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  • Rigori, silenzi stampa e Higuain: tutti i veleni di un doppio Napoli-Juve

    Rigori, silenzi stampa e Higuain: tutti i veleni di un doppio Napoli-Juve

    • Luca Borioni
    Ricordo un doppio big match consumato nel giro di pochi giorni al Franchi tra Fiorentina e Juventus. Dicembre del 2005, nella stagione che sarebbe sfociata, dal giugno successivo, in Calciopoli. Clima (tanto per cambiare) surriscaldato. Bianconeri in ritiro blindato, con allenamenti a Coverciano super protetti. Il giorno 1 dicembre 2005 si gioca in notturna la sfida di Coppa Italia, Capello mescola le carte e la Juve subisce subito un primo affondo da Bojinov. A metà gara, fuori dallo stadio si scatenano i soliti idioti e in campo arrivano gli effluvi dei lacrimogeni lanciati dalla polizia: l’arbitro decreta uno stop lungo 28 minuti. Si riparte e Pazzini raddoppia. Ma dopo tre minuti risponde Pessotto. Dalla panchina entrano tutti insieme Nedved, Emerson e Ibrahimovic e per la Juve arriva il gol del 2-2 firmato da Mutu, che poi sarebbe diventato ex. Non sembra un buon viatico alla gara di campionato che si gioca il giorno 4 dicembre, domenica pomeriggio, e invece non succede nulla di strano. Stavolta va in vantaggio la Juve con Trezeguet, il solito Pazzini pareggia a fine primo tempo ma nella ripresa, allo scadere, Camoranesi beffa i viola: 1-2. Vieira festeggia passeggiando con sguardo di sfida davanti ai "distinti", da dove per tutto l’incontro aveva ricevuto "apprezzamenti" sulla sua etnia. Fine flashback.

    Balzo temporale ed eccoci qua. Quasi dodici anni dopo che cosa è cambiato? Non molto. Restiamo sempre un posto dove la cultura sportiva cede il passo al campanilismo becero, il tutti contro tutti ha più appeal dell’uso sostenibile del pensiero. Nel calcio come in politica. Se non è Fiorentina-Juventus (o Pd-Cinque Stelle), è Napoli-Juventus, passando per tutte le altre rivalità che presto si riassumeranno in Barcellona-Juventus. Fatto sta che anche le due sfide in programma al San Paolo avranno il loro bel contorno di veleni. Anche perché, rispetto a qualche anno fa, ora c’è da considerare la variante dei social, il terreno fertile delle cattiverie fino a un certo punto virtuali.

    Tutto è cominciato con la semifinale d’andata tra Juve e Napoli. I rigori dati e quelli non dati, il silenzio stampa interrotto dal ds Giuntoli su input d'Oltreoceano di De Laurentiis, le parole durissime contro l’arbitro Valeri e perfino contro i commentatori Rai. Poi abbiamo avuto il rigore non rigore di De Sciglio con il Milan, oltre al retropassaggio di Chiellini con l’Inter. Eppure, nonostante questo, rispetto ai tempi di Calciopoli la Juventus di Allegri concede meno appigli alle critiche. Tutti gli episodi passati in rassegna circa le decisioni arbitrali risultano al limite. Nel senso che al massimo in ogni caso si arriva a dire "quel rigore poteva essere dato oppure no", una formula che ovunque nel mondo farebbe passare inosservato qualsiasi caso da moviola e che invece nella nostra realtà surreale smuove perfino l’unione consumatori. Ma questa Juve è ancora più solida di quella capelliana, più compatta anche (vedi il sermone di Allegri sul buon esempio che il calcio dovrebbe dare e vedi i commenti di Buffon che lasciano presagire come minimo una prova di carattere a Napoli).

    "Rigore per la Juve"a parte, la sfida è anche tra allenatori. Entrambi scaltri, corregionali, abili nella gestione dei giocatori e delle tattiche. Più votato al calcio spettacolo Sarri che però è meno propenso di Allegri a cedere al buonumore. In un caso, dopo il sofferto successo di Empoli, quando proprio non sapeva di cosa lamentarsi, il buon Sarri per non tradire l’immagine del toscanaccio ipercritico ha sottolineato le colpe della Lega Calcio per le gare programmate all’ora del pranzo domenicale ("fanno schifo", cit.) e per il calendario sfavorevole alla Roma rispetto agli impegni di Europa League (!), tanto per sgradire. Sfida nella sfida: Sarri si è aggiudicato la panchina d’oro proprio a spese di Allegri. Evidentemente nella valutazione dei giurati ha fatto testo principalmente l’aspetto tattico. Se avessero contemplato anche lo stile dell’abbigliamento…

    Ma non sorridete troppo, i veleni si annidano ovunque, anche nei ritiri delle nazionali. Da dove si racconta che con vari stratagemmi siano fuoriusciti in anticipo cinque protagonisti annunciati, tutti di parte bianconera, squalificati, diffidati, infortunati, o chissà cosa: Mandzukic, Pjanic, Barzagli, Alves e Higuain: tutti in rotta su a Vinovo, domani, per la ripresa degli allenamenti. A proposito del Pipita: lui incarna – più o meno suo malgrado - il veleno di Napoli-Juve. Come verrà accolto? Intanto le due partitissime annunciano due pienoni record al San Paolo, prevendita a mille più per la gara di Coppa Italia, il 5 aprile, che per quella di campionato del 2 aprile. Nel primo caso è in gioco una finale, nel secondo solo il rilancio delle ambizioni delle inseguitrici. E non solo, ecco un altro spunto malevolo: in campionato l’incasso spetta solo alla squadra di casa. E il Napoli ha opportunamente alzato le cifre di biglietti per questa gara istituendo il "paghi uno prendi due" che si tradurrà in una somma misera per la Juve che avrà dal doppio incasso la metà della gara di Coppa a cifre normali… Diavolo di un ciuccio. A proposito, la questione biglietti ci fa pensare anche alle intercettazioni, all'infiltrazione della 'ndrangheta e alla vicenda della giustizia ordinaria che sorpassa la giustizia sportiva e punta su Andrea Agnelli. Altre vicende infuocate.

    ​Napoli-Juve e Napoli-Juve sarebbero aldilà di tutto due fantastiche partite da vivere allo stadio, ma in ogni caso non se sei tifoso ospite: vietato entrare, non solo perché saresti fin troppo temerario ma anche perché non potresti acquistare il biglietto. Come da decisione (ancora da confermare ma molto probabile) del Viminale. E allora, settore ospiti aperto ai tifosi di casa, record d’incasso, show delle moviole in tv e viva lo sport! Speriamo.

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