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  • Inter, dovevi puntare su Vecchi

    Inter, dovevi puntare su Vecchi

    • Giancarlo Padovan
    Quando, al tempo dell’esonero di Frank de Boer, manifestai grande considerazione per mister Stefano Vecchi, 45 anni, allenatore di una Primavera nerazzurra assai spesso protagonista, chiamato a sostituire l’olandese in attesa di una scelta più ponderata, molti lettori “bauscia” mi percularono non poco. Avevo scritto che già alla seconda partita l’effetto del cambio si era visto e che lo si poteva toccare con mano. Perciò l’Inter avrebbe potuto fare con calma tutti i casting per il nuovo allenatore, considerato che Vecchi era certamente all’altezza della sostituzione. 

    Tale giudizio (e le conseguenti derisioni) è tornato a galla mentre l’Inter rimontava la Lazio, andando ad interrompere la propria striscia negativa di otto partite senza vittorie (solo due punti raccolti) e strappando all’Olimpico tre punti che fanno tanto dignità ritrovata in extremis, dopo avere buttato alle ortiche qualsiasi consolazione europea. Vecchi non è un genio, ma uno che sa far giocare a calcio con logica. Pur avendo la squadra falcidiata da infortuni (Miranda, Icardi, Ansaldi) e squalifiche (Kondogbia) ha proposto un 4-2-3-1 con Medel e Gagliardini davanti alla difesa; Candreva-Brozovic-Perisic sulla trequarti e Eder unica punta. In difesa fiducia, ancora una volta, a Andreolli e, quando Murillo è uscito per infortunio, dentro il “desaparecido” Santon a sinistra con Nagatomo a destra e D’Ambrosio spostato al centro.

    Ora non può essere un caso che la partita sia cambiata, che l’Inter abbia pareggiato e poi, anche con un po’ di fortuna, abbia preso il largo nel punteggio e nella sicurezza delle iniziative. La Lazio ha finito in nove, ma l’Inter l’aveva sorpassata quando si era ancora in parità numerica. La squadra di Simone Inzaghi che, con la sconfitta subìta, mette a rischio il platonico quarto posto (l’Atalanta potrebbe superarla all’ultima giornata), si è squagliata dopo la prima mezz’ora. Qualcuno dice che non ha retto le fatiche (e la delusione)  per la finale di Coppa Italia persa con la Juve. Più verosimilmente la Lazio è svuotata da un campionato vissuto al di sopra delle proprie possibilità tecniche, fisiche e agonistiche. Merita un plauso non convenzionale. 

    Contro l’Inter è andata in vantaggio al 17’ su calcio di rigore (fallo di Murillo su Felipe Anderson che l’ha lasciato sul posto con un’accelerata) trasformato da Keita. Poi si è fermata. Vecchi ha dovuto avvicendare il difensore colombiano e l’Inter, pur senza strafare, ha cominciato a mettere la testa nella metacampo avversaria. Niente di trascendentale, ma qualche combinazione a palla a terra ha fatto intravvedere buoni meccanismi tra Candreva, Brozovic e Eder. Certo, poi (31’) ci è voluto un calcio d’angolo per arrivare al pari. Brozovic ha battuto, Perisic ha allungato, Andreolli ha impattato felicemente in mezzo all’area. Sei minuti dopo l’Inter è passata in vantaggio per colpa di un autogol di Hoedt. Da un angolo di sinistra, la palla è schizzata dalla parte opposta a beneficio di Candreva, che ha rimesso in mezzo in cerca di una deviazione. Non trovando quella di un compagno, si è accontentato di Hoedt che ha spiazzato Vargic. E a dimostrazione che qualcosa, a destra, aveva preso a fuinzionare, Candreva al 46’ ha cercato Eder, in ritardo di un soffio.

    Non si trattava certo di un episodio. In apertura di ripresa, Eder prima si è procurato una punizione (fallo e ammonizione di Hoedt), poi ha calciato alto (gol mangiato) un altro invito da destra di Candreva. Lazio impalpabile, anche se non proprio sottomessa. L’unico tentativo di pareggiare (11’) è capitato sui piedi di Immobile, assistito da Keita. Il tiro, appena dentro l’area, è stato potente e preciso, ma ha incocciato la parte alta della traversa. L’impressione è che la Lazio non avrebbe segnato comunque, ma quando (21’) è stato espulso Keita (somma di ammonizioni, la seconda per una simulazione dubbia) l’Inter ha trovato spazi e forza per chiudere la partita. Al 28’, infatti, dopo un salvataggio quasi sulla linea, del neo entrato Lombardi, Eder da due passi ha bucato per la terza volta Vargic. Lazio in nove (espulsione di Lulic, sempre per doppia ammonizione) per l’ultimo quarto d’ora, quando la partita ha rischiato di degenerare e Di Bello ha faticato a contenerla. Niente di allarmante, solo che la Lazio avrebbe voluto finire meglio.

    @gia_pad

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