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  • Di Canio: 'Ho urlato per Sky. Pago il mio passato, ma sono cambiato e mi pento per il saluto romano in curva'

    Di Canio: 'Ho urlato per Sky. Pago il mio passato, ma sono cambiato e mi pento per il saluto romano in curva'

    Paolo Di Canio torna sulla vicenda che lo ha visto protagonista nei mesi scorsi quando, a causa del tatuaggio con la scritta 'Dux', ha dovuto lasciare il suo posto di opinionista in tv a Sky. L'ex capitano della Lazio ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera: "Non ho fatto nulla, almeno questa volta. A causa di qualcosa ormai lontano nel tempo ho perso un lavoro che facevo con entusiasmo. Ci sono rimasto non male, peggio. Ho urlato. Mi sono sentito un appestato. Avrei voluto reagire d'istinto. C'e' tanta gente che ha ogni diritto a sentirsi ferita dall'esibizione, per quanto non voluta, di quei tatuaggi. E un'azienda importante come Sky ha diritto a non vedersi associata a una simbologia che non condivide. Ma non era stata una mia scelta. E ancora oggi ne pago le conseguenze. Non rinnego le mie idee. E la gente cambia. Io sono cambiato, non da ieri". 

    "Il saluto romano fatto sotto la Curva Nord il 6 gennaio 2005 nel derby contro la Roma? E' la cosa di cui mi più mi pento nella mia carriera. Non avrei mai dovuto farlo. Lo sport deve restare fuori da certe cose. Perché l'ho rifatto a Siena, Livorno e Torino? Per provocare, per rabbia. Era scoppiato il casino, mi tiravano sassi dagli spalti. Sputi, cori con insulti terrificanti ai miei genitori. Le ho detto che sono pentito, non che nella mia vita sono stato un santo. Sono fascista? Preferirei evitare le etichette. Ho sempre spiegato come la penso, non è un mistero. Ma se mi chiede delle leggi razziali, dell'antisemitismo, dell'appoggio al nazismo, quelle sono cose che mi fanno ribrezzo. Ho creduto in una destra sociale, ho seguito le varie svolte da Fiuggi in poi. Non ho mai preso una tessera, sono 17 anni che non voto". 

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