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  • Edman a CM: 'Torino, bella prova in Svezia. Jansson sfonderà'

    Edman a CM: 'Torino, bella prova in Svezia. Jansson sfonderà'

    Correva l'anno 1999, il Torino conosceva uno degli ahinoi non rari periodi grigi della sua storia recente, la presidenza Vidulich era al canto del cigno e l'anno dopo avrebbe ceduto a Cimminelli, che avrebbe dato il colpo di grazia al Toro agonizzante. Al direttore sportivo Pavarese riuscivano nonostante tutto, vuoi per abilità vuoi per casualità, un paio di intuizioni buone; fra queste, la coppia di giovani svedesi formata da Marcus Lantz e soprattutto Erik Edman. Buona intuizioni, in questo caso vanificate dal comunque grande Emiliano Mondonico che proprio non vedeva i due scandinavi, specialmente Edman che di lì a poco sarebbe diventato un cardine della propria Nazionale e di vari club europei di livello (Heerenveen, Tottenham, Rennes). E i granata avrebbero passato anni e anni a cercare un terzino sinistro affidabile.

    Erik Edman, ricorda la sua esperienza al Torino?
    Non troppo, a dire la verità...anche perchè non c'è molto da ricordare! (ride, ndr).

    In effetti giocò pochissimo: che spiegazioni se n'è dato?
    Non saprei, sicuramente ero molto giovane e la Serie A era un campionato molto impegnativo, specialmente a quell'epoca. Chiaro poi che se un ragazzo giovane arriva in un Paese che non conosce avrebbe bisogno di qualche opportunità per farsi vedere, altrimenti per lui diventa ancora più difficile.

    Ha mai pensato di essere stato rimpianto dal Toro?
    No, sinceramente, non lo so e non è un pensiero che possa o debba interessarmi. A me sì, sarebbe piaciuto avere successo in Italia e con una maglia gloriosa come quella granata, piuttosto. Per fortuna ne ho vestite altre, va bene lo stesso.

    A distanza di tanti anni, i granata sono tornati in Europa, e proprio in Svezia: li ha seguiti?
    Ho cercato di seguire gli impegni di tutte le svedesi, ho visto che hanno vinto senza troppa difficoltà.

    Cosa può dire del Brommapojkarna?
    Sono un'ottima società, che cresce tantissimi giovani e punta soprattutto su questo, sulla crescita dei ragazzi, anche se negli ultimi anni hanno ottenuto pure buoni risultati a livello di prima squadra. Non stanno attraversando un gran momento in campionato, ma d'altronde la differenza tra il campionato svedese (con qualche eccezione) e il campionato italiano si è vista com'è normale che sia.

    Lei ha finito da pochi mesi la carriera da calciatore dove l'aveva iniziata, all'Helsingborg, e ora ne è diventato vice-allenatore; il suo cuore è qui?
    Per me è stato naturale, come mi è naturale muovermi in un posto che sento casa mia. Dando il meglio per la società, per riportarla il più in alto possibile.

    Il calcio svedese ha possibilità di tornare ai fasti di tempi non troppo lontani?
    Ci sono tanti giovani di assoluto valore, che daranno il cambio alla generazione di Ibrahimovic che poi è anche la mia. Abbiamo dato tutto per la Svezia, abbiamo ottenuto alcuni risultati di cui si può andare fieri, altri meno. Ma la nuova generazione dà speranza.

    Fra questi ragazzi c'è anche Pontus Jansson, comprato dal Torino (che in organico aveva già Alex Farnerud)?
    Sicuramente, è uno dei ragazzi più interessanti. E' prestante fisicamente ma ha una tecnica di base all'altezza, credo, della Serie A italiana, e la giusta cattiveria che non trascende mai. Potrà fare bene.

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