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  • Sassuolomania: tanta gioia, tanta preoccupazione
Sassuolomania: tanta gioia, tanta preoccupazione

Sassuolomania: tanta gioia, tanta preoccupazione

  • Luca Bedogni
Dopo il 6-2 di ieri contro il Cagliari nella penultima di campionato (l'ultima al Mapei Stadium), viene proprio da ringraziare questo Sassuolo per lo spettacolo. In generale, tutti quanti, dal primo all'ultimo. E' stato un gran bel saluto, una gran bella festa, coi bambini dei giocatori sul campo a fine gara, tenuti per mano dai loro padri, sotto la curva, i distinti e la tribuna del Mapei Stadium. Il più acclamato, stimato e festeggiato non poteva essere che Magnanelli, rientrato il giorno stesso dal primo minuto dopo il lungo infortunio (non giocava dal 12 dicembre, quando si ruppe a Firenze).

Sarebbe stato osannato comunque, ma il fatto di aver segnato pure il primo gol, aprendo le danze al 7' (un bel tiro dal limite su uno schema fotocopia della rete di Duncan al Milan dello scorso anno), ha senz'altro aggiunto intensità, calore a quell'applauso finale. Lo schema era stato preparato per lui, che non aveva ancora segnato quest'anno. Di solito ne fa uno, non di più. L'eccezione risale alla stagione 2010/2011, in B, quando arrivò a due. In massima Serie il capitano si è dovuto ambientare da matricola, nel 2013/2014, restando a secco. Poi arrivò il primo gol a Udine, l'anno dopo, proprio nella penultima di campionato (24/5/2015). La scorsa stagione al contrario non aspettò tanto, ma segnò quasi subito quella meraviglia all'incrocio dei pali contro l'Atalanta, ed era solo la terza giornata. Dunque Magnanelli non timbrava dal 13 settembre 2015. Queste gioie capitano solo ai capitani: tornare da un crociato rotto e spaccare la porta dalla voglia. Si vedeva proprio quanto ci tenesse a figurare bene, benché la partita -ma questo è un luogo comune che non tocca i professionisti veri- non avesse nulla da dire sin dall'inizio. E' rientrato negli undici come se non fosse successo nulla, si è ripreso la cabina di regia senza alcuna incertezza. Vuoi per il caldo, per i ritmi blandi, è risultato addirittura il migliore in campo alla voce km percorsi (10.95). Ancora al primo posto, nella classifica dei palloni recuperati, 7 in tutto. E dei passaggi totali (76), ma ovviamente anche di quelli riusciti (68). Insomma, una super performance.

Il Sassuolo con la vittoria di ieri ha prolungato la striscia positiva: 15 punti nelle ultime sette partite (3 pareggi, 4 vittorie). Ora manca solo la trasferta di Torino, contro Belotti e compagni. In un sol colpo i neroverdi hanno superato Udinese e Cagliari in classifica, rosicchiando punti alla Sampdoria decima, a quota 48. Il Torino stesso è a 50, a +4 dalla squadra di Di Francesco. Con una vittoria, domenica prossima, se i blucerchiati dovessero perdere in casa col Napoli, cosa molto probabile, il Sassuolo raggiungerebbe il decimo posto a 49 punti, finendo a -1 dal Toro. Non sarebbe male, anzi. Anche perché la classifica si spezza lì, tra la nona, i granata, e l'ottava, la Viola. Tra queste due squadre attualmente c'è una forbice significativa di 9 punti, essendo la Fiorentina a 59. In definitiva significherebbe arrivare pari a squadre che hanno speso molto di più, l'estate scorsa (mi riferisco appunto a Torino e Sampdoria). Già ora, paradossalmente, il Sassuolo ha ottenuto 13 vittorie, mentre le formazioni di Mihajlovic e Giampaolo sono ferme a 12.

Ma la notizia vera resta comunque l'addio di Acerbi. Ieri, nel dopo-partita, l'ha annunciato, svelando pure un retroscena: "Penso proprio che questa sia stata la mia ultima partita qui. L'ho comunicato alla società a gennaio nonostante mi trovi da dio qui. Non so dove giocherò l'anno prossimo. Non sono andato via a gennaio, mi sono comportato da uomo, ora la dirigenza sa le mie intenzioni". Una scelta presa nel periodo peggiore del campionato, insomma, quando l'uscita dalla Europa League e il rendimento della squadra in massima serie amplificavano il suono delle sirene. Con la sua perdita si apre davvero un nuovo capitolo: salta per aria la difesa. E' il momento di preoccuparsi. Questa dichiarazione potrebbe influenzare a catena le prossime scelte di Di Francesco e Berardi? Temo l'effetto domino.       

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