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  • Sallustro, il primo divo di un Napoli ultimo e ripescato. L'Inter vinse 9-2

    Sallustro, il primo divo di un Napoli ultimo e ripescato. L'Inter vinse 9-2

    • Alessandro Bassi
    La prima volta che Napoli e Inter si incontrano nel campionato italiano è durante il torneo 1926/27, quello appena seguente la grande riforma del calcio italiano voluta dal regime fascista. È un campionato che rimarrà alla storia, legato
    com'è alla riforma e allo scandalo Allemandi, che costerà lo scudetto al Torino.

    LA CARTA DI VIAREGGIO. Il 2 agosto 1926 viene emanata la cosiddetta “Carta di Viareggio”, la riforma che tocca tutti i livelli del calcio italiano. Con essa cambia un po' tutto, soprattutto per quel che riguarda la struttura interna federale, che viene riorganizzata in senso strettamente gerarchico: viene istituito il Direttorio Federale composto da 7 elementi tutti nominati direttamente dal C.O.N.I. - e dunque dal Partito – a capo del quale viene nominato il gerarca fascista bolognese Leandro Arpinati. Non solo. La riforma tocca anche lo “status” dei giocatori: seppur non aprendo ancora al professionismo, recepisce comunque la direttiva FIFA del 1926 e distingue i calciatori in “dilettanti” e “non dilettanti”, prevedendo per questi ultimi l'obbligo di depositare in Federazione “copia degli impegni di rimborso spese e mancato guadagno, firmata dal rappresentante della Società e dal giocatore”. Infine, ma non meno importante, la “Carta di Viareggio” riforma anche il “format” dei campionati: prendendo spunto dal progetto di riforma al quale stava lavorando Pozzo, teso all'unificazione territoriale del massimo torneo, viene creata una Divisione Nazionale formata da 20 squadre divise in due gironi, di queste ben 16 appartengono alla Lega Nord oltre ad una diciassettesima individuata tramite torneo di spareggio tra le otto retrocesse nell'anno precedente; completano il quadro tre squadre del centro-sud: le due squadre di Roma – l'Alba, finalista del torneo precedente, e la Fortitudo – e la novità Napoli che aveva assorbito l'Internaples, cioè la squadra che aveva acquisito nel campionato precedente il diritto a partecipare alla Divisione Nazionale.

    NASCE L'ASSOCIAZIONE CALCIO NAPOLI. Il Napoli, dunque vede la luce nell'estate del 1926, ma a football in città si gioca già da almeno un ventennio. È del 1906 la creazione del Naples Foot-Ball Club che in quegli anni disputa molte partite contro equipaggi di imbarcazioni inglesi e si aggiudica ben due edizioni della prestigiosa Coppa Lipton, il challenge messo in palio da Sir Thomas Lipton aperta alle migliori squadre di Campania e Sicilia.  Con gli inizi degli anni'10, incomprensioni e dissidi interni portano un gruppo di soci e di giocatori quasi tutti stranieri a staccarsi dal Naples e a fondare l'Unione Sportiva Internazionale di Napoli. Gli anni successivi vendono una grande rivalità tra le due squadre e la Federazione dal 1912 ammette anche le squadre del centro-sud al campionato di prima categoria: Naples e Internazionale partecipano da quel momento nel girone campano sino al 1922, quando esigenze per lo più di carattere finanziario portano le due società a fondersi nel Football Club Internaples. Ma è con il 1925 che la storia cambia, decisamente in meglio. Nel 1925 diventa presidente del club il giovane imprenditore Giorgio Ascarelli e quell'anno la squadra guidata da Carcano in panchina e da un giovanissimo Giovanni Ferrari arriva a giocarsi la finale della Lega Sud contro l'Alba di Roma. Ascarelli non demorde. La riforma dei campionati fa sì che di diritto un posto tra le magnifiche 20 sia a favore dell'Internaples, Ascarelli decide di cambiare nome alla società, adottando il nome in italiano della città: in agosto nasce finalmente l'Associazione Calcio Napoli.

    NAPOLI-INTERNAZIONALE: LA PRIMA VOLTA. Come detto il neonato Napoli ha in tasca il “pass” per il nuovo massimo campionato italiano e viene inserito nel girone A, dove ben presto due squadre faranno il vuoto: Juventus – campione d'Italia in carica – e Internazionale. Proprio contro i nerazzurri il Napoli fa il suo esordio in campionato, allo stadio dell'Arenaccia, domenica 3 ottobre 1926. E' l'Internazionale di Powolny, Cevenini III e soprattutto del nuovo innesto Bernardini; il Napoli si presenta con l'austriaco Anton “Fritz” Kreutzer, centromediano prelevato dal Torino quale giocatore-allenatore e con il giovane attaccante Attila Sallustro che con le sue reti l'anno precedente aveva portato l'Internaples a giocarsi il titolo di campione del centro-sud.
    La partita inizia equilibrata, con attacchi portati da entrambe le squadre, ma proprio sul finire del primo tempo tra il 44° e il 45° minuto prima Bernardini e poi Powolny portano i milanesi in vantaggio di due reti, che diventeranno tre ad un minuto dalla fine della partita quando ancora Powolny segnerà il definitivo 0-3 a favore dell'Internazionale. Il girone di andata il Napoli lo termina con 9 sconfitte in altrettanti incontri e domenica 19 dicembre inizia il girone di ritorno con la trasferta sul campo dell'Internazionale. La partita non ha storia, l'Internazionale sommerge sotto una valanga di reti il Napoli che esce sconfitto dal campo di via Goldoni per 9-2, una delle due reti partenopee porta la firma del giovane Attila Sallustro, peraltro l'unica che il giocatore metterà a segno in tutto il torneo, mentre per i milanesi Powolny assurge a protagonista del match con ben 4 reti. Il campionato per il Napoli si rivela un calvario, tanto è enorme il divario che esiste con le altre squadre. Al termine il Napoli raccoglierà la miseria di 1 solo punto, desolatamente ultimo in classifica e destinato alla retrocessione, ma la F.I.G.C. deciderà di ripescare la squadra partenopea allargando a 22 le partecipanti al successivo campionato, complice anche il posto in più creatosi a fine torneo dalla fusione tra Andrea Doria e Sampierdarenese – che daranno vita a La Dominante – e la fusione tra Alba e Fortitudo che andranno a formare la Roma. L'Internazionale, dal canto suo, si andrà a giocare lo scudetto nel girone finale dove, peraltro, mai sarà davvero in gioco per la vittoria finale.

    (Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)

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