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  • Juve, e se il problema fosse Higuain?
Juve, e se il problema fosse Higuain?

Juve, e se il problema fosse Higuain?

  • Fernando Pernambuco
“Squadra che vince non si cambia”. Ma un po’ per necessità, un po’ per cercare di migliorarsi, la Juve ultimamente ha cambiato spesso. C’è anche da dire che in parte è stata costretta, dato che le squadre ormai non sono più “proprietarie” dei propri giocatori. Non basta un contratto solennemente firmato e controfirmato a garantire una permanenza e quindi una pianificazione più ordinata. Chi si ne vuole andare se ne va. Vedi Vidal, Pogba, Tevez (Pirlo è un’altra faccenda). 

(ENGLISH VERSION)

In tutti questi cambiamenti , voluti e subiti, la Juve di quest’anno, che, nonostante i risultati non possiede ancora un gioco convincente, sembra aver scelto una strategia assai rischiosa: potenziare l’attacco, ai danni diciamo così, del centrocampo. Era proprio necessario investire i soldi incassati per Pogba e il surplus della recompra di Morata per comprare Higuain? Il giocatore non si discute. E’ uno dei più forti attaccanti in circolazione e sta mostrando un’abnegazione fuori dal comune, rientrando sempre più spesso perfino nella propria metà campo. Ma valeva la pena rischiare uno squilibrio abbastanza evidente? Valeva la pena, dopo aver via, via smontato vari pezzi (delle precarie condizioni di Marchisio si sapeva ampiamente) affidarsi a centrocampisti come Hernanes, mai del tutto a suo agio, o Asamoah, in una condizione psicofisica sempre altalenante?
 
E soprattutto: valeva la pena affidarsi interamente, per il ruolo più delicato, a Lemina? Ancor giovane, del ventitreenne ex giocatore del Marsiglia non si fa che dire un gran bene, esaltando soprattutto le sue “straordinarie potenzialità”. Marotta, qualche mese fa ha dichiarato, che su Lemina si appuntavano gli occhi di molte altre squadre, ma la Juve puntava fortemente su di lui e lo teneva stretto coi denti. Dobbiamo dire che, fin qui, per quello che si è visto la potenzialità non è diventata atto, anzi. Lemina non sembra ancora adatto a ricoprire quel ruolo fondamentale in mezzo al campo che lo vorrebbe interditore e suggeritore, custode e ispiratore. Come interditore è troppo falloso, come ispiratore confuso. Già prima, ma soprattutto contro un non squadrone come il Lione, è stato il punto debole della squadra, un punto ahimé che però è nevralgico.
 
Liedholm, con un paradosso, diceva che si gioca meglio in 10 che in 11. Allegri lo ha ripetuto, a proposito della sua squadra nella partita di martedì, ringraziando l’arbitro per averli lasciati in 10. Ma non ha aggiunto che l’arbitro (per altro protagonista d’una pessima prestazione) andava ringraziato due volte: la prima per aver espulso un giocatore della Juve, la seconda perché quel giocatore era Lemina. Immaginatevi cosa sarebbe successo se fosse stato espulso Bonucci o Alex Sandro.
 
D’altra parte, per tornare al settore attualmente più problematico dei bianconeri, a cosa serve un grande attaccante se riceve pochissime palle, la metà delle quali su lanci lunghi centrali d’un difensore, sia pure dai piedi buoni? Pjanic, in attesa di definitiva collocazione, non sembra per ora poter ricoprire adeguatamente (anche se la sua prestazione nel secondo tempo contro il Lione è stata di rilievo) quel tanto ormai agognato ruolo di perno davanti alla difesa. Senza grandi centrocampisti ai fianchi (l’addio di Vidal e Pogba è stato pesante e Alex Sandro è un ottimo laterale) e un buon interprete, quel ruolo potrebbe essere più difficile anche per Marchisio (reduce da un brutto infortunio) che talvolta rimpiazzò dignitosamente Pirlo.
 
E se il problema fosse Higuain, non il giocatore ripetiamo, ma la scelta strategica che di fatto ha impedito di rafforzare il centrocampo? La fiducia incondizionata a Lemina potrebbe, infatti, avere un costo abbastanza alto.

 

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