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  • Lo sport adotti i 25 mila 'figli di nessuno'
Lo sport adotti i 25 mila 'figli di nessuno'

Lo sport adotti i 25 mila 'figli di nessuno'

  • Marco Bernardini
Nel nostro Paese, attualmente, ci sono 25mila "giovani fantasmi". Si tratta del dolente esercito composto da ragazzini e ragazzine, mediamente di età compresa tra gli 8 e i 16 anni, che nel corso del 2016 sono arrivati in Italia dopo aver compiuto uno dei quotidiani viaggi della disperazione a bordo dei barconi salpati dalle coste delle nazioni dove infuria la guerra. I loro genitori o parenti più stretti li hanno imbarcati come fece la biblica mamma ebrea con il neonato Mosè per preservarlo dalla strage ordinata dal Faraone in Egitto. Sono tra di noi e vivono con noi, ma ufficialmente non esistono. 

Figli di nessuno, molto probabilmente sono gli stessi i cui volti abbiamo osservato perlopiù distrattamente guardando in televisione i reportage realizzati da giornalisti coraggiosi. Mucchi selvaggi di bambini che lottano tra loro per un pezzo di pane lanciato dai volontari o dai soldati. Figure apparentemente tutte uguali segnate, in volto, dalla disperazione e dal terrore. Eppure ciascuno con la propria identità calpestata dalla privazione coatta della dignità di essere umano. Scene di normali tragedie alle quali, purtroppo, l’assuefazione diventa regola. Ma da oggi cambiare direzione sarà possibile. Anzi, doveroso. 

Giovedì alla Camera dei deputati, dopo la discussione in calendario per oggi, verrà votata la risoluzione definitiva mirata a restituire a questi venticinquemila giovani 'fantasmi' l’ufficialità di cittadini del mondo. Seimila di loro, i più sfortunati, sembrano essere scomparsi nel nulla e, con ogni probabilità, sono già stati presi in ostaggio da quelle bande organizzate di malavitosi e di mafiosi per essere istruiti e avviati alla manovalanza del crimine. Gli altri diciannovemila attendono di tornare alla vita vera nei centri di accoglienza o presso quegli istituti pubblici e privati per la tutela dei minori. Con la nuova norma di legge, dopo la certificazione di “esistenza”, potranno trovare una famiglia adottiva o, se sarà possibile, fare in modo che i loro genitori effettivi si ricongiungano con loro nel Paese che avrà deciso di prendersene carico. Per arrivare alla completa e legittima integrazione, si spera dribblando finalmente gli odiosi paletti fissati dalla burocrazia,  verrà messa in funzione l’intera macchina del welfare: istruzione, assistenza sanitaria, sostegno economico, integrazione reale e garanzie individuali. 

Mi auguro e voglio credere che anche il mondo dello sport interverrà direttamente e concretamene in questa operazione fondamentale che non è ispirata dalla carità ma dal rispetto per le più elementari regole di vita. Malagò, Il presidente del Comitato Olimpico Italiano, ha la grande opportunità di dimostrare con i fatti di meritare a pieno titolo il ruolo che ricopre supportato dalla fama di persona attenta e disponibile anche per quelli che sono gli aspetti e i doveri sociali dello sport. Da un suo segnale preciso potrebbe realizzarsi, a cascata, ciò che viene definito effetto domino. Il coinvolgimento di ciascuna Federazione per ciò che gli compete mirato alla 'cura' reale e sistematica di questi nuovi e giovanissimi cittadini i quali anche nello sport potrebbero trovare uno strumento di integrazione ed eventualmente persino di avviamento professionale. Spesso lamentiamo una colpevole disattenzione e disaffezione nei confronti dei settori giovanili, soprattutto in quello calcistico. La strada dei prossimi ex figli di nessuno darebbe l’opportunità di una svolta positiva al movimento. Con una raccomandazione indispensabile. La necessità di blindare ciascuna giovane promessa dal possibile e prevedibile assalto corsaro da parte dei soliti mercanti assortiti. Già troppe volte questi ragazzi sono stati comprati e venduti, senza scrupoli. 

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