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  • Juve, senti Nicolini il vice di Lucescu: 'Con Witsel vinci la Champions League'
Juve, senti Nicolini il vice di Lucescu: 'Con Witsel vinci la Champions League'

Juve, senti Nicolini il vice di Lucescu: 'Con Witsel vinci la Champions League'

  • Nicola Balice

Proviamo a immaginare l'italiano più vincente degli ultimi vent'anni. Tanti i volti e i nomi illustri che possono passare per la nostra memoria, quando forse la risposta giusta potrebbe stupire i più. Con i suoi 25 titoli conquistati tra Turchia, Ucraina e Russia, è Carlo Nicolini a poter diventare con ogni probabilità la risposta giusta al quesito iniziale. Vice allenatore e preparatore atletico, autentico braccio destro di Mircea Lucescu, ecco che Nicolini senza una carriera da calciatore alle spalle ha saputo inventarsi e reinventarsi una professione nel mondo del calcio: da pioniere della tecnologia nell'ambito dello studio degli avversari fino a diventare uomo di campo a tutti gli effetti. “Lavoravo in un'azienda che produceva statistiche in ambito calcistico – racconta proprio Nicolini -, sono stato tra i primi in Italia a puntare sulla tecnologia video ed informatica per studiare il calcio. A metà anni novanta questo era un ambito ancora semi-sconosciuto, quasi visto con sospetto, pure in televisione dove le chiacchiere da bar non potevano essere smentite da numeri e fatti. Poi però c'è chi ha saputo guardare oltre ed ho iniziato a lavorare sotto commissione per tecnici di primissimo livello come Ancelotti, Lippi e soprattutto Lucescu”. Da lì il percorso nel mondo del calcio: “Sono di Brescia, parallelamente ho portato avanti i miei studi e dal '96 al '98 fui nominato preparatore atletico sotto la gestione Reja, vincendo un campionato di serie B. L'arrivo di Mazzone mi portò a lavorare con la Primavera, permettendomi però di continuare a collaborare di fatto con mezza serie A”.

 

LUCESCU, L'UOMO DEL SOGNO – Fino al 2001, quando arrivò l'autentica svolta con la chiamata definitiva di Mircea Lucescu: “Mi chiamò per seguirlo al Galatasaray, in mezza giornata era cambiata tutta la mia vita. Ho mollato tutto per seguirlo, vincendo subito il campionato. L'arrivo di Terim ci costrinse a lasciare da campioni, andammo al Besiktas vincendo il campionato anche lì. L'epopea trionfale però fu quella dello Shakhtar Donetsk, in Ucraina vincemmo 8 campionati, 6 coppe d'Ucraina e 7 Supercoppe, oltre ad un'Europa League che per poco non raddoppiammo in Supercoppa europea contro il Barcellona in una finale con diversi episodi discutibili. Soprattutto lanciando tanti giocatori poi diventati top player assoluti, da Willian a Fernandinho, passando per Douglas Costa e Mikhtaryan. Ed ora eccoci allo Zenit San Pietroburgo, pronti via abbiamo vinto un'altra Supercoppa nonostante una fase di ridimensionamento del progetto. Oggi siamo secondi in classifica, vedremo quanto il mercato possa aiutarci nel proseguire la nostra marcia”. Lucescu, l'uomo della svolta. Ma cos'ha di speciale? “È avanti anni luce. Si aggiorna, è umile e competente. Sa che un allenatore nato in Romania per imporsi deve lavorare il doppio degli altri, lui lavora il quadruplo. Ha una conoscenza del calcio infinita, parla sette lingue, gioca sempre per vincere proponendo un'idea di calcio all'avanguardia. E lavora davvero con i giovani e per i giovani, i calciatori nei suoi club vengono volentieri perché sanno di poter crescere e imporsi, i presidenti lo chiamano perché è sempre stata la loro fortuna”.

 

JUVE, WITSEL PER LA CHAMPIONS – A proposito dello Zenit e del mercato, tutto o quasi ruota attorno ad Axel Witsel. Ma sarebbe davvero l'uomo giusto per la Juve? “Vado contro i miei interessi, perché vorrei che Axel restasse con noi ancora a lungo. Ma se dovesse andare alla Juve, allora Allegri avrebbe trovato quel giocatore che secondo me gli manca ancora. Witsel è prima di tutto un ragazzo intelligentissimo e un professionista esemplare. In campo poi darebbe quella fisicità che di fatto sta mancando, ma anche la possibilità di cambiare modulo. Con Witsel la Juve potrebbe permettersi il tridente pesante, cosa che con Pjanic non può fare, ad esempio. È perfetto da interno nel centrocampo a tre o anche da vertice basso, in una mediana a due poi può fare sia l'uomo di rottura che quello chiamato ad impostare il gioco. La verità è che allenandolo ci si rende conto di che grande giocatore sia, molto più che dall'esterno, il classico campione che magari si nota poco ma che si sente. Perso Pogba, non vedo altri elementi più adatti di lui a rimpiazzarlo in rosa, qualche colpo in meno ma anche una cultura tattica superiore. Penso proprio che con un Witsel in più la Juve potrebbe puntare senza mezze misure alla vittoria della Champions. Ma spero anche che rimanga qui allo Zenit”.

@NicolaBalice


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