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  • La Juve non sbaglia mai, ma Inter e Napoli restano favorite per lo scudetto
La Juve non sbaglia mai, ma Inter e Napoli restano favorite per lo scudetto

La Juve non sbaglia mai, ma Inter e Napoli restano favorite per lo scudetto

  • Giancarlo Padovan
Anche quando ci mette quasi un’ora per entrare in partita, la Juve quasi mai sbaglia con le piccole. E siccome il campionato si vince con  le grandi, ma si perde con le altre, allora anche quest’anno, e fino alla fine, la Juve ci sarà. Non cambio la previsione su Napoli e Inter, le mie due favorite, ma pensare che i sei volte campioni d’Italia abdichino per stanchezza o abitudine sarebbe certamente sbagliato. 

Il 3-0 al Chievo è eccessivo rispetto a quanto fatto e visto, ma va detto che l’ingresso in campo di Dybala ha cambiato sia lo spirito che l’atteggiamento della squadra di Allegri. L’allenatore ha fatto turnover un po’ per necessità (Chiellini, il febbricitante Alex Sandro, Khedira e Marchisio), un po’ per volontà (Buffon e Dybala). Rinviato il lancio di Howedes, contenuto quello di Douglas Costa (ha giocato 54 minuti), concesso il solito quarto d’ora finale a Bernardeschi, la Juve che ha affrontato i veronesi era sicuramente inedita e un po’ slegata.

Il 4-3-3 non era concettualmente discutibile, però non tutti gli interpreti hanno saputo svolgere il compito al meglio. Bene Matuidi, un faticatore esteticamente criticabile, meno bene Sturaro che da mezzala destra, anziché creare spazio per Douglas Costa, andava a sottrarglielo. Pjanic, invece, è in crescita e la manovra dipende essenzialmente da lui.

La Juve ha trovato il gol in modo quasi incidentale, da una punizione battuta da Pjanic sulla destra. Sulla parabola, non esattamente minacciosa, è piombatop Hetemaj che ha depositato di testa in rete.

Su questo vantaggio la squadra di Allegri ha vissuto di rendita per tutto il primo tempo. Il Chievo è certamente un avversario fastidioso da affrontare, ma non è un produttore di occasioni in serie. Infatti ha tirato una volta in porta con Radovanovic su punizione. Nella circostanza ottima la respinta di Szczesny e l’intervento successivo di Benatia in angolo. Il centrale ha giocato in coppia con Rugani risultando tra i migliori. L’unico errore che ricordo è un retropassaggio finito in calcio d’angolo anziché tra i piedi del portiere juventino.

Tra le occasioni ne va contabilizzata un’altra per i bianconeri: una ripartenza fulminea, generata da Matuidi, e conclusa con un tiro dal limite di Pjanic sul quale Sorrentino è volato a deviare con l’ausilio della traversa.

Per Allegri e i suoi giocatori la partita si stava mettendo male. Non solo, ad inizio di ripresa, la squadra ha arretrato il raggio delle proprie azioni facendosi braccare dal pressing clivense, ma non  era più in grado di ripartire neppure seguendo le geometrie più elementari. In difficoltà non solo Douglas Costa, ma anche Mandzukic. A quel punto - era il 9’ della ripresa - Allegri ha inserito Dybala per il brasiliano e, come d’incanto, la Juve è cambiata, riprendendo campo, giocando in  avanti e comandando la manovra.

Così il Chievo, che nei primi dieci minuti dopo l’intervallo, aveva messo in area tre cross non trovando pronti alla soluzione i propri attaccanti (male sia Inglese che Pucciarelli), è quasi sparito, lasciando al 4-4-2 bianconero l’occupazione del campo. Higuain ha segnato al 13’ (tiro ad incrociare nel sette da dentro l’area), l’assist glielo ha fornito Pjanic, ma a portar palla vicino l’area è stato Dybala. Il tutto con una leggerezza che è sembrata facilità di gioco.

Dybala, invece, ha segnato al 37’, dopo un paio di avvisaglie che avevano fatto capire la sua voglia di restare in alto nella classifica dei marcatori (al momento ha un gol più di Icardi). Giocata magistrale e individuale su sponda, utilissima, di Bernardeschi, per il quinto sigillo in appena due partite e mezza. 

Felice Allegri che alla fine se la rideva, immusonito Mandzukic che a pochi minuti dal termine ha lasciato il campo infortunato. La formazione per il Camp Nou è tutta da fare, ma il croato, al pari di Chiellini, difficilmente ci sarà.
  

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