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  • Dossier Fifagate -2: il suicidio di cui in Italia non parla nessuno
Dossier Fifagate -2: il suicidio di cui in Italia non parla nessuno

Dossier Fifagate -2: il suicidio di cui in Italia non parla nessuno

  • Pippo Russo
A New York è in corso un processo inaugurato a metà novembre. Gli imputati sono gli ex dirigenti della Fifa che controllavano il calcio delle Americhe, e che sono stati disarcionati in seguito allo scandalo esploso col blitz zurighese di maggio 2015, comandato da FBI e magistratura svizzera. Un procedimento giudiziario della massima importanza, dunque, legato a una vicenda che quasi nessuno al mondo può dire di non conoscere. Eppure, chissà come mai, in Italia il tema è snobbato. Una non notizia, a dispetto di uno scandalo che continua a destare vasta attenzione internazionale. Succede persino che avvenga un suicidio connesso alle vicende del procedimento giudiziario, e che però si stenti a trovare una pagina web in lingua italiana in cui si riporta la notizia. Siamo fuori dal calcio mondiale anche per questo, mica solo perché gli svedesi ci hanno sbarrato la strada verso Russia 2018.

Il tragico evento ha avuto come vittima l'avvocato argentino Jorge Delhón. Che la sera fra lunedì 13 e martedì 14 novembre (giusto poche ore dopo "la Partita dell'Apocalisse" giocata al Meazza) si è tolto la vita andando incontro a un treno, sulla linea ferrata che attraversa la periferia di Lanús. Sul fatto che si sia trattato di morte volontaria, i residui dubbi sono stati dissolti dalla testimonianza del macchinista. Che ha raccontato di essersi visto venire incontro quell'uomo in un punto nel quale era ormai impossibile frenare. Gli inquirenti hanno ordinato l'autopsia, per accertarsi che la vittima non fosse sotto l'effetto di alcool o sostanze psicotrope. Un'indiscrezione investigativa parla anche di un quaderno ritrovato vicino al luogo dell'incidente, in cui era scritto un messaggio che però non si sa se attribuire alla vittima.

L'avvocato non era un personaggio qualsiasi. Durante la stagione fase del kirchnerismo era stato pienamente organico alla mappa del potere costruita dall'ex presidente Néstor Kirchner e mantenuto in piedi dalla vedova e successora Cristina Fernández. In questa mappa Delhón ha occupato diversi ruoli importanti. Vicepresidente dell'Ente Tripartito de Obras y Servicios Sanitarios dal 2003 (anno in cui inizia la presidenza di Kirchner), e successivamente inserito nell'ufficio del Capo di Gabinetto presidenziale. Da lì Delhón è stato indirizzato verso l'incarico che lo ha accostato al mondo del calcio, e che ha avviato la catena d'eventi da cui è probabile sia scaturito il suicidio: funzionario del programma Fútbol para Todos. Che dal 2009 al 2017 è stato il costosissimo esperimento di welfare football, voluto dal regime kirchnerista e finanziato con denaro statale, che ha permesso agli argentini di vedere in chiaro e gratis in tv tutte le partite del massimo campionato nazionale. In Futbol para Todos l'avvocato Delhón lavorava a stretto contatto col massimo responsabile del programma, Pablo Paladino, uomo di strettissima osservanza kirchnerista.

Le notizie provenienti dalla Corte Federale di Brooklyn sono state una pressione troppo grande per Jorge Delhón. Che già era stato sfiorato da un altro scandalo, quello che nel 2013 aveva riguardato la Alhec Tours, società finanziaria con sedi in Argentina, Cile e Uruguay che si vide revocare la licenza perché accusata di riciclare denaro attraverso il calcio . Delhón era dato come persona molto vicina al presidente di Alhec, Carlos Rivera . Stavolta però il coinvolgimento nello scandalo è esplicito, e soprattutto non c'è più la rete di protezione del potere kirchnerista. Ma qual è stato il passaggio che ha destabilizzato Delhon al punto tale da portarlo al suicidio? La risposta è nell'udienza del processo newyorchese che di lì a poche ore avebbe accolto la testimonianza di Alejandro Burzaco. Un altro personaggio-chiave del sistema che in Argentina si muove sul confine tra calcio, politica e affari. Classe 1964, ex rugbista, doppio passaporto argentino e italiano, Burzaco è stato per anni il CEO di Torneos y Competencias, società argentina specializzata in organizzazione di eventi e produzione audiovisiva. A partire da questo ruolo, Burzaco è stato al centro di grossa parte degli affari sudamericani legati alla commercializzazione dei diritti televisivi. Compreso il giro di tangenti versate ai dirigenti delle federazioni sudamericane o a faccendieri di vario rango. Ma la figura di Burzaco è nota anche per altro. A cominciare dal modo rocambolesco con cui si sottrasse all'arresto, nel corso del blitz condotto da Fbi e polizia elvetica al Baur au Lac, il 27 maggio del 2015. Nella lista delle persone da arrestare c'era anche il suo nome. E invece Burzaco riuscì a sottrarsi all'arresto grazie alle sue abitudini mattiniere. Stava consumando la prima colazione mentre gli agenti facevano irruzione nelle camere dei dirigenti destinatari dei mandati di cattura. E approfittando della concitazione riuscì a allontanarsi dall'hotel zurighese, dandosi a un breve periodo di latitanza. Sembra una storia da ispettore Clouseau, e invece le cose sono andate davvero così.

Dopo due settimane di latitanza, Burzaco si presentò presso la Questura di Bolzano in compagnia dei suoi avvocati, e venne messo agli arresti domiciliari.  Da lì è stato estradato negli Usa, dove è rimasto agli arresti domiciliari fino a febbraio di quest'anno. Il suo ritorno in libertà è costato 10 milioni di dollari, e altri 21,6 erano stati pagati a dicembre 2015 a titolo di multa per le accuse di riciclaggio e frode elettronica. Ma nel curriculum di Burzaco c'è anche un'altra vicenda poco commendevole. Riguarda la rete di società offshore svelata a aprile del 2016 grazie all'inchiesta sui Panama Papers, e creata attraverso il famigerato studio legale Mossack Fonseca. Per mezzo di quella rete di società, Burzaco avrebbe movimentato circa 370 milioni di dollari, usati per l'acquisizione dei diritti televisivi della Coppa America. Dopo essere stato un grande corruttore, un convinto militante dell'economia offshore e un latitante per due settimane, Burzaco si è convertito in collaboratore di giustizia. E da lì è diventato uno dei più duri accusatori del sistema corrotto che ha contribuito a costruire.

Si tratta della stessa traiettoria compiuta da José Hawilla, l'ex giornalista brasiliano che dopo aver fondato Traffic Sport è diventato uno degli uomini più potenti del calcio sudamericano, e dalle cui rivelazioni fatte al FBI è partita la svolta dell'inchiesta. Fra le rivelazioni fatte da Burzaco agli inquirenti vi sono quelle riguardanti le tangenti versate ai due dirigenti di Futbol para Todos, Pablo Paladino e Jorge Delhón: 4 milioni di dollari, pagati fra il 2011 e il 2014. Questo, con ogni probabilità, il motivo per cui l'avvocato kirchnerista si è suicidato. Nel corso della deposizione Burzaco ha detto mole altre cose. Ne parleremo la prossima volta.

(2. continua)

@pippoevai

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