Trump è peggio di Zamparini. Ma il mondo non è un pallone
L’amico Vittorio Zucconi, oggi, definisce il presidente statunitense un “re folle”. Mi associo al cento per cento. L’ultima impresa dell’inquilino della Casa Bianca, il licenziamento dell’appena nominato capo delle comunicazioni esterne Scaramucci, fa calare il sipario su quella che potrebbe essere una farsa da avanspettacolo se non fosse una tragedia perché rivela quanto e come uno fra gli uomini più potenti della terra sia afflitto da seri problemi di “bipolarismo” mentale e non sappia quello che sta facendo. Teoricamente dovrebbero essere problemi degli americani. Purtroppo sono questioni che riguardano tutti gli abitanti del nostro pianeta.
La Cina si sta armando e mostra i muscoli. Kim lancia missili ai quali, per il momento, manca soltanto la testata nucleare. L’Isis colpisce duro e progetta attentati in ogni angolo del mondo. Putin risponde colpo su colpo alle provocazioni americane. Maduro assassina il suo popolo in nome di un comunismo inesistente. Erdogan ha ridotto la Turchia a una sorta di “fattoria degli animali”. Dall’Africa Nera continuano a fuggire milioni di poveri cristi in cerca di pane e di pace. In Grecia l’indigenza ha raggiunti picchi inaccettabili. I ghiacci al Polo si sciolgono per i buchi dell’ozono. Le città soffocano per le emissioni di gas. Bombardieri Usa sorvolano le coste coreane. Le parole di Papa Francesco suonano sempre più come una campana ovattata nel deserto della sragione. Questa è la cartolina di un’estate bollente in tutti i sensi.
Il mondo è come una pentola a pressione la cui temperatura di ebollizione è talmente alta che rischia di far saltare il coperchio. E Donald Trump, l’uomo che dovrebbe rappresentare e dirigere con saggezza la “sentinella del pianeta” si comporta come Zamparini fa con le sue società di calcio cambiando idee e uomini come fossero pedalini sporchi. Purtroppo, per tutti noi, il mondo non è un pallone da prendere a calci.