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  • Dopo 20 anni torna il 'derby dell'Enza'. Da Piazza a Barilla è tempo di rivalsa
Dopo 20 anni torna il 'derby dell'Enza'. Da Piazza a Barilla è tempo di rivalsa

Dopo 20 anni torna il 'derby dell'Enza'. Da Piazza a Barilla è tempo di rivalsa

  • Luca Bedogni
Nel ’93 approda al Siracusa in Serie C1, poi mette un piedino in A nel ’94 con la Lazio, infine arriva a Reggio Emilia nel ’95, in Serie B. Potrebbero sembrare tappe qualsiasi di un qualsiasi inizio di carriera, ma se andiamo a guardare bene, l’ascesa al calcio che conta di Leonardo Colucci giocatore fu tutt’altro che ordinaria. In tre anni, in tre luoghi diversi, conobbe Marco Giampaolo, Zdenek Zeman e Carletto Ancelotti. Tre saggi. Il primo era ancora un giocatore, più che altro un compagno di reparto nel centrocampo del Siracusa, gli altri due per ovvie ragioni anagrafiche furono invece i suoi primi grandi maestri, gli allenatori che lo “videro”. Ma se nella Lazio di Zeman collezionò soltanto due presenze, segnando tuttavia un gol importantissimo nell’ultima gara contro il Brescia, è stato proprio con la Reggiana di Ancelotti che Colucci spiccò il volo. Proprio con quella squadra, intendo, che oggi prova a lanciarlo e a consacrarlo come allenatore (adesso capite perché fa il 4-3-3 o il 4-3-1-2 la sua Reggiana?), dopo aver ben figurato nelle giovanili del Bologna, e prima ancora come vice – guarda un po’ chi si rivede - di Giampaolo nel Cesena 2011.

IL DERBY DELL'ENZA - Tra il ventitreenne di allora al servizio di Ancelotti e il quarantatreenne alla guida dei granata di oggi, sono passati vent’anni, quasi gli stessi anni da cui manca il derby dell’Enza: lo scontro tra Reggiana (foto maglia Twitter Reggiana) e Parma (foto maglia Twitter Parma), altrimenti noto come il derby del grana. Occorre precisare però una cosa: Colucci non giocò mai “la Partita”. Dopo aver portato in A la Reggiana nel 1996, se ne andò al Verona, sfuggendo così agli ultimi due incontri tra le squadre emiliane, che si giocarono nella stagione 96/97, ovvero l’ultima A dei granata. Se a questa circostanza singolare unite l’esonero recente di Apolloni sul versante Parma e le conseguenti dimissioni clamorose di Nevio Scala, comprenderete meglio lo scherzetto del destino: nessuno dei protagonisti di allora sarà tra quelli di stasera al Mapei Stadium.
 
IL MAPEI NON E' IL MIRABELLO - Un derby tanto sentito dalle due piazze, eppure così ignoto ai giocatori, agli staff tecnici, ai dirigenti. Tutto ciò, paradossalmente, rende l’atmosfera ancora più elettrica e interessante. Nemmeno lo stadio è più lo stesso. Non si chiama più Giglio, anche se va ricordato che al Giglio si giocò soltanto un derby, a Reggio, cioè l’ultimo, la serata del 16 febbraio del 1997, mentre tutti gli altri vennero disputati al vecchio Mirabello, il vero, autentico antagonista del Tardini. Gli interpreti che si caleranno meglio nella parte, i giocatori che avranno immaginato e assorbito meglio la passione del proprio pubblico senza rimanere schiacciati dalle pressioni, vinceranno, e soltanto dopo, soltanto allora sentiranno.
 
MODELLI DIFFERENTI - Anche le proprietà sono cambiate, eccome se sono cambiate. Sembrano persino offrirsi al grande pubblico come modelli contrapposti, antitetici. Da una parte – e lo abbiamo visto nel primo viaggio che abbiamo fatto - il Parma coi suoi sette imprenditori parmigiani, guidati da Barilla, più un 25% di azionariato popolare, dall’altra l’America e il fuoricampo più spettacolare di Mike Piazza, dal giugno del 2016 il nuovo patron della Reggiana. L’impronta locale del Parma rinato si vende e si è venduta come una sorta di reazione, un’autodifesa nei confronti della globalizzazione. In quel di Reggio Emilia, invece, Piazza, primo proprietario straniero nella storia della Reggiana, sta esemplificando l’approccio “glocal”, ovverosia la sintesi tra “local” e “global”. Che cos’è un tweet inviato da New York con sopra scritto l’hashtag #daicandom (“dai che andiamo!” in dialetto reggiano), se non uno splendido esempio di “glocal”? Questa è forse una delle marce in più dei Tacopina e dei Piazza, che tra l’altro sono amici, rispetto a un Parma ridato sì ai parmigiani, ma che continua tuttavia a comunicare in inglese (lo slogan “we are Parma”, ne è un esempio) come se in realtà non fosse cambiato nulla. Certo, anche sul sito nuovo di pacca della Reggiana si percepiscono leggermente le americanate; basti pensare a quel “Regiaisonfire” che accoglie l’utente. Piccolo retroscena: si dice che Piazza si fosse interessato al Parma prima del fallimento, e che poi virò sulla Reggiana in un secondo momento. Dopo la Mediopadana soffiata, i reggiani si son fatti pure Mike, alla facciaccia dei cugini. Del resto Piazza, in inglese, si dice square, così come ‘teste quadre’ square heads. Ma al di là e al di sopra di queste quisquilie, c’è poi la classifica. E la classifica non mente.
 
SCONTRO PER IL VERTICE - Reggiana (36 punti) e Parma (30 punti) si incontreranno stasera partendo rispettivamente dal terzo e dal settimo posto del Girone B di Lega Pro. I reggiani hanno vinto 11 gare al pari della capolista Venezia e del Pordenone secondo, mentre i crociati soltanto 8. Il numero di sconfitte è invece lo stesso, 4. Reggiani e ducali hanno segnato finora 25 gol per parte, ma il dato su cui riflettere maggiormente sono le 5 reti in meno subite dai granata rispetto ai cugini (15 vs 20). 15 come il Venezia capolista, per intenderci, anche se la miglior difesa del campionato resta quella del Lumezzane a 14. Insieme ai lagunari, la squadra di mister Colucci è la sola a condividere un certo equilibrio tra le due fasi, cosa che per esempio non persegue o non riesce a perseguire il Pordenone del miglior attacco (34 fatti, ma 21 gol subiti).
 
MEGLIO REGGIO? - E lo stato di forma delle due? La Reggiana è l’unica formazione ad aver portato a casa 12 punti nelle ultime 5 partite (4 vittorie e 1 sconfitta, clamorosa, a Forlì). Meglio addirittura di Venezia (10 punti) e Pordenone (11 punti), per non parlare del Parma (solo 5 punti). Per quanto la squadra di Roberto D’Aversa con o senza D’Aversa, l’allenatore subentrato ad Apolloni, si sia rivelata più temibile fuori casa, bisogna dire che la Reggiana sarebbe prima se avesse giocato sempre e soltanto al Mapei. Sarà il tifo, sarà il campo perfetto, ma i granata tra le mura amiche non scherzano proprio (25 dei 36 punti totali).  Tutta da seguire sarà anche la sfida tra i bomber: Calaiò a quota 7 per i crociati, la sorpresa Manconi ferma a 6 per la Reggiana. Altri giocatori da tenere d’occhio e che stanno facendo la fortuna di Colucci sono Guidone (4 gol), il centravanti che al momento non ha fatto rimpiangere le tante assenze per infortunio della prima scelta Marchi, il terzino rumeno Mogos (3 gol), il centrocampista Angiulli (2 gol), sempre in attesa che i vari Cesarini (a segno contro la Feralpisalò mercoledì) Sbaffo e lo stesso Marchi rientrino a pieno regime. A loro spetterebbe il compito di alzare l’asticella.
 
LA RETROCESSIONE DA VENDICARE - Infine, per chi non lo sapesse, è doveroso ricordare che nella storia del Derby del Grana è la Reggiana ad aver vinto più partite, e non il Parma, come si sarebbe portati a pensare tenendo conto soltanto dell’ultimo ventennio. 26 a 24 vittorie in favore delle teste quadre (è così che modenesi e parmigiani chiamano i reggiani). A proposito di modenesi, non passi inosservato il primo derby dell’anno (sì, il Modena è nello stesso girone B di Lega Pro) vinto in trasferta, la quinta di campionato, dai granata, grazie alle reti di Giron (terzino sinistro) e Guidone. Ma il Derby dell’Enza è un’altra cosa, è quello che bisogna vincere. Anche perché a Reggio non si è ancora dimenticata la penalizzazione di 20 punti che nel 1953 costò alla Reggiana la retrocessione in quarta serie. La causa? Fu proprio lo strascico di un derby vinto al Tardini per 2-1. Era il 22 marzo. Nei giorni seguenti, alcuni dirigenti del Parma denunciarono di essere stati avvicinati da Degola, dirigente granata di allora, il quale avrebbe offerto loro 800000 lire per far vincere la Reggiana, invischiata nella corsa per la salvezza. Punita e retrocessa, la rivale di sempre si prese poi molte rivincite nei confronti del Parma. Ora ci sono da giocare altre due partite, quelle che servirebbero ai crociati per colmare lo storico gap. Prima che la storia le separi nuovamente, è tempo di Reggiana-Parma.  
 

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