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  • La Lazio arriva al derby a pezzi, ma non c'entra Inzaghi: ecco i veri colpevoli

    La Lazio arriva al derby a pezzi, ma non c'entra Inzaghi: ecco i veri colpevoli

    • Giancarlo Padovan
    La Lazio ha perso la partita (1-4) e buttato la qualificazione a diciotto minuti dalla fine, quando si era ancora sull’1-1, e Felipe Anderson ha inscenato un contropiede tre contro due così bello e così facile che di più non si sarebbe potuto. Purtroppo, anziché chiudere con un tiro, o servire Ciro Immobile, Felipe ha messo palla, forse un po’ troppo lenta, a Luis Alberto. Fosse come fosse, l’assist era ghiotto almeno quanto ghiotta era l’occasione per tornare in vantaggio e affossare definitivamente il Salisburgo. Invece Luis Alberto ha calciato flaccido e prevedibile in bocca al portiere Walke. Sul ribaltamento di fronte, Haidara, con un tiro da fuori, ha bucato Strakosha e mandato la Lazio in confusione. Da quel momento, una sola squadra in campo, quella austriaca. Con gli uomini di Simone Inzaghi che arrancavano su ogni pallone.

    Primo motivo del crollo, dunque, la fatica. La Lazio corre in quattro competizioni da mesi (la Supercoppa l’ha vinta, in Coppa Italia è stata eliminata in semifinale, in Serie A è terza, qui è arrivata nei quarti), ha un gioco fluido, si spende e si dà, vince molto e corre altrettanto. Come più volte da me sostenuto, non possiede una rosa di altissima qualità. E’ vero che se Inzaghi toglie Milinkovic-Savic - è accaduto al 69’ - entra Felipe Anderson, ma è vero anche che se esce Basta (un soldatino diligente e nulla più) entra Lukaku, cui manca sempre qualcosa per essere persuasivo. Se a questo si aggiungono de Vrij e Luiz Felipe distratti e imprecisi, Lulic con le gomme sgonfie e Lucas Leiva che si abbassa, dopo un primo tempo, di aggressività, si capisce perché ci sia stato il tracollo.

    Secondo motivo, la testa. Chiuso il primo tempo sullo 0-0, senza alcun rischio corso, anzi con un’occasione non sfruttata da Immobile (un altro che sta giocando consecutivamente da quindici partite), la Lazio è andata in vantaggio con Ciro al 55’ (grande lancio di Luis Alberto, fuga nel deserto del centravanti e tiro a giro di perfezione assoluta), credendo che la qualificazione fosse blindata. Invece neanche un minuto dopo, anzi sull’azione successiva, il Salisburgo ha pareggiato con Dabbur. Certo, c’è stata una deviazione di Luis Felipe, ma de Vrij è uscito in ritardo e la sua mancata chiusura ha facilitato la conclusione. L’1-1, comunque, sarebbe stato un punteggio ancora altamente conveniente. Ma la Lazio, piano piano, ha cominciato a perdere sicurezza. Nessuno l’ha detto e nessuno sarebbe disposto ad ammetterlo, ma la squadra ha mollato proprio perché sentiva di avere un cuscinetto di sicurezza. Sono questi i cedimenti letali.

    Terzo motivo, gli errori di Strakosha. Il portiere albanese è un ottimo elemento e ha fatto una stagione di alta gamma. Tuttavia, in una serata decisiva, ha mostrato qualche limite. Se sia tecnico (sempre in difficoltà sui tiri da lontano) o di altra natura, non saprei dire. Sta di fatto che, già in ritardo su un tiro di Schlager (palo pieno), ha subito il secondo gol  (Haidara) partendo nettamente in ritardo.

    Certo non siamo abituati a vedere una squadra italiana, in vantaggio per 1-0  a trentacinque minuti dalla fine, farsi prendere a pallate in meno di un quarto d’ora. Il 2-1 (72’ Haidara), il 3-1 (74’ Hwang: pessima l’intera linea difensiva) e il 4-1 (76’ Lainer da angolo) si raccolgono addirittura in sei minuti. Buio pesto dopo. La Lazio non aveva più la testa (persa nella rimonta avversaria), né le gambe. Inutile l’ingresso di Nani e il passaggio ad un emergenziale 4-2-4. Nessuna occasione da rete, neanche generata da qualche palla lunga, nemmeno un cenno di reazione, solo errori in controllo e in appoggio.

    La Lazio va fuori quando era ad un passo dalla semifinale di Europa League. Forse sto diventando troppo buono, ma tatticamente non ho rilievi da muovere a Simone Inzaghi. Al di là del sistema di gioco (3-5-2) la squadra ha controllato la gara e segnato fin quando il Salisburgo non ha alzato i ritmi. Poi c’è stato altro. E domenica sera arriva il derby con la Roma l’unica italiana in semifinale nella competizione più importante. La Lazio è a pezzi, gli altri pensano addirittura di arrivare a Kiev. In teoria non c’è partita. Ma, come a Salisburgo, basta un nulla per mandare una partita all’aria e cadere nel vuoto della propria vanitosa sicurezza.

    @gia_pad

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