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  • Immobile da Dortmund: 'In Brasile la Nazionale non era unita'

    Immobile da Dortmund: 'In Brasile la Nazionale non era unita'

    Dalla Serie B con il Pescara, dove ha conquistato un promozione agli ordini di Zdenek Zeman, alla Bundesliga passando per il Torino dove ha conquistato il titolo di capocannoniere del campionato di Serie A: Ciro Immobile ora affronterà una nuova esperienza in Germania con il Borussia Dortmund. Sabato inzia la Bundesliga ed il  napoletano, intervistato da La Repubblica, affronta diversi argomenti, primo fra tutti la Nazionale, quella nuova di Antonio Conte, sperando che sia anche la "sua" Nazionale: "Con Conte ho parlato, mi avrebbe voluto tenere, e già dai tempi del Geona voleva riportarmi in bianconero. Hanno deciso Juve e Toro, io sono felicissimo del Borussia, l'Ho voluto". Non può mancare una battuta su quanto successo in Brasile con la passata gestione di Cesare Prandelli, e le parole dure di Buffon e De Rossi contro i giovani: "Ho visto la differenza con l'Europeo Under 21. Li eravamo ragazzi che si volevano bene davvero, uniti abbiamo battuto rivali più forti, come l'Olanda. In Brasile no, e se manca questo, non si può far bene. Non è colpa di nessuno: talvolta l'ambiente non facilita un rapporto sereno. Loro (Buffon e De Rossi, ndr) vivono il calcio da tanti anni, sanno chi ha sbagliato. Io mi sarei preso le mie repsonsabilità in ogni caso, anche se con l'Uruguay ho giocato con una caviglia infortunata, pur di non mollare. Certe sconfitte ti aiutano a crescere. Quello che è successo dopo non è stato bello, ma tutto serve...". Il suo presente è ormai il Borussia Dortmund dove avrà il difficile compito di sostituire Lewandowski: "Lui ha fatto grandi cose, io posso solo lavorare sodo per raggiungerlo. E adesso è presto per dire se ci riuscirò". Il suo ambientamento, in un paese straniero con una lingua nuova da imparare, procede nel migliore dei modi: "Benissimo, vivo in una villetta ad Unna, a un quarto d'ora da qui, il club mi ha dato un'auto, ci sono mia moglie e mia figlia. Mi fa da interprete Massimo (Mariotti, italo - svizzero che allena le giovanili, ndr), fra poco comincerò un corso di tedesco, obbligatorio. L'organizzazione è perfetta. Mi chiamano Ciro, Ciro: l'avrei stampato anche sulla maglia, è più semplice di Immobile, come dicono. Qui il calcio è ancora un diveritmento, prima di tutto". Il calcio tedesco, dunque, non è poi cosi distante dal nostro calcio: "Non come crediamo tutti: abbiamo la passione dei tifosi e i talenti. Ma ci sono troppe polmeiche e pressioni, e si pensa poco al pallone". Infine, uno dei motivi che lo ha spinto in Germania, la Champions League: "E' il mio sogno, una delle ragioni, non l'unica, per cui sono a Dortmund. Sarà bellissima giocarla, e poi magari..."

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