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  • Pippo Russo: il derby Milan-Inter, una ditta unificata al servizio di Infront

    Pippo Russo: il derby Milan-Inter, una ditta unificata al servizio di Infront

    E lo chiamano derby. Quella strana partita che verrà giocata alle otto di sera d’un martedì di fine novembre. A Bari. Senza diretta televisiva per non dar noia alla programmazione di Champions League, competizione di cui fino all’altro ieri le due protagoniste del derby erano ospiti quasi d’ufficio. In termini nominali è un’Inter-Milan la gara che va mestamente in scena oggi allo stadio San Nicola, ma pure i diretti interessati hanno pudore di parlarne e fanno di tutto affinché se ne dica il meno possibile. Sia benedetta la mancata copertura delle tv, dal loro punto di vista. Persino i giornali sportivi, complici del silenzio, dedicano all’evento lo spazio minimo indispensabile.

    E invece parlarne si deve, per una serie di motivi che rimanda alla gestione fallimentare del calcio italiano, alla sua scientifica propensione a sperperare tutto ma cominciando dalle eccellenze. E il derby milanese lo è, un’eccellenza. O meglio, lo è stato. Perché a guardare il modo in cui viene utilizzato adesso c’è da chiedersi fino a quando manterrà un’aura mistica e un’oncia di fascino. Una volta era davvero Stramilano. L’appuntamento in cui, due volte l’anno salvo eccezioni, si decideva la supremazia cittadina e sovente le sorti di un campionato. E certo i tempi cambiano e i calendari stagionali si adeguano, ma ciò non giustifica la macelleria cui il derby milanese è stato sottoposto negli ultimi anni. Sempre più spesso ridotto a un circo di periferia, messo in piedi per soddisfare interessi terzi rispetto ai quali i due club non hanno nemmeno vantaggi di sorta: economici, mediatici, d’immagine. Nulla di nulla. Soltanto delle corvée cui adeguarsi, e a cui i due club umilmente sottostanno proiettando all’esterno un’immagine poco gradevole soprattutto per i tifosi. L’immagine di una ditta unica, ma ripartita in due diversi rami d’azienda la cui sola ragione sociale è alimentare l’illusione che facciano ancora riferimento a due diverse comunità di tifosi. Che col cuore gonfio di sentimenti antichi hanno visto stamani le due truppe imbarcarsi sullo stesso volo charter, per andare a compiere a braccetto una missione aziendale nel Meridione d’Italia. Nel wrestling avrebbero avuto un po’ più di rispetto per le forme.

    È la logica del calcio nell’epoca di Infront, la mega-macchina del pallone italiano che regola la manopola dell’ossigeno per l’intera baracca. Stavolta c’è da tenere in vita il Bari, a dispetto delle elementari regole sulla libera concorrenza. Che dovrebbero valere dapprima fuori dal campo, e soltanto poi sul terreno di gioco. Di questa strana concezione del mercato si sta occupando la magistratura milanese, e siamo tutti in attesa di sapere per quanti campionati abbiano avuto ai nastri di partenza club che non avrebbero dovuto essere lì. Ma nel frattempo Inter e Milan si costituiscono in Società Ambrosiana di Soccorso per andare in aiuto del club presieduto dall’ex arbitro Gianluca Paparesta. Lo stesso che forse non fu mai davvero chiuso a chiave da Luciano Moggi in uno sgabuzzino dello stadio di Reggio Calabria, ma che certamente pochi giorni dopo telefonò all’ex dg bianconero per chiedere umilmente scusa della performance arbitrale al Granillo, ottenendo nulla più che di farsi ulteriormente insolentire (LEGGI QUI). 

    Lo stesso che chiedeva a Galliani via Meani di far recapitare “al sottosegretario Gianni Letta” quel dossier dell’azienda di biodiesel, cui l’ex arbitro teneva tanto (LEGGI QUI). E certo, tanta sollecitudine mostrata dai club milanesi verso chi si trova in difficoltà rientra nella tradizione della “Milàn col cœur in man”. Ma allora è lecito aspettarsi che da qui in poi, tutti i santi martedì, il charter della Società Ambrosiana di Soccorso si sposti verso gli angoli più disparati della Penisola. Ché di club in situazione economico-finanziaria drammatica ce n’è un fottìo, e per decidere quali andare a assistere si deve ricorrere al metodo dell’estrazione a sorte. Sono pronte i due club a assumere un ruolo da Dame di San Vincenzo del Pallone?

    In attesa che a questo interrogativo venga data risposta rimane il dato: cinque derby giocati in stagione quando ancora non si è chiuso il mese di novembre. Di questi cinque, quattro sono di pura fuffa. Una gara amichevole in Cina, due mezze partite in tornei triangolari (una in estate, una stasera), e una per l’assegnazione del Trofeo Luigi Berlusconi, ormai tenuto in vita per incaponimento del Principale ma dirottato in anonime serate d’autunno. L’unico derby vero è stato giocato alla terza di campionato. Era settembre, soltanto due mesi fa. Ma il ricordo di quella partita è già remoto, compreso fra due strati di derby fuffa che hanno banalizzato la grandezza dell’evento agonistico autentico. E dunque, appuntamento stasera per una gara in cui i due allenatori faranno abbondante uso di riserve e ragazzi della Primavera. Poi, salvo contrordini, per quest’anno solare la ditta dovrebbe aver terminato il calendario di impegni. Ma da qui a maggio di tempo ce n’è, e chissà quante operazioni di pronto soccorso pallonaro toccherà organizzare a Infront.

    Pippo Russo 
    @pippoevai

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