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  • Contro lo Shakhtar la rivincita della rosa: il Napoli ha fatto il suo, nessun processo se dovesse non bastare
Contro lo Shakhtar la rivincita della rosa: il Napoli ha fatto il suo, nessun processo se dovesse non bastare

Contro lo Shakhtar la rivincita della rosa: il Napoli ha fatto il suo, nessun processo se dovesse non bastare

  • Marco Giordano
La fotografia di Napoli-Shakhtar, oltre che nella prodezza di Insigne, perché poi a questi livelli spesso ci vuole il guizzo del campionissimo e di lui ne avevamo già parlato la volta scorsa, è nel tacco con tunnel annesso di Mario Rui ai danni del povero Butko.La classe operaia che si esalta e va in paradiso: il Napoli ha vinto la partita più importante della sua Champions League con 5 cambi in formazione e tenendo la porta inviolata schierando una difesa inedita per tre quarti. La rivincita della rosa, attraverso le prestazioni superlative di quelli che non ti aspetti, o che ti aspetti un po’ meno. Commovente ed eterno Maggio, che correva come un ragazzino, più forte delle difficoltà di giocare sul piede debole Hysaj, Chiriches sempre più un titolare aggiunto (e ci sarebbe ancora mister 25 milioni Maksimovic), ma soprattutto la personalità di Diawara, protagonista di un secondo tempo da urlo, oltre al secondo gol consecutivo di Zielinski, utile anche e forse soprattutto nelle vesti di esterno alto, per dare un po’ di meritato riposo anche all’insostituibile (e ci può stare) Insigne.

VITTORIA NON BANALE - Battere lo Shakhtar ieri sera non era per niente facile: classifica quasi compromessa, clima soporifero allo stadio, della serie se si vince bene, altrimenti sta bene anche così, basta che si resti primi in campionato. Le motivazioni e le energie andavano trovate dentro, contro un avversario insidioso e decisamente più affamato. Per un’ora di gioco forse anche più tonico. Gli uomini di Sarri, e per l’occasione l’elenco va esteso ad almeno 16 persone e non più soltanto ad 11, sono riusciti ad andare oltre. Così come hanno fatto dinanzi a tante difficoltà nell’arco di questo avvio di stagione. Questo non è il Napoli schiacciasassi di inizio anno, i mille e più minuti nelle gambe di tutta la rosa dei titolari pesano inevitabilmente, così come lo stress mentale di chi è condannato a vincere sempre e che magari prima non ne era esattamente abituato, oltre ai due maledetti infortuni di Milik e Ghoulam. Ma la musica non cambia: il Napoli, incidente di Verona a parte, sa sempre e solo vincere ed in un modo o nell’altro, nuotando o galleggiando, supera sempre lo scoglio puntando al prossimo.

MA POTREBBE NON BASTARE - Parliamoci chiaro, la strada per gli ottavi è ancora molto complessa da battere e, per quanti proclami possa fare Guardiola, le motivazioni nella gara di Kharkiv potrebbero fare la differenza: al City non basterebbe non perdere per qualificare il Napoli, dovrebbe imporsi ed andarla a vincere, contro un avversario che si giocherà la partita della vita. Il Napoli però ha fatto il proprio, ribaltando anche il doppio confronto. Certo, aver perso in Ucraina resta un grande rammarico, soprattutto alla luce della superiorità che il Napoli ha dimostrato di avere sugli uomini di Fonseca nella gara del San Paolo, ma in una stagione come questa non c’è tempo di guardarsi indietro e perdersi in rimpianti. Tocca restare lì, sul pezzo, con il piede fisso sull’acceleratore, in campionato e in Champions, in un modo o nell’altro, con i primi 11, o con gli altri 5-6. Se tra due settimane tutto dovesse andare come auspichiamo, il Napoli avrebbe fatto un altro piccolo capolavoro, nonostante in sede di sorteggi il gruppo era parso abbordabile, ma va detto che all’epoca non sapevamo che il Manchester City sarebbe diventato da lì a poco la squadra più forte d’Europa, mentre nella testa avevamo ancora quella altalenante e nevrotica dell’anno scorso che qualche punto al Napoli, nei 180 minuti, avrebbe potuto mollarlo eccome.

NESSUNA APOCALISSE All’epoca della sconfitta in Ucraina, non potevamo accettarlo il discorso della preferenza per il campionato, con tutto un girone da giocare ed una Serie A appena iniziata. Diverso è parlarne oggi, con il Napoli lassù in classifica ormai da tre mesi e con i segnali che arrivano, gli ultimi da Marassi, che lasciano sempre più intendere come l’occasione sia propizia, forse irripetibile, per quanto questo concetto sia limitante ed irrispettoso nei confronti di ciò che ha fatto il Napoli in questi anni. Oggi però possiamo dirlo: se il City batte lo Shakhtar ed il Napoli fa altrettanto col Feyenoord benissimo. Altrimenti il Napoli avrà altre occasioni in futuro per migliorarsi in Europa, dove dopo aver perso dal 2012 due ottavi contro le squadre poi campioni d’Europa (Chelsea e Real Madrid) ed aver salutato la competizione con l’eliminazione ancora record dei 12 punti al primo anno di Benitez, un passaggio a vuoto, in un anno così particolare, non sarebbe una tragedia. La riforma delle quattro squadre italiane dirette in Champions, tanto decantata da Tavecchio negli ultimi giorni della sua agonia, permetterà agli azzurri di giocarsi ancora diverse chance in futuro. L’Inter di Mancini, la Juventus di Conte, il PSG e il City degli sceicchi ci hanno messo degli anni ad affermarsi in Europa, ed avevano prima stracciato i rispettivi campionati. Di un’eliminazione del Napoli, la cui dimensione è un tantino diversa, ed ogni tanto andrebbe ricordato, a maggior ragione se si trattasse di un’eliminazione alla quale gli azzurri si saranno ribellati fino all’ultimo istante con lo stesso onore mostrato finora, i tifosi partenopei che ieri hanno disertato il San Paolo se ne farebbero certamente una ragione. Ci vorrebbe d’altronde un coraggio non indifferente, per quest’anno, a biasimare questa squadra che sa di trovarsi di fronte alla possibilità di scrivere un’immortale pagina di storia. Ce ne vorrebbe ancora di più a fare a questo Napoli un processo, per aver sbagliato una partita a settembre.
 

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