un'altra Coppa del Re e una finale di Coppa Uefa, e formando una fantastica coppia con l'attaccante Raul Tamudo. 

DE LA PENA OGGI - Una volta appese le scarpette al chiodo, decise di tornare a Roma, chiamato da Luis Enrique come assistente allenatore sulla sponda giallorossa della città: furono il secondo tradimento e il secondo flop nella Capitale per de la Pena, visto che l'incarico sulla panchina della Roma durò appena un mese, prima delle dimissioni per motivi personali. Oggi il Piccolo Buddha continua a lavorare nel mondo del calcio, ma a livelli inferiori rispetto a quei grandi palcoscenici che ha dimostrato, nel corso della sua carriera, di non saper reggere. 

@AleDigio89

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