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  • Torino, Mondonico a CM: 'Il derby? Noi gli indiani contro i cowboy Juve'
Torino, Mondonico a CM: 'Il derby? Noi gli indiani contro i cowboy Juve'

Torino, Mondonico a CM: 'Il derby? Noi gli indiani contro i cowboy Juve'

  • Andrea Piva
Quella sedia alzata al cielo nella maledetta notte di Amsterdam, dopo il rigore non fischiato per il fallo di de Boer su Cravero, è diventato un simbolo della voglia di lottare contro le ingiustizie del Torino. Un gesto spontaneo, quello di Emiliano Mondonico, che ha fatto entrare il tecnico nel cuore dei tifosi. In esclusiva ai microfoni di Calciomercato.com, l'ex giocatore e allenatore granata ha parlato del derby di domenica contro la Juventus.

Emiliano Mondonico, come descriverebbe in una parola il derby di Torino?
"Il derby è la gara dell'anno. Quando allenavo il Toro quella era la partita che poteva decidere una stagione: se lo vincevi ti facevano il contratto per l'anno dopo, se lo perdevi eri messo in discussione". 

Quando allenava il Toro parlando del derby disse: “Noi siamo gli indiani contro i cowboys, chissà che una volta gli indiani non vincano la loro battaglia”. Che cosa intendeva?
"Intendevo che noi dovevamo portare la Juventus sul nostro territorio, calcisticamente parlando, che era quello dell'agonismo dove noi eravamo eccellenti. Se ci fossimo riusciti la gara non sarebbe stata scontata come tutti pensavano, la Juventus era sì più forte di noi ma così potevamo equilibrare i valori".

Quella frase vale ancora oggi?
"Oggi mi sembra che il Toro continui a fare il Toro ma che la Juve si sia avvicinata al tremendismo granata. Quella voglia di lottare, di non mollare mai, di dare tutto mi sembra sia una prerogativa della Juventus degli ultimi anni. Domenica sarà una bella sfida, vedremo se l'allievo ha superato il maestro".

Prima da calciatore, poi da allenatore, è stato protagonista di molti derby della Mole: ce n'è uno che ricorda particolarmente?
"Da calciatore ne ricordo uno che ora mi fa sorridere. Nel primo tempo perdevamo 1-0, io ero in panchina e proprio quando ero pronto per entrare pareggiamo. Tornai quindi a sedermi ma, poco dopo, il mister mi fece segno che dovevo entrare. Ancora una volta però, proprio quando ero pronto a scendere in campo, segnammo il 2-1. Alla fine vincemmo la partita e io diedi il mio contributo non giocando (la partita in questione è Juventus-Torino 1-2 del campionato 1969/1970, ndr)".

Da allenatore invece quale ricorda più volentieri?
"Direi la doppia sfida in semifinale di Coppa Italia del '93, eliminando la Juventus andammo in finale che poi vincemmo battendo nel doppio confronto la Roma. Da allenatore ricordo però volentieri anche alcune vittorie ottenuto contro la Juventus quando ero all'Atalanta".

Che errori non dovrà commettere domenica il Toro per riuscire ad ottenere un risultato positivo?
"In un derby non ci sono errori. Mi piace molto come Mihajlovic stia cercando di sdrammatizzare sulla partita, in queste partite i giocatori hanno già dentro di loro una carica incredibile e non bisogna quindi caricare ulteriormente l'ambiente".

A guidare l'attacco del Torino ci sarà Andrea Belotti che, quando lei allenava l'Albinoleffe, giocava proprio nelle giovanili dei bergamaschi: immaginava che qualche anno dopo sarebbe diventato il centravanti della nazionale?
"Ricordo che all'Albinoleffe tutti consideravano Belotti già un giocatore eccellente, chi seguiva costantemente le sue partite lo definiva un ragazzo dal sicuro avvenire. Della mia esperienza all'Albinoleffe vorrei però ricordare anche un'altra cosa: nel 2006/2007, in serie B, fummo l'unica squadra che riuscì a fermare la Juventus sia all'andata che al ritorno. Entrambe le volte pareggiamo 1-1".

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