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  • Per la Champions serve un'altra Inter
Per la Champions serve un'altra Inter

Per la Champions serve un'altra Inter

  • Giancarlo Padovan

L’Inter (foto sito Inter.it) non c’è ancora, ma intanto vince in casa del Sassuolo e va a meno otto dalla Roma al secondo posto della classifica. Questo significa che, almeno teoricamente, la corsa alla Champions League ancora la riguarda, anche se davanti c’è un nugolo di squadre difficile da rimontare. Tuttavia per farlo il tempo ci sarebbe. E’ che manca il gioco e, anche se sembrerà strano avendo Icardi davanti, un po’ di qualità sottoporta.

Contro un Sassuolo privo di otto elementi (Berardi, Letschert, Duncan, Politano, Biondini, Gazzola, Cannavaro, Magnanelli) e con Missiroli in panchina, l’Inter avrebbe dovuto segnare ben più dell’unico gol con il quale ha vinto (Candreva ad inizio ripresa), evitando di soffrire nel finale per l’espulsione di Melo (doppia ammonizione, mancherà con la Lazio insieme a Joao Mario che era in diffida), di fronte ad un avversario che attaccava con quattro punte.


Il finale e il recupero (4 minuti), oltre che dal rosso a Melo, è stato caratterizzato dall’inserimento di Gabriel Barbosa, detto Gabigol al posto di Candreva. Il brasiliano ha toccato un pallone, giusto per perdere tempo, e si è beccato l’ammonizione. Siamo sempre in attesa che Pioli gli dia una seria opportunità.

Meglio sarebbe potuta andare all’Inter, per calmare l’ansia dei suoi tifosi, se tra l’88 e il 90’, Perisic, per due volte consecutive, non avesse tirato addosso a Consigli, solo davanti al portiere avversario. In entrambe le circostanze, a servirlo era stato Brozovic, il migliore tra i nerazzurri insieme a Candreva.

Il giudizio su quest’ultimo prescinde dal gol (tiro di Joao Mario, Consigli respinge, Candreva ribatte) e si concentra quasi completamente sul primo tempo, quando ha cercato di forzare la difesa del Sassuolo sia con i tiri da lontano, sia con i cross. Nel primo caso, una volta ha impegnato Consigli in una deviazione e nell’altra ha colpito il palo (traiettoria “sporcata” da Acerbi). Nel secondo, ha servito un assist per Icardi (girata di testa, fuori) e un altro a Perisic, il cui destro, da dentro l’area, è stato respinto da Consigli.

Nonostante le differenze tecniche e di esperienza, la partita è stata viva. Nel senso che anche il Sassuolo, secondo costume, ha provato a giocarsela. 4-3-3 di Di Francesco contro 3-4-2-1 di Pioli. Meglio le difese sugli attacchi, anche se in quella interista Murillo ha regalato un paio di palloni invitanti senza che gli avversari sapessero approfittarne. Il Sassuolo, comunque, ha potuto avvicinare la porta anche con qualche manovra di propria produzione. Al 33’, per esempio, Sensi ha imbeccato Defrel che, in volo, ha toccato verso Handanovic, bello e spettacolare, nel deviare in angolo.

Prima di provare il tutto per tutto nel finale di gara, quando ha utilizzato quattro attaccanti, Di Francesco ha dosato i cambi facendo ruotare gli interpreti. Quando Missiroli è entrato al posto di Pellegrini, Sensi si è spostato nel ruolo di mezzala. Ed è stata proprio una combinazione tra Missiroli (lancio profondo) e Sensi (conclusione al volo) a creare una delle due occasioni che avrebbero potuto regalare un insperato pareggio (respinta di Handanovic). L’altra, propiziata dalla velocità di Ragusa, sulla sinistra, si è conclusa con un cross basso sventato da MIranda.

Per quel che si è visto in campo, il pareggio non sarebbe stato equo. L’Inter ha fatto di più, anche se non necessariamente meglio, e la vittoria in trasfertra, dopo quasi tre mesi, è legittima. Tuttavia c’è da chiedersi cosa debba fare questa squadra per uscire dalla mediocrità nonostante la qualità degli interpreti sia di livello alto. Pioli lavora da troppo poco tempo per avere meriti o essere responsabile di qualche cosa. Di certo, l’Inter per ora è solo un gruppo dove si recita a soggetto. Così può arrivare qualche vittoria - a volte fortuita, a volte meritata - ma non può essere questa la strada certa da cui risalire.  


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