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  • Momenti Di Gioia: Balotelli, Zaccardo e gli altri, quando il pallone dà i numeri

    Momenti Di Gioia: Balotelli, Zaccardo e gli altri, quando il pallone dà i numeri

    • Alessandro Di Gioia
    "In un calcio ormai privo di esempi da seguire e positività, ma sempre più basato sul denaro e sul ritorno economico, e funestato da eventi che con il pallone non hanno nulla a che vedere, questa rubrica vuole proporre un momento di svago settimanale che ci riavvicini allo sport più bello del mondo, legato al campo di gioco ma non solo, anche ai social, alle iniziative di beneficenza e a storie da raccontare: il calcio è felicità, il calcio è passione, il calcio è "Momenti Di Gioia""

    Tutto ebbe inizio, come sempre, in Inghilterra: nel 1928 vennero infatti introdotti i numeri dietro alle maglie da gioco, per distinguere gli autori dei gol, dei falli e in generale per consentire agli arbitri la riconoscibilità dei giocatori. In Italia la numerazione venne usata per la prima volta il 17 settembre 1939, ma la regola era ferrea: una squadra titolare indossava numeri da 1 a 11 e i sostituti avevano un numero dal 12 in poi, numeri corrispondenti ai ruoli durante una partita. L'1 andava al portiere, il 2 al terzino destro, il 3 al terzino sinistro, il 4 era appannaggio del mediano, il 5 allo stopper, il 6 al libero, il 7 era dell'ala destra, l'8 della mezzala destra, il 9 del centravanti, il 10 alla mezzala sinistra (o al fantasista) e l'11 all'ala sinistra (o alla seconda punta). Il portiere di riserva aveva il 12 e via con tutte le altre sostituzioni. Punto, stop, senza eccezioni. Ma si sa, il calcio è come l'uomo, mutevole. Ecco allora che dai mitici anni '70 comincia a cambiare qualcosa.

    CRUIJFF E ARDILES, I PRECURSORI - Il primo fu Johann Cruijff, innamorato della numero 14, seguito da Osvaldo Ardiles, calciatore argentino degli anni '70-'80-'90: al campionato del mondo 1982 si distingue per il curioso fatto di essere uno dei pochi calciatori della storia ad indossare la maglia numero 1, pur non essendo un portiere, dato che la numerazione della nazionale argentina era stata assegnata per ordine alfabetico). Ma la vera e propria rivoluzione arriva negli anni '90: dal '95-'96 anche in Italia viene infatti introdotta la numerazione di maglia fissa per tutta la stagione, con il cognome stampato sulla casacca. E' l'inizio della fine: i numeri diventano i più disparati, alcuni dei quali sono rimasti nella storia.

    DA VIERI A LUPATELLI, NUMERI SU NUMERI - Mitici infatti rimangono il 32 di Bobo Vieri e del suo socio in affari Christian Brocchi, Zamorano dovette ricorrere all'1+8 per mantenere il 9 dopo l'arrivo di Ronaldo all'Inter, il 99 è stato appannaggio dello stesso Fenomeno al Milan o di Cassano alla Samp. Gatti scelse il 44 al Perugia per la famosa canzone dello Zecchino d'Oro, Kaviedes si fece scrivere "Nine" al posto del cognome perchè a Perugia il nove era già occupato. Balotelli ha sempre tenuto la 45, affezionato ai ricordi della Primavera, Ambrosini usava la 23 in onore di Michael Jordan. Capitolo a parte quello dedicato ai portieri eccentrici: Soviero prese la 8, Lupatelli al Chievo addirittura la 10, Bucci a Parma la 5.

    DE GUZMAN E ZACCARDO, IL PORTIERE E IL BOMBER - Il resto è storia recentissima: Balotelli, nella sua nuova parentesi al Nizza, ha deciso di cambiare e di scegliere la 9. De Guzman, appena passato al Chievo, ha scelto la 1, in onore dell'idolo Edgard Davids, che la portò a fine carriera. Infine il vero e proprio "bomber", Cristian Zaccardo: non di ruolo, visto che fa il difensore, ma di numero, visto che al Vicenza si è preso la 9. Vezzi della modernità, ma il fascino dei numeri non si perde mai.

    @AleDigio89

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