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  • Di Canio torna a parlare: 'Io vittima dell'ipocrisia. Su quel tatuaggio...'
Di Canio torna a parlare: 'Io vittima dell'ipocrisia. Su quel tatuaggio...'

Di Canio torna a parlare: 'Io vittima dell'ipocrisia. Su quel tatuaggio...'

Torna a parlare Paolo Di Canio, ad una decina di giorni dai fatti che hanno portato alla sospensione della sua collaborazione con Sky Sport. L'ex opinionista della tv satellitare ha voluto commentare all'Ansa l'episodio del tatuaggio con la scritta "Dux" mostrata a favore di telecamera che ha poi portato al suo addio e ha sollevato un mare di polemiche.

Ecco le sue parole: "Non posso rimanere in silenzio, dopo aver atteso fino ad oggi che l’azienda si rendesse disponibile a chiarire assieme a me i contorni, semplicissimi, dello spiacevole inconveniente, così che potessi riprendere il mio lavoro come ritengo che fosse sacrosanto; ma niente. A fronte di un invito formale (inoltrato dall'avvocato Gabriele Bordoni), mi è stato comunicato che, almeno per ora, è impensabile che possa rientrare nel palinsesto". 

Sull'episodio in sè: "Quello che più mi indigna è l’ipocrisia di chi ancora finge di scoprire soltanto ora il mio modo di essere e certe mie idee, viceversa arcinote da sempre. Si è trattato di una banale svista da parte di chi ha pubblicato per conto di Sky una mia foto (scattata da un collaboratore dell’emittente, in un momento di pausa, alcune ore prima dell’avvio della diretta), senza notare che la stessa mi mostrava con il bicipite scoperto e con quel tatuaggio visibile. Una semplice disattenzione certamente a me non imputabile, ma che non poteva in alcun caso comportare per me, incolpevole, l’allontanamento dal mio lavoro".

Una situazione di fronte alla quale Di Canio, concludendo, ha chiesto che "intervenisse in fretta un chiarimento pubblico e congiunto al riguardo. Era il modo più giusto e trasparente per spiegare quanto occorso e superare questa incresciosa situazione, rimettendomi al più presto nelle condizioni di lavorare, senza subire ulteriormente un oscuramento che appare all’evidenza ingiusto e mortificante della mia persona".

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