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  • Inter, 5 motivi per non esonerare de Boer

    Inter, 5 motivi per non esonerare de Boer

    Il destino di Frank de Boer sembra ormai segnato, ma l’edizione odierna del Corriere dello Sport offre cinque motivi per non esonerarlo. 

     1)"Una grave involuzione dopo la Juve: troppe partenze ad handicap
     «Siamo forti ma non siamo un gruppo». Le parole di Eder, subito dopo il ko di Bergamo, sono un’ammissione di colpa: conoscendo l’italobrasiliano, sono pure spontanee e sincere, nessuna frase di circostanza. Un’autocritica che in parte scagiona De Boer. Il tecnico olandese ha in mente un calcio, la squadra in campo ne disegna un altro. Solo colpa di Frank? Evidentemente no, come ammette Eder. Del resto, se qualcuno considera congruo il tempo finora avuto a disposizione dal successore di Mancini per imprimere la sua impronta alla squadra, è anche vero il contrario, e cioè che l’Inter, questa Inter, ha avuto un tempo sufficiente per adattarsi alla rivoluzione estiva. E’ anche una questione di atteggiamento, di mentalità, di personalità. I numeri sono impietosi: 8 volte su 9 in campionato l’Inter ha incassato il primo colpo del match, trovandosi sempre costretta a inseguire. Ha ribaltato la situazione a Pescara, l’ha fatto con la Juve esaltandosi in quello che sembrava il momento della svolta (la migliore prova della stagione, senza dubbio), poi ha finito col pagare sempre la partenza ad handicap". 


    2)"Gli errori individuali pagati a caro prezzo: questione di lucidità
    L’approccio collettivo alla partita - quel ritrovarsi sempre a inseguire, esponendosi a nuovi rischi e perdendo anche quel po’ di equilibrio trovato o ritrovato in campo - è un aspetto rilevante. Poi ci sono gli errori individuali, che l’Inter ha sempre pagato a caro prezzo. «Dipendono dalla testa dei giocatori e io questo non posso cambiarlo», ha detto De Boer a Bergamo. Alludendo all’ultimo episodio che ha portato l’Inter alla debacle, quella inutile e sconsiderata scivolata in area di Santon che ha provocato il rigore poi trasformato da Pinilla. Tutto questo proprio quando l’Inter aveva avuto l’occasione di vincere la partita dopo averne ripreso il controllo nella ripresa. Per inciso: la compagna di Santon, Chloe Sanderson, si è fatta portavoce del terzino, spiegando che quel fallo era dovuto a un «eccesso di foga». Una difesa da apprezzare. Era accaduto qualcosa di simile all’Olimpico, contro la Roma: il gol di Dzeko, il lampo di Banega per l’1-1 e, nel momento migliore, il fallo inutile di Jovetic su Bruno Peres che porta alla punizione del 2-1 giallorosso. Poi ci sono gli episodi fortuiti: il doppio rimpallo Murillo-Miranda che porta all’1-1 di Melchiorri con il Cagliari, ad esempio". 

    3)"Approccio rilassato e il nodo della lista: più rischi che benefici
    In un girone così, sulla carta l’Inter avrebbe dovuto avere vita non facile, ma facilissima: il giusto turnover, un percorso agevole e una qualificazione ai sedicesimi di finale di Europa League magari già in tasca dopo le prime quattro partite. Quella che poteva essere una risorsa si è rivelata per De Boer una minaccia. L’Europa League, più della Serie A, ha esposto il tecnico olandese a figuracce clamorose, contro gli israeliani dell’Hapoel Be’er Sheva e poi contro lo Sparta Praga. Le modeste credenziali degli avversari hanno accentuato quella propensione della squadra a fallire l’approccio alla gara. C’è poi la questione della lista Uefa: per motivi legati al fair play finanziario, restano fuori dall’Europa il miglior centrocampista, Joao Mario, più Kondogbia, Jovetic e il colpo Gabigol. Le scelte di De Boer sono condizionate da un vincolo in più, allora, sebbene dei titolari sia escluso solo il portoghese. Ma a queste condizioni l’impegno del giovedì non può essere nemmeno sfruttato come valvola di sfogo per chi gioca meno (Jovetic, per esempio) o per chi deve ambientarsi nel nostro calcio (vedi Gabigol)".  

    4)"Già 8 tecnici in 6 anni l’ennesimo cambio sarebbe una sconfitta
    Dopo Mourinho, sulla panchina dell’Inter si sono alternati già 8 allenatori in 6 anni. Saltasse De Boer, si arriverebbe a quota 9. E’vero, nello stesso intervallo ci sono stati non uno ma ben due passaggi di proprietà, tuttavia la scelta frenetica di abortire un altro progetto sarebbe l’ammissione di aver fallito in questi anni o nella scelta dell’allenatore o nel modo di supportarlo. Il momento di crisi riapre poi il dibattito sulla “distanza” della proprietà cinese. Ci sono riferimenti diversi in Europa: al Psg il presidente è Nasser, uomo forte dello sceicco Al-Thani; al City c’è una struttura simile ma il tandem spagnolo Soriano-Begiristain (ad e ds) ha pieni poteri operativi. I cinesi all’Inter si sono ispirati a questo modello: un vice presidente, Javier Zanetti; un chief football administrator, Giovanni Gardini; un diesse, Piero Ausilio. Lasciando peraltro la presidenza al socio di minoranza, Thohir. Ieri a Milano è arrivato Zhang jr, ma non si sa se e quando si stabilirà in Italia per conto del papà. Più che strategico, forse, il nodo è simbolico: questa squadra ha un bisogno innato di sentire costantemente la voce del padrone. E allora il problema è della squadra, non certo del management".

    5)"La campagna acquisti è nata con Mancini A gennaio invece...
    E’ stato un mercato ricco, quello dell’Inter cinese: oltre 129 milioni di euro in acquisti. Le strategie, però, erano state delineate quando sulla panchina nerazzurra c’era ancora Roberto Mancini. E questo vale anche per quelle operazioni che si sono poi effettivamente concluse a fine agosto, quando il cambio della guardia era già avvenuto. Tra tutte - e certe conferme arrivano anche dal campo, a giudicare dalle scelte di De Boer - quella più direttamente riconducibile al tecnico olandese è l’operazione Joao Mario. Che piaceva all’Inter prima, che piaceva anche al nuovo allenatore poi. Per disegnare il suo calcio, De Boer ha bisogno di tempo ma pure di ottimizzare la rosa secondo le sue esigenze. Il che vuol dire anche snellire l’attuale organico e liberarsi di giocatori “scontenti” la cui gestione è un ulteriore peso per l’allenatore, da Jovetic (sfumò il suo passaggio alla Fiorentina) a Brozovic (già punito dall’allenatore olandese). Arrivare al 2017 permetterebbe di accontentarlo con alcuni ritocchi. Soprattutto se si facesse cassa con una cessione importante come quella di Brozovic". 
     
     


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