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  • Juric non ha strapazzato Montella, ma 4 espulsioni in 10 partite sono troppe

    Juric non ha strapazzato Montella, ma 4 espulsioni in 10 partite sono troppe

    • Giancarlo Padovan
    Il Milan si perde a due passi dalla vetta, il Genoa risorge appena fuori dal derby perso. In tre giorni non può essere cambiato tutto, ma un fatto è chiaro, perfino più chiaro del risultato netto (3-0). E cioé che le motivazioni non sono mai secondarie e che il Genoa, in cerca dell’immediato riscatto, ne aveva di più del Milan, scarico dopo l’impresa con la Juve. 

    Juric non ha strapazzato Montella, ma la sua squadra ha giocato meglio, soprattutto ha giocato con maggiore continuità (per tutto il primo tempo) e poi, paradossalmente, si è abbassata a difendere quando è rimasta con un uomo in più (espulsione di Paletta all’11’ della ripresa). Forse, però, non è stata attesa, ma pazienza, il tempo che Lazovic (sostituto di Ninkovic, autore del primo gol) cominciasse ad attaccare con profitto la fascia destra (sinistra per il Milan) fino a confezionare un assist per Pavoletti, anticipato da Kucka, che ha provocato l’autogol del 2-0. Questo, però, accadeva quasi allo spirare della partita, prima c’era stato molto altro che vale la pena raccontare. 

    Milan diverso da quello che aveva battuto la Juve per due undicesimi: Poli, retrocesso a terzino, al posto di Abate; Honda schierato nel tridente in luogo di Suso. Forse è stato solo un caso, ma il gol di Ninkovic, all’11’, che ha indirizzato la partita, è venuto da un’indecisione di Honda che ha tenuto in gioco il serbo, mentre tutta la linea difensiva si alzava per il fuorigioco. Ma sarebbe troppo semplice dare la colpa a Honda che, al massimo, ha peccato di scarsa attenzione. Il punto è che in area si marca e non si lascia l’uomo libero di colpire. A maggior ragione se la palla è scoperta, ovvero manca la pressione sul calciatore che effettua il lancio. Nel caso, Rincon. Se si memorizza l’azione, si vede che Rincon non è contrastato in modo da “schermare” il pallone,  quella che si chiama, per l’appunto, palla coperta. Solo in quel caso la linea di difesa milanista si sarebbe dovuta alzare, ma essendo Rincon al limite dell’area, e almeno un paio di giocatori del Genoa al suo interno, il fuorigioco equivale a un rischio esiziale. 

    Da quell’errore in avanti si è srotolata tutta la partita del Milan con le difficoltà non solo di attaccare il Genoa, ma anche di contenerlo. Per questo, intorno alla mezz’ora, Montella è passato dal 4-3-3 al 4-4-2 con Bonaventura esterno. C’è da dire che fino a quel momento Juric aveva deciso di marcare a uomo il centrocampista rossonero, riuscendo a limitarne l’apporto. 
    Nella ripresa, però, tutto è cambiato. Non solo Bonaventura è cresciuto, ma il Milan ha guadagnato campo, stringendo il Genoa nella metacampo. Non di rado si vedeva la squadra di Juric difendere con cinque elementi e tuttavia il Milan avvicinava la porta almeno con tiri dalla distanza (lo stesso Bonaventuira e Bacca nei primi dieci minuti). 

    Poi, accadevano due episodi, non per forza concatenati, ma imprescindibili. Una spinta di Veloso a Locatelli in area del Genoa veniva ignorata da Banti (per me era rigore) e un fallo di Paletta su Rigoni veniva sanzionato con il cartellino rosso. Decisione, quest’ultima, apparsami opportuna almeno quanto è stata ingiustificata l’entrata di Paletta. Quarta espulsione stagionale per il Milan, troppo in appena dieci turni. 

    Eppure, anziché essere propellente per il Genoa, l’inferiorità numerica rinvigoriva il Milan. Montella avvicendava Bacca con Gustavo Gomez e disegnava un 4-4-1 che in fase offensiva diventava un 4-2-3. Bonaventura, il migliore dei rossoneri, regalava un pallone filtrante per Poli, ma il compagno, da posizione leggermente defilata, spediva fuori. Forse l’occasione migliore, prima che il Genoa, grazie ai cambi di Juric, chiudesse la partita. L’autogol di Kucka era propiziato da Lazovic. Il 3-0 di Pavoletti da un corpo a corpo vinto dall’attaccante ai danni del centrale milanista. Pavoletti non era lì per caso, come non lo era al momento del secondo gol. Con lui al posto di Simeone, il tecnico del Genoa, ha ritrovato peso, attacco della profondità e riferimento centrale. 

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