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  • Tutto sul derby: il secondo anno di vita del Parma. E Ghirardi denuncia i tifosi

    Tutto sul derby: il secondo anno di vita del Parma. E Ghirardi denuncia i tifosi

    Con questo articolo, iniziamo un viaggio nella provincia del calcio italiano, alla scoperta (o alla riscoperta) di tante realtà che, sommate le une alle altre, appassionano milioni di tifosi in Italia. A partire dal Parma. Proprio nel giorno in cui l'ex presidente Tommaso Ghirardi ha denunciato alcuni tifosi per i messaggi via sms e whatsapp ricevuti durante le fasi concitate del fallimento del club emiliano. Ghirardi si è presentato con il proprio telefono cellulare nella caserma dei carabinieri della propria città (Carpenedolo di Brescia) elencando messaggi e numeri di telefono. In questi giorni ai diretti interessati stanno arrivando gli avvisi di garanzia emessi dalla procura di Brescia con l'accusa di ingiuria e minacce.

    1. PARMA 

    Portaci, portaci, portaci in Europa! Nevio Scala portaci in Europa!” Forse con un pizzico di ironia,  lo cantavano già l’anno scorso, i Boys, tutte le volte o quasi che il neo Presidente apriva bocca o metteva piede sul piccolo palco allestito nel Piazzale della Pilotta, durante la presentazione alla città del Parma Calcio. Si ripartiva dai dilettanti, come ricordava fin troppo bene la denominazione completa del nuovo club: Società Sportiva Dilettantistica Parma Calcio 1913, oggi semplificata con orgoglio in Parma Calcio 1913, dopo la promozione fulminea in Lega Pro, di nuovo tra i professionisti.

     In quel 29 agosto 2015, giusto per trasgredire la retorica del Nuovo Inizio, o di frasi forti come “il Parma è morto” (cit. Marco Ferrari, vice presidente), non mancarono nemmeno i cori contro la Reggiana, l’odiata rivale, i fischi e gli insulti all’ospite d’eccezione (lo juventino) Gianluca Vialli, lì a rappresentare la vicinanza di Sky, la sponsorizzazione di Sky. Elementi di continuità, come vedete, a volerli trovare, ce n’erano moltissimi. Oltre allo staff dirigenziale, coi ritorni di ex giocatori quali Minotti (Direttore Area Tecnica) Apolloni (Allenatore) e Fausto Pizzi (Direttore Settore Giovanile), anche la prima squadra manteneva un legame col passato, seppur minimo in termini numerici. Solo due calciatori: Alessandro Lucarelli, il capitano con la missione di riportare il Parma almeno almeno tra i professionisti, e Lorenzo Adorni, un giovane, renitente al grande esodo che svuotò il vivaio, dopo e durante il fallimento. Curiosità lampo: volete sapere dov’è finito Palmieri, il responsabile del settore giovanile cui è subentrato Pizzi? Dritto al Sassuolo, e figuratevi se non si è portato dietro il meglio. 

    Sul palco salirono naturalmente anche tutti gli altri, vale a dire un gruppo di giocatori forse sconosciuti ma che sarebbero diventati in poco tempo i protagonisti di una promozione strabiliante, ottenuta senza sconfitte: da Ciccio Corapi a Ives Baraye, il goleador, passando per Melandri, Longobardi e il regista Giorgino. 

    I più meritevoli e rappresentativi, o meglio, i più adatti alla Lega Pro (tutti quelli citati, a parte Adorni), sono saliti sul palco anche l’agosto di quest’anno, nella cornice del Parco Ducale. Era un bel po’ più grande, il palco. Di nuovo Scala a far da mattatore, stavolta Vialli non c’era più, niente Sky dunque, che l’accordo avrebbe potuto condizionare il campionato, non pensate ai fischi dell’anno precedente. Amici come prima, si veda il secondo lavoro di Minotti (opinionista indovinate dove?). 

    Della presentazione al Parco Ducale, però, non dovrà passare inosservato il ‘momento maglie’. Il vice presidente dell’Erreà Roberto Gandolfi partì “stranamente” dalla terza. Bianca, con spalle a strisce strette bianco blu e giallo, verticali, dal colletto all’orlo delle maniche. Si tratta di una rivisitazione, una citazione di quella usata nella stagione 89/90, in particolare nel giorno della storica promozione in A, penultima di campionato, proprio nel derby contro la Reggiana (Tardini, 27 maggio). Finì 2-0, reti di Osio e Melli. Inutile ricordarvi chi sedesse sulla panchina dei crociati quel giorno, perché è da lì che nacque il mito di Nevio Scala, del Parma di Scala, del Parma in Europa. Motivo di tutto questo remember non è soltanto il sogno di tornare in Serie A nel minor tempo possibile, ma è anche il voler inviare un messaggio a distanza, un principio di sfottò rivolto ai cugini, un vero avvertimento. Siete contenti che è tornato il derby? Beccatevi la maglia del trauma. 

    Nel girone B di Lega Pro 2016/2017, infatti, Parma e Reggiana torneranno finalmente a sfidarsi dopo tantissimo tempo (vent’anni circa). E’ la partita più attesa da entrambe le parti, soprattutto ora che si trovano secondi a pari punti (24), superato il Venezia (23) e dietro al solo Bassano (25). Anche questa volta il calendario colloca il derby in una posizione di rilievo: non la penultima ma addirittura l’ultima giornata. Riuscirà il Parma, mutatis mutandis, a ripetere le gesta della stagione 89/90? O toccherà alla Reggiana, stavolta? Comunque proceda il campionato da adesso in avanti, la data da fissare è lunedì 19 dicembre 2016, il primo scontro diretto, in casa dei granata. Per il momento, incredibile ma vero, alle 14:30, in pieno orario lavorativo. Sembra, per ragioni di ordine pubblico. La notizia naturalmente ha creato parecchio disappunto, in primis a Reggio Emilia dove la convivenza con il Sassuolo non solo non decolla, ma pare esacerbarsi giorno dopo giorno (il Sassuolo gioca al Mapei contro l’Inter, domenica 18 dicembre alle 12:30). Il ritorno invece sarà di nuovo al Tardini, come nel 90, altra coincidenza sorprendente a favore dei ducali. 

    Al di là del secondo posto e delle ultime quattro vittorie ottenute dagli uomini di Apolloni, la situazione a Parma non è semplice, c’è più tensione che a Reggio. L’aspettativa è molto forte e questo può risultare controproducente, specie se, a disposizione, hai anche giocatori non abituati a certe pressioni. Apolloni ha trovato il modulo, il 3-5-2, ma non è ancora riuscito a dare un gioco convincente alla sua squadra, s’è visto anche sabato col Gubbio. L’imbattibilità perduta in casa contro il Venezia (1-2, quarta giornata), una delle pretendenti, aveva smosso i primi dubbi, ma è stata soprattutto la sconfitta -sempre in casa- contro il FeralpiSalò a far scattare i fischi e i mugugni del pubblico (1-2, ottava giornata).

     A quel punto ci ha pensato Scala a confermare la fiducia piena in Apolloni, convocando una conferenza stampa congiunta in quella stessa settimana. Della serie noi siamo il Parma, noi siamo Apolloni, calcio biologico, cresciamo insieme senza veleni, ci vuole pazienza, essere diversi, i magnifici sette sono tranquilli (che nel lessico di Scala sarebbero poi gli imprenditori parmigiani che hanno fondato Nuovo Inizio, la società che ha preso la maggioranza del Parma, tra cui Guido Barilla..). Risultato: da quel giorno solo vittorie, quattro di fila, come dicevamo. Il modello Parma per il momento è salvo, resiste alle prime critiche e avanza compatto, tutti per Scala, Scala per tutti. E anche se le prime tre sono arrivate contro le ultime in classifica, rispettivamente il Forlì, il Mantova e il Fano, queste vittorie hanno rilanciato la squadra fortemente, riaccendendo l’entusiasmo e placando momentaneamente le critiche. 

    Certo, di bel gioco ancora non se ne vede tanto, basti pensare alla partita contro il Fano, in cui il Parma l’ha spuntata solo all’86’ un po’ per caso, grazie alla quinta rete del bomber Calaiò (un colpo di testa praticamente sulla linea di porta su un cross di Corapi. Parentesi nella parentesi: l’arciere ha segnato il primo dei suoi 6 gol in campionato al Lumezzane, correva la seconda giornata, con una splendida rovesciata, pensate che biglietto da visita). Sorvoliamo sul fatto che il Fano non avesse demeritato, anzi. Lucarelli e compagni, gioendo per i tre punti strappati -questo è ciò che conta- a fine partita hanno lanciato le maglie ai Boys, chi più abituato e chi meno (indossavano la prima, la più storica, quella bianca crociata di nero, ideata in primis dal poeta e drammaturgo Ugo Betti, subito dopo la Grande Guerra). Col Gubbio, poi, il Parma è stato ancor più fortunato, almeno nel primo tempo quando ha trovato il pareggio con un autogol di Burzigotti: punizione di Corapi dalla trequarti, il portiere eugubino respinge deciso sui polpacci del centrale e il pallone torna indietro, ridicolo ma anche un po’ biologico, in rete. Nella ripresa però, va detto, il Parma ha meritato. Calaiò si sveglia al 46’, e su un break di Nocciolini e l’assist di Corapi, ribalta la partita grazie a un’altra deviazione decisiva di Burzigotti, sempre più biologica. Tre minuti dopo, al 49’, Nocciolini ha chiuso la partita sul 3-1,  quinta rete stagionale per lui. I più applauditi sono sempre loro, comunque, Ciccio Corapi e l’inesauribile, il barbuto Nocciolini, uno che sa convincere Apolloni a tenere in panca Evacuo.  

    Tornando un attimo al dopo Feralpi, per dirvi quanto Parma fosse (e sia) in astinenza di bel gioco, s’era sparsa pure la voce di Zeman. Quando si gioca senza convincere, può capitare che venga fatto il suo nome, perché spesso si ragiona per opposizioni. A di Apolloni non funziona? Prendiamo la Zeta di Zeman. Scala ha smentito subito però, che il Parma calcio vuole essere diverso, non ragiona così. Chiaro, non era venuto fuori proprio a caso quel nome. Fu proprio il boemo infatti, nipote di Vycpalek, mezzala talentuosa del Parma negli anni Cinquanta, a fare annusare per primo l’Europa ai ducali, e questo, paradossale perché in B, ancor prima di Scala. 

    Se n’era appena andato al Milan Arrigo Sacchi, dopo due anni fantastici -la promozione in cadetteria e un settimo posto- quando nel 1987 arrivò, quarantenne, Zdenek Zeman. Parmalat era appena diventato lo sponsor principale del club, sostituendo il Consorzio del Prosciutto: in tre anni la Serie A, questo era il progetto, poi l’acquisto della proprietà. Dopo un pessimo avvio di campionato, una sola vittoria e l’esonero (venne sostituito dopo poco da Vitali), com’è possibile che il pubblico di Parma lo ricordi così, Zeman? E’ presto detto: vinse contro il Real Madrid, al Tardini, in un’amichevole pre-campionato. Lui, il sognatore, il primo a portare (a modo suo) il Parma “in Europa”. Senza che nessuno lo chiedesse, senza che nessuno ancora lo cantasse. E pazienza, allora, se il primo derby di quell’anno, la primissima amichevole con la Reggiana andò perduta

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