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  • Che fine ha fatto? Rossini, da killer del Milan dei 'mostri sacri' ai cosmetici

    Che fine ha fatto? Rossini, da killer del Milan dei 'mostri sacri' ai cosmetici

    • Alessandro Di Gioia
    "Dal calcio ai trucchi": si potrebbe sintetizzare così la parabola della carriera di Fausto Rossini, allenatore di calcio ed ex attaccante di tantissime squadre, tra cui Atalanta, Bologna, Sampdoria, Udinese, Catania e Livorno. Ma vediamo come si è sviluppata la sua storia. 

    I COMPLIMENTI DI CAPELLO E CESARE MALDINI - Nato a Grosseto ormai 40 anni fa, venne subito notato dagli scout dell'Atalanta, che lo portarono sin da piccolo in Lombardia, dove crebbe tra il club satellite nerazzurro del Margine Coperta e il centro Bortolotti di Zingonia. Attaccante possente ma dotato di una buona tecnica, impressionò tutti a Bergamo, tanto che di lui il tecnico Emiliano Mondonico disse: "Ne sono sicuro, è lui il bomber del dopo-Vieri. Nel futuro attacco azzurro lo vedrei bene in coppia con Miccoli". Non solo: arrivarono i complimenti anche di Mino Favini, responsabile del settore giovanile orobico, ma soprattutto quelli di Don Fabio Capello, che o sosteneva che non gli mancasse nulla per la Nazionale, e di Cesare Maldini. Il cruccio che attanagliò però tutta la carriera di Rossini è legato agli infortuni: troppo alto, troppo grosso e troppo fragile di caviglie.

    L'"EL DORADO" ATALANTA E LO SGARBO AL MILAN DEI FENOMENI - Campione Primavera con l'Atalanta, dopo l'esordio in Serie A, nel maggio del 1997, venne mandato in prestito al Nizza, nell'allora Ligue 2, per farsi le ossa, prima di tornare in pianta stabile nei bergamaschi. In sei stagioni con i nerazzurri (4 in Serie A e 2 in Serie B), disputa 105 partite in campionato segnando 17 gol, il primo dei quali il 22 febbraio 1998 allo Stadio Rigamonti contro il Brescia, in un sentitissimo derby, pochi giorni prima dell'esordio in Nazionale Under 21. Disputa una grande stagione nel 2000/2001, aiutando i nerazzurri a risalire in Serie A. Il giorno più bello con l'Atalanta è però quello del suo venticinquesimo compleanno, a Milano, San Siro, nella sfida contro il Milan: al 1' minuto di gioco, Paolo Maldini insacca un'autorete alle spalle di Dida, tra il 28’ e il 30’ lui mette la firma su una doppietta storica, che scatena il delirio tra gli ultras nerazzurri. La partita terminò 3-3, ma tutti in Italia si accorsero di quell'attaccante possente, fortissimo di testa ma dalle gambe d'argilla, in grado di giustiziare il Milan dei "mostri sacri": Dida in porta, Maldini e Costacurta in difesa, Ancelotti in panchina.

    TRA BOLOGNA E CATANIA: POCHI GOL, MA... - Alla fine della stagione Rossini si trasferisce al Bologna, che l'anno seguente lo gira in prestito alla Sampdoria: condizionato dagli infortuni, gioca poco e segna ancora meno, anche se sfiora la qualificazione in Champions con la maglia dei blucerchiati. Medesimo destino anche nelle annate a Udine e Catania, anche se con la maglia dei siciliani centra un gol fondamentale per la salvezza, coronato da un'esultanza alla "Silver Surfer". Chiude mestamente la carriera tra Bellinzona e Como, anche in seguito al susseguirsi di diversi infortuni: a 34 anni decide di appendere le scarpette al chiodo.

    ROSSINI OGGI - Ma che fine ha fatto, oggi, Rossini? Rimasto legatissimo a Bergamo, abita ancora nella provincia lombarda, a Stezzano, con la moglie e la figlia. Prima un'esperienza da allenatore, sulla panchina degli Allievi regionali della Trevigliese; poi l'ingresso nel settore dei cosmetici, proprio a fianco della coniuge. Vede spesso alcuni ex compagni, come Diamanti, Sgrò e Carrera, ma ha dedicato la propria vita ad un altro mestiere. Anche se i "trucchi" del pallone li conosce ancora tutti a menadito. 

    @AleDigio89

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