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  • Troppi fischi, troppi falli, gioco fermato ogni 105 secondi. Così gli arbitri italiani hanno scavato un abisso fra A e Premier

    Troppi fischi, troppi falli, gioco fermato ogni 105 secondi. Così gli arbitri italiani hanno scavato un abisso fra A e Premier

    (x.j.). Anzichè ammannirci perentorie affermazioni secondo le quali "la moviola uccide il calcio" (Nicchi) o "ci sono stati solo 5 errori clamorosi in 250 partite" (Braschi), forse sarebbe meglio che il presidente e il designatore degli arbitrali dessero un'occhiata all'interessante analisi, tracciata dal sito serieaddicted.com, a proposito del diverso modo di dirigere una partita in serie A e in Premier League. Una lettura istruttiva, da consigliare durante i raduni di Coverciano.
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    In Italia il ritmo di gioco è più lento rispetto a Premiership e Champions League. Ed è il motivo per cui fatichiamo così tanto in Europa. Una leggenda metropolitana? Non proprio. Secondo i dati raccolti da www.serieaddicted.com è la pura e semplice verità. E la colpa  è dei nostri arbitri che fermano l'azione ogni 105 secondi, fischiando molti più falli dei loro colleghi inglesi

    “Le squadre italiane giocano a un ritmo troppo lento, ecco perché vengono battute regolarmente in Europa”. Da anni, i fallimenti europei dei club di Serie A vengono spiegati con questa teoria popolare. 


    Ma visto che anche l'attuale stagione è stata caratterizzata ancora una volta dalle deludenti prestazioni delle italiane nelle competizioni internazionali, con l’unica eccezione della Juventus rimasta ancora in corsa per il titolo nell’Europa League, vale la pena almeno di capire se si tratta di una leggenda o di una frase che nasconde una verità.

    Il trend negativo della Serie A è sotto gli occhi di tutti. E' in atto da anni ed evidenzia il continuo declino qualitativo di quello che un tempo era “il campionato più bello del mondo”.


    Ed ecco che torniamo alla frase popolare: il calcio italiano viene giocato a ritmi molto lenti, soprattutto se paragonati a quello delle compagini continentali, che fanno della rapidità il loro punto di forza.

    Una teoria che ribalta il punto di vista di qualche anno fa, quando i club che venivano dalla Premier League facevano fatica a raggiungere la fase finale della Champions League e venivano considerati fallimentari in Europa proprio perché tentavano di applicare un tipo di gioco veloce e fatto di continue azioni. Il modello inglese, appunto, che però in un contesto internazionale  semplicemente non funzionava.


    Il trend fallimentare delle italiane è quindi esclusivamente caratterizzato dal loro rinomato approccio difensivo, o la colpa di questo ritmo di gioco lento è da imputare anche ai nostri arbitri?

    Quei dieci falli in più. Infatti, ciò che molti esperti e commentatori di calcio spesso sottolineano nel commentare le competizioni europee è la grande differenza nell’approccio alla partita degli arbitri provenienti da differenti campionati.


    Se analizziamo le statistiche, è abbastanza chiaro quanto rigidi siano gli arbitri italiani: in Serie A vengono fischiati in media 32 falli a partita, contro i 27 dei cinque principali campionati europei. Una percentuale del 15,32% più alta rispetto alla Champions League. La differenza poi diventa impressionante se si prende come termine di paragone la Premier League dove si fischiano, in media solo 22 falli a partita. Dieci in meno della Serie A e il 20,36% in meno rispetto a una gara di Champions League.


    Siamo più cattivi? Le statistiche raccolte da SerieAddicted.com mostrano anche un’eccessiva severità degli arbitri italiani, che si può notare dal numero medio di cartellini gialli elargiti durante una partita. Se nella Premier League il numero dei cartellini gialli raramente supera i tre (3,21, con 6,89 falli per cartellino giallo), in Serie A vengono puniti con l'ammonizione quasi cinque giocatori a partita (4,84, 6,61 falli per cartellino giallo). Solo la Liga supera queste cifre (5,15).


    Discorso simile per i cartellini rossi. In questo caso, il campionato italiano possiede la media più alta in Europa di calciatori espulsi, 0,29 a partita, contro lo 0,23 della Champions League, e l’impressionante 0,15 della Premier League.

    Questo influenza notevolmente il ritmo di gioco: in una partita di Serie A il tempo di gioco tra un fallo e un altro raramente supera i 105 secondi, 17 in meno (-14%) della media degli altri campionati europei e persino 45 secondi in meno (-40%) della media della Premier League.



    Tutti questi dati mostrano come lo standard arbitrale nella maggior parte dei campionati in Europa sia tutto sommato simile. In particolare, secondo le statistiche, la Bundesliga, la Ligue 1 e La Liga sembrano adattarsi a quelli che sono gli standard dettati dalla Champions League e dalla Uefa per quanto riguarda i falli e le ammonizioni, con l’unica eccezione del campionato spagnolo, dove il numero di cartellini gialli e rossi elargiti durante una partita rimane abbastanza alto.


    Ai poli opposti ci sono Serie A e Premier League.

    In Italia le partite sono frammentate, lente e conseguentemente noiose da guardare. Inoltre, questo sistema arbitrale supporta e facilita tutti quei giocatori che astutamente si lasciano cadere al minimo contatto con l’avversario.

    Il calcio e le sue tattiche si sviluppano con il passare degli anni, e il gioco al giorno d’oggi  è diventato indubbiamente più veloce e più fisico. Questa metamorfosi del gioco ha modificato anche i gusti di spettatori e tifosi, che non vogliono vedere una partita continuamente interrotta dal fischietto dell’arbitro.
    Se la Premier League è diventata una delle competizioni calcistiche più popolari negli ultimi anni, lo si deve anche a questo.

    Nonostante quello che mostrano i numeri però, incolpare lo stile arbitrale italiano per gli insuccessi delle squadre del Belpaese in Europa sarebbe troppo semplicistico e probabilmente ingenuo. La verità è che la qualità dell’intero sistema calcistico è drasticamente crollata negli ultimi dieci anni, e questi risultati sono la logica conseguenza di questo trend.
    Allo stesso tempo, però, qualcosa deve e può essere cambiato. Per innalzare il livello dello spettacolo e ovviare alla mancanza di top player, bisognerà lavorare molto sugli arbitri. In particolar modo, sulla loro gestione delle gare.

    E chi lo sa, forse anche questo potrebbe in qualche modo aiutare a ribaltare il momento negativo delle squadre di Serie A in Europa…

    Niccolò Misul e John Cavenaghi
    www.serieaddicted.com







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