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  • MALDINI a CM: 'Donnarumma? Pazzo di lui. Non è bandiera né traditore, ma io non ho mai lasciato il Milan...'

    MALDINI a CM: 'Donnarumma? Pazzo di lui. Non è bandiera né traditore, ma io non ho mai lasciato il Milan...'

    • Stefano Agresti

    ROMA. Se lo osservi, ti colpisce quanto sia magro. Come se Paolo Maldini, abbandonato il calcio, fosse diventato maratoneta: non gli vedi addosso un grammo in più, a quarantanove anni. «Ma non ho tempo di correre nemmeno mezz'ora, ho solo perso un po' dei muscoli che avevo quando giocavo». Sorride spesso. E' sereno, si occupa della sua famiglia, ha attività sparse. Di frequente si parla di lui per un incarico importante nel calcio, nel Milan oppure in Federazione. Per ora rimane ai margini. E osserva.

     

    Paolo Maldini, il Milan sta acquistando un calciatore dopo l'altro: che sensazioni ha?

    «I segnali sono incoraggianti, mi sembra. Vediamo come prosegue il mercato, vediamo quale futuro aspetta la squadra. Di Milan, però, è meglio che parli poco».

    E anche del suo ritorno sfumato in rossonero.

    «Ovviamente: se ne sono dette di tutti i colori, lasciamo perdere».

    Su Donnarumma, però, ha le idee molto chiare.

    «Lo conosco da quando era un bambino, o poco più. Giocava con mio figlio, prima che si rompesse i legamenti a entrambe le ginocchia e dovesse prendere altre strade. Già a dodici anni lo vedevi e dicevi: questo non è normale».

    Aveva anche allora un grande fisico.

    «E non solo quello: la tecnica, la sicurezza, la personalità. Tutte le qualità che vediamo adesso. Mihajlovic ha capito subito di avere in mano un fenomeno, voleva mandarlo in campo dall'inizio della stagione, gli dicevo: guarda Sinisa che a sedici anni non è facile debuttare in serie A, io ci sono passato e non mi sentivo così sicuro... Ha atteso un paio di partite e poi l'ha buttato dentro».

    Ha mai dato un consiglio a Donnarumma?

    «Sono pazzo di lui, ma da qualche tempo non vado a Milanello e non ho potuto dirgli nulla. Gli avrei semplicemente suggerito di restare quello che è e di non farsi spaventare da niente. Anche se ora lo stanno mettendo in difficoltà, con questa storia del contratto e del futuro».

    Se se lo trovasse davanti, gli direbbe di restare al Milan o di andarsene?

    «Di scegliere in libertà ciò che ritiene meglio per sé, ciò che pensa possa farlo sentire bene. Nel caso in cui ne sia convinto, rimanga al Milan. Mettendosi però alle spalle quello che stanno dicendo ora di lui: parlano di bandiera, gli danno del traditore... Niente di tutto ciò. Speriamo che questo non incida sul suo rendimento, perché stiamo parlando di un ragazzo di diciotto anni».

    Chi le diede il consiglio migliore quando, a sedici anni, debuttò nel Milan?

    «Avevo la fortuna di avere un allenatore come Liedholm. Mi disse: vai e divertiti. E mi chiese: a proposito, vuoi giocare a destra o a sinistra? Lo guardai un po' così: faccia lei... Con un tecnico del genere era tutto facile».

    Lei è mai stato vicino a lasciare il Milan come accade ora a Donnarumma?

    «Non da giovanissimo, ma quando ero un po' avanti con gli anni l'occasione si è presentata. Per cambiare squadra devono esserci tre componenti: un club che ti vuole, la tua società pronta a cederti, il tuo desiderio di andartene. Per quanto mi riguarda c'era la prima condizione, non so se ci fosse anche la seconda, ma la terza non c'è mai stata: ho sempre scelto di restare».

    Donnarumma è il portiere di una bella Under 21.

    «Una squadra fortissima, forse la migliore degli ultimi vent'anni, come dice Di Biagio. Non ha solo il portiere, ci sono tanti altri talenti. E alcuni che ancora non si sono espressi come potrebbero, tipo Berardi e Rugani. Possiamo vincere il titolo, non ho dubbi».

    Crede che questo gruppo possa poi entrare a far parte della nazionale in pianta stabile, magari già ai Mondiali in Russia?

    «Ne sono convinto, un po' come accadde alla mia Under 21 che nel 1986 andò vicina alla conquista del campionato europeo. Due anni dopo Vicini era diventato ct e molti di noi si ritrovarono assieme nella selezione maggiore all'Europeo in Germania».

    Buffon ha detto che gli piacerebbe fare il commissario tecnico: come lo vede?

    (ride) «Non lo so proprio, certo è comodo fare il ct e non allenare le squadre di club... Ha anche spiegato che tra un anno potrebbe continuare a giocare, nel caso in cui dovesse vincere la Champions: me lo aspettavo».

    E' così difficile lasciare il calcio?

    «Per me non lo è stato, forse anche perché le condizioni fisiche non erano ideali. Avevo dolori ovunque, ero in campo da quando avevo sedici anni, arrivato a quarantuno ho visto il ritiro come un passaggio naturale».

    Le piace la nazionale di Ventura?

    «Sta nascendo qualcosa di bello, una squadra forte, con tanto talento e giovani di valore che potranno crescere».

    C'è un calciatore italiano che la intriga in modo particolare oggi?

    «Verratti è straordinario, ha qualità che apprezzo tantissimo e penso che sia destinato a migliorare se andrà via da Parigi e proverà una nuova esperienza. Certo per il Barcellona uno come lui sarebbe l'ideale, e viceversa».

    Per andare ai Mondiali è diventato indispensabile vincere in Spagna: possiamo riuscirci?

    «Direi proprio di sì. E sarebbe davvero importante, anche perché poi qualificarsi attraverso il play-off potrebbe diventare estremamente pericoloso: sono due partite, non puoi sbagliare e rischi di trovare un avversario complicatissimo».

    @steagresti
     

     


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