Calciomercato.com

  • Sabatini: Epic Brozo come lo 'sciuscià' di Moriero, potenza del gesto e del gruppo

    Sabatini: Epic Brozo come lo 'sciuscià' di Moriero, potenza del gesto e del gruppo

    Polpastrelli sulla tastiera, pronti-via: "Epic Brozo" e si apre un mondo. Il pollice e l’indice sulle guance, lo sguardo un po’ assorto e un sorriso abbastanza vago: ecco la posa più “virale” del momento. Circola perfino un’espressione simile – anche se ovviamente casuale – del Papa. C’è un giornalista famosissimo, Gianni Riotta, che si è messo in posa via Twitter, per festeggiarsi da tifosissimo interista. E l’altra sera ho partecipato a una riunione per la Champions che si è conclusa con “dai facciamoci un selfie, un epic Brozo tutti assieme”. Potenza dei social. Superpotenza del gesto, nato addirittura a Ferragosto: uno scatto con un’amica e la sorella. Da lì è partito il mito, anche se Brozovic non era titolare ed è stato in bilico sul mercato. Sembrava uno dei tanti “interisti per caso” transitati ad Appiano Gentile e dintorni. Invece è diventato più simpatico e poi anche più bravo. Da Ferragosto a Natale: da anonimo a idolo.

    I giocatori dell’Inter hanno festeggiato con un “epic Brozo” anche a Udine. Così torna in mente un altro gesto nato per caso e poi diventato di moda. Agosto 1997, prima giornata di campionato e Inter in difficoltà. L’allenatore Simoni già a rischio esonero, sta perdendo a San Siro con il Brescia. Quasi per disperazione, mette in campo Recoba, che aveva giocato pochissimo anche nelle amichevoli pre-campionato. E proprio Recoba ribalta la partita, con due prodezze di sinistro da lontanissimo. Dopo il secondo gol, Moriero si inginocchia per lucidargli lo scarpino sinistro. Gesto improvvisato e istintivo. Ma si vede in tv. Poi compare su tutti i giornali. E diventa di moda anche senza Internet, perché tutte le volte che c’è un gran gol da lontano lo “sciuscià” viene ripetuto tra amici al calcetto come in allenamento ad Appiano Gentile. Un piccolo gesto, che genera grandi sorrisi: il successo è tutto qui.

    Quel che non si vede, ma si intuisce, è la forza di questi particolari anche in spogliatoio. Ogni gruppo, se unito, elegge insospettabili giocatori-simbolo, che diventano indispensabili oltre i loro meriti tecnici. Così l’altro giorno, quando a Mancini è stato chiesto del futuro di Brozovic in Inghilterra, ha risposto “assolutamente no, sennò poi chi ci fa le foto?”. Oltre l'apparenza, c'è la sostanza: Brozovic ha contribuito a creare il gruppo. Non si spiega in altro modo la coesione di una squadra, questa Inter, che ha perso la storica pattuglia argentina e sembra pubblicizzare la globalizzazione più sfrenata. Con espressione un po' antiquata, in altri tempi avremmo detto che lo lo spogliatoio nerazzurro era una Torre di Babele: ognuno parla la propria lingua, nessuno capisce. Invece l'unione si vede nitida anche in campo.

    È stato bravo Mancini, a costruire e alimentare il gruppo. Sono stati bravi i giocatori a caricarsi con la ribelle compattezza del "soli contro tutti". È bravissimo chi sa che nel calcio, a parità di valori tecnici, una squadra di amici batte sempre una squadra di semplici conoscenti. Sempre. Quelli dell'Inter, dopo anni di apparenti clan, adesso sembrano amici. L'impressione è confermata da un particolare minuscolo ma significativo. Eccolo. Non fate caso se i giocatori si abbracciano al gol dell'1-0 segnato nei minuti di recupero: è normale. Guardate invece se la squadra si abbraccia alla rete del 4-0, siglata al 90'. È successo a Udine con Brozovic. E se almeno otto o nove giocatori vanno ad abbracciare un compagno, significa che c'è un buon gruppo. Perché non è da questi particolari che si giudica un giocatore, ma una squadra sì. L'Inter lo è, anche quando gioca male e sembra fortunata. E l'immagine della compattezza è questo "epic Brozo", proprio come lo "sciuscià" di Moriero tanti anni fa.

    Sandro Sabatini (giornalista Mediaset - Premium Sport)

    Twitter @Sabatini  -  Facebook: SandroSabatiniOfficial

    Altre Notizie