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  • Juve sadica, ma non sempre gli avversari ti regalano due uomini

    Juve sadica, ma non sempre gli avversari ti regalano due uomini

    • Giancarlo Padovan
    Per vincere a Verona, contro il Chievo (2-0), la Juve ha avuto bisogno di giocare in undici contro nove. In parità numerica - ne sono quasi certo - sarebbe finita in parità, come il Chevo aveva fatto con la Roma e con il Napoli. 

    La Juve di Verona è stata addirittura peggiore di quella vista con il Genoa, ma questi discorsi interessano poco alla moltitudine di tifosi bianconeri, abituati a vincere in qualsiasi modo. Anzi, come ha detto Allegri lunedì, peggiore è la prestazione maggiore è la soddisfazione. 

    La Juve, lo dico da tempo, non è più solo cinica, ma sadica. Nello specifico, però, non me la sento di dire che l'arbitro Maresca abbia dato una mano agli uomini di Allegri. Le due espulsioni del Chievo sono giuste e l'allenatore del Chievo, Maran, anziché infuriarsi con il quarto uomo, meglio farebbe a insegnare il regolamento ai suoi calciatori. 

    A innescare tutto è stato Bastien che, in due minuti e cinque secondi, tra il 35’ e 37’ del primo tempo, ha commesso due falli da ammonizione su Asamoah. Il primo, abbattendo con il corpo il terzino bianconero che lo stava saltando con il controllo di petto. Il secondo, trattenendo per la maglia l'avversario che se ne stava andando. Nessun arbitro degno di questo nome avrebbe potuto evitare il doppio cartellino giallo. Il fatto, poi, che tra il primo e il secondo intervento sia passato così poco tempo è un'aggravante per Bastien. Nessuna protesta, dunque, è giustificata e nessun distinguo accettabile. L'espulsione è stata ineccepibile e la Juve ha giocato con un uomo in più fino all'intervallo (dunque otto minuti più uno di recupero) e dal primo della ripresa fino al 16’, minuto nel quale è stato espulso Cacciatore. Comunque in quei venticinque minuti compresi tra il primo e il secondo tempo, i bianconeri hanno tirato due volte in porta (Khedira e Mandzukic) senza creare alcun tipo di pericolo o di vantaggio. 

    La situazione, ovviamente, si è del tutto modificata quando Cacciatore è stato cacciato da Maresca. Sulle proteste - evidenti, plateali, provocatorie -, ovvero le manette alla moda di Mourinho, alzate sopra la testa quando l'arbitro lo ha invitato a uscire dal campo, c'è poco da dire. Il gesto non poteva che essere punito con il cartellino rosso. Chi dice il contrario è in malafede. Primo, perché già venne punito il suo primo autore (ovvero Mourinho stesso). Secondo, perché esse evocano l'arresto, la galera cui condannare chi ti ha punito (nello specifico l'arbitro). 

    Detto che la segnalazione a Maresca è arrivata o da un assistente o dal quarto uomo (l'arbitro era girato), è onesto andare alla genesi delle proteste di Cacciatore. L'esterno era stato toccato duro in area della Juve da Asamoah, dopo un colpo di testa che aveva impegnato seriamente Szczesny (cross del connazionale Jaroszynski). Cacciatore, dolorante e a terra, aveva atteso l'intervento di medico e massaggiatore. I quali sono entrati in campo, ma non si sono nemmeno avvicinati al giocatore che, nel frattempo, si era rialzato e stava andando a difendere in area su un calcio d'angolo della Juve (l'azione non era mai stata interrotta e il gioco si era spostato nell'altra area). 

    Il punto, dunque, è questo: ha avuto ragione l'arbitro a invitarlo a mettersi a bordo campo o aveva ragione Cacciatore a protestare perché i soccorsi non si erano materializzati? Maran, a fine partita, ha detto che agli allenatori hanno spiegato che il giocatore deve uscire se curato, non se non lo è (il caso di Cacciatore). L'arbitro Maresca, dunque, potrebbe aver sbagliato nel pretendere l'uscita dal campo, ma la reazione di Cacciatore è stata assurda e per nulla commisurata alla decisione del direttore di gara. 

    Finalmente, con due uomini in più, la Juve è riuscita a segnare. Prima, però, è stato necessario far entrare Bernardeschi per Sturaro, semplicemente impresentabile (non giocava da quattro mesi e una ragione ci sarà). Allegri, che con l’ex fiorentino in campo, è passato al 4-2-3-1, ha ordinato a Benatia di fare il terzo centravanti, mentre il Chievo si è barricato nella propria area. La resistenza dei veneti è durata appena sei minuti quando Pjanic ha imbeccato Bernardeschi che ha controllato di sinistro e servito Khedira di destro. Tiro potente e muro abbattuto. Al 32’, tuttavia, con la Juve ormai in panciolle un lancio lungo dalle retrovie ha sorpreso Benatia fuori posizione. Su Radovanovic, lanciato verso Szczesny, ha dovuto salvare di piede proprio il portiere polacco. 

    Infine Higuain. Come al solito, negli ultimi tempi, sarebbe stato il peggiore se Douglas Costa, anche questa volta il più brillante, non lo avesse pescato con un cross davanti a Sorrentino. Il "Pipita", di testa, ha interrotto il suo digiuno (700 minuti senza gol) ed è tornato ad un mesto sorriso. La Juve è prima in classifica, ma per lo scudetto (e il resto), ci vuole altro. Non sempre due calciatori si faranno buttar fuori così clamorosamente. 
     

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