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  • Roma e l’Europa mancata, perché fallisce sempre?

    Roma e l’Europa mancata, perché fallisce sempre?

    • Stefania Accosa
    “Roma è questa. Non c’è pace. È la condanna a vivere eternamente nella speranza, probabilmente senza mai ottenere nulla”. Così scrisse un tifoso giallorosso nel 2015, e ancora la storia, drammaticamente, si ripete. Il rapporto tra la Roma e l’Europa è sempre stato contraddistinto da tante sconfitte, alcune più dolorose di altre. Immancabile non nominare l’umiliante 7-1 subito dal Manchester United di Cristiano Ronaldo o la sconfitta al Camp Nou per 6-1, passando per i 7 gol messi a segno allo Stadio Olimpico dal Bayern Monaco. Serate da dimenticare, proprio come quest’ultima eliminazione dall’Europa League, per mano di una squadra non così imbattibile. 

    DA PORTO A LIONE - Il destino ha voluto che la Roma incontrasse nella stagione in corso, Porto e Lione, squadre ritrovate anche dalla Juventus sul proprio cammino. La differenza tra bianconeri e giallorossi passa anche da queste partite messe a confronto, i cui esiti sono stati ben diversi. Il Porto ha eliminato la Roma dai playoff della Champions League: all’andata in Portogallo il risultato fu di 1-1, il ritorno a Roma invece vide una vittoria straripante per 3-0 dei portoghesi. Roma dritta in Europa League. Qui la squadra italiana era inserita tra le potenziali vincitrici del titolo con Napoli e Manchester United, per gioco espresso e qualità dei giocatori. Il sogno però si infrange nuovamente, la Roma non riesce a qualificarsi ai quarti, eliminata dal Lione. In Francia la sconfitta per 4-2, al ritorno l’inutile vittoria per 2-1, e uscire vincendo è la situazione che ti lascia maggiormente l’amaro in bocca, e inizi a basarti sui “se avessimo giocato…se fossimo stati…”. 

    IL CONFRONTO CON LA JUVE - Intanto i romanisti vedono la Juventus proseguire il suo cammino in Champions,dove incontrerà il Barcellona, e allora smettono per un attimo con gli insulti ironici corredati da #finoalconfine. I “se” logorano ancora di più i pensieri, guardando alle prove della Juve contro Lione e Porto. Con i primi i bianconeri hanno faticato, pareggiando a Torino, e vincendo in extremis per 1-0 in Francia con Cuadrado e in inferiorità numerica. Col Porto invece, nonostante la fatica nello sbloccare il risultato, non c’è stata storia fin da subito, vittoria all’andata (0-2) e al ritorno (1-0) partite controllate dall’inizio alla fine. Senza un gioco esaltante, senza meravigliare il pubblico, senza segnare valanghe di gol, ma anche grazie ad una difesa impenetrabile (la migliore della Champions) la Juve ha avuto la meglio. Semplice ed efficace. 

    VINCERE E’ L’UNICA COSA CHE CONTA - Cosa manca alla Roma per essere come la Juventus? Mettendo da parte la storia e la tradizione, non è solamente questione di mentalità. Boniperti diceva che “Alla Juve vincere non è importante, è l’unica cosa che conta” parole riecheggiate nello Stadium anche all’inaugurazione dello stesso, ma va detto che tutte le squadre scendono in campo per vincere. Il cammino negativo in Europa della Roma è da ricondurre alla gestione della squadra e al progetto tecnico. Il presidente James Pallotta, presentatosi come salvatore, pronto a rendere l’As Roma un “brand mondiale”, nell’effettivo non ha apportato svolte rilevanti nella storia giallorossa. Niente trofei, niente prestigio, e senza un reale e ponderato progetto, senza uno sguardo in prospettiva, questo schema si ripeterà come una costante.

    IL MERCATO - Pallotta sembrava più interessato all’edilizia, alla realizzazione dello stadio, dispensa sempre grandi promesse e investimenti, ma sul mercato la Roma non ha la forza di trattenere i propri gioielli. L’esempio Pjanic è il più lampante, poi c’è Digne al Barcellona e tanti altri, e chissà per quanto ancora Nainggolan riuscirà a rimanere in astinenza da titoli, visto il livello delle squadre competitive interessate a lui. Essere in un club vincente è la prima attrattiva per operare sul mercato, ma serve anche forza dirigenziale e obiettivi raggiungibili, che vengono sempre posti in secondo piano dopo il "mantenere i conti in ordine e fare cassa".

    Non c’è modo migliore per rendere la Roma una squadra di livello europeo e internazionale se non vincere, un concetto che a Trigoria ancora è lontano dalla concretezza. 

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