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  • Milanmania: Montella, era ora! Il Milan deve tornare a pensare in grande

    Milanmania: Montella, era ora! Il Milan deve tornare a pensare in grande

    • Luca Sereafini
    Ci ha messo 24 ore Vincenzo Montella ad alzare il tiro. Sabato nella conferenza stampa di presentazione della partita contro il Bologna, ha incensato i risultati ottenuti fissandoli quali obiettivi iniziali raggiunti in stagione: la Supercoppa italiana, una figura decorosa in Coppa Italia, il ritorno in Europa. Con la ciliegia di finire in classifica davanti all’Inter. Domenica finalmente si è sganciato dalla mediocrità mediatica della vigilia, inserendo la parola “Juventus” nelle ambizioni del futuro prossimo. Proveremo a darle fastidio ha detto. E’ sufficiente. Era ora. Era ora che dopo i balletti sui tavoli e gli hip hip hurrà surreali di questi ultimi anni, qualcuno tornasse anche a parlare di sogni e Montella ci ha infilato quelli che dice condividere in queste settimane con Fassone. Il Milan ha bisogno di tornare a sognare, di tornare a parlare e comportarsi da grande.

    Già il fatto che dopo 5 anni un mercato ci sia, è una notizia confortante e che sia iniziato a maggio lo è ancora di più perché allontana quella dietrologia cui qualsiasi milanista si è lasciato andare in questi 2 mesi senza vittorie, prima del Bologna. C’è un programma, c’è una programmazione. Ci sono una strategia e ci sono ambizioni. Europa A o B non cambia niente: i cinesi vogliono tornare a esportare il marchio, cioè la squadra. Che sia Tallin o Barcellona va bene uguale. E’ tempo di rialzare la testa. La Juventus celebra la sua festa per il 6° scudetto per i suoi meriti indiscutibili, societari e tecnici, ma nell’elenco dei ringraziamenti non possono essere esclusi i grandi alleati Milan e Inter che si sono dimesse da grandi squadre ormai da tempo, osservando con il binocolo quello che i bianconeri stanno realizzando nella loro storia moderna. Sarà forse vero che come ha detto Berlusconi tra i suoi ultimi deliri calcistici, ormai comandano emiri, sceicchi, petrolieri e armatori, ma questo alla Juve non accade e siamo alla seconda finale di Champions in 3 edizioni. Bastano mezzi e soprattutto cervello per crescere. Non soltanto i soldi.

    Nemmeno la passerella finale con il disarmato Bologna è stata particolarmente esaltante se non nel 3-0 finale. Troppo mediocre lo spettacolo offerto in questi anni e troppo basso il livello generale della rosa per nutrire ambizioni diverse da quel decoro in Coppa Italia e dal 6° posto minimo sindacale finalmente raggiunto – comunque – dopo anni di umilianti esclusioni. La nuova proprietà ha il dovere di mettere in condizione l’allenatore di parlare di obiettivi più alti e Montella infatti domenica è tornato a nominare la parola “Champions”. C’è molto da fare e il tempo non è molto. Basta tenere a mente che nessuno ha più voglia di accontentarsi: è tempo di pensare, agire e parlare in grande, lasciando perdere proclami e farneticazioni che hanno ridicolizzato la vertiginosa discesa verso il basso dal 2012 ad oggi.

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