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  • Un principe palermitano a Milano: fra champagne e donne, nacque il mercato

    Un principe palermitano a Milano: fra champagne e donne, nacque il mercato

    • Alessandro Bassi
    Il calciomercato come noi oggi lo conosciamo e lo viviamo nasce attorno agli anni'50 del XX secolo, all'indomani della fine del secondo conflitto mondiale. Il calciomercato dei grandi alberghi e dei calciatori sempre più pagati e coccolati, il calciomercato dei ricchi presidenti e dei sempre più numerosi intermediari caratterizza un'epoca di ricostruzione per il Paese dopo la devastazione della guerra.

    Dove sono i giovani? Quando fu il momento di ricostruire il sistema-calcio un elemento balzò, tragico, agli occhi: ancora una volta la guerra si era portata via un numero spaventosamente considerevole di giovani calciatori. Per anni, infatti, “non era più affluito sangue nel corpo”: l'espressione è di Vittorio Pozzo che molto bene spiega come mancassero nei ranghi dei calciatori le leve di quattro o cinque stagioni e come si fosse venuto a creare un vuoto che andava colmato. I nuovi dirigenti calcistici dell'epoca erano dunque chiamati a risolvere questo problema, ma la poca esperienza e le spesso abnormi aspirazioni dei ricchi presidenti fecero intravedere come unica soluzione quella di spendere sempre più denaro per ingaggiare grandi giocatori.

    VENDITORI DI CARNE UMANA - “Venditori di carne umana”. Il modello di riferimento preso fu quello degli anni'30, i nuovi presidenti non badarono a spese per rivaleggiare tra loro a chi spendeva di più, facendo lievitare in modo incontrollato le spese legate alla compravendita dei giocatori. Sempre Pozzo spiega bene ciò che accadde in quegli anni dell'immediato dopoguerra: “Per anni fu una corsa a chi spendeva di più. Si giunse a cifre iperboliche per i giocatori. Si giunse ai premi di ingaggio, di reingaggio, di trasferta, oltre a quelli di partita e di campionato. Si giunse ai premi di assunzione e di conferma anche per gli allenatori. Si giunse al giocatore che va ad allenarsi in automobile di lusso. Si giunse al sorgere di un piccolo corpo di mediatori o di sensali di giocatori, speculatori dei trapassi, in venditori di carne umana, li definì qualcuno.”

    Il loro comportamento, va detto, è comunque in parte comprensibile: essi rispondevano ad una richiesta semplice che arrivava direttamente dal pubblico, dal popolo degli appassionati di calcio che per troppi anni avevano dovuto sopportare le fatiche della guerra. Il “tifoso” aveva fame di spettacolo, i presidenti saziarono quel bisogno senza badare alle conseguenze che nel medio lungo periodo ciò avrebbe provocato nei bilanci e nei conti societari. Anche in questo Pozzo, come sempre, è lucido e lungimirante nel descriverne effetti che ancor oggi sono evidenti nel calcio italiano attuale: “Il denaro profuso a piene mani e senza molto discernimento nel movimento dei giocatori, non nel miglioramento degli impianti di gioco delle società, ha creato tutto un mondo speciale, nell'ambiente. Ha tra l'altro costretto anche il dirigente prudente e benpensante a cedere e seguire l'andazzo, (…) ha creato un movimento di cambiali, di debiti, di attività fittizie che non fanno bene al gioco né materialmente né moralmente”.

    IL PRINCIPE DEL GALLIA - Il Gallia: il principe di Trabia fa nascere il mito. Quale che fosse il pensiero e il giudizio del vecchio Pozzo, il calcio era pronto a compiere un nuovo e decisivo salto in avanti. I presidenti – come detto – non badarono a spese e si fronteggiarono nel mercato dei calciatori. È il periodo in cui si affacciano sulla scena alcuni personaggi che faranno la storia del calciomercato: Paolo Mazza e Giuseppe “Gipo” Viani su tutti. Il primo era il presidente della Spal che si occupava anche in prima persona dell'allestimento della squadra al mercato; il secondo era allenatore che, alla guida della Salernitana, inventò il cd. “Vianema”, variante tattica che, in poche parole, prevedeva che l'attaccante centrale venisse arretrato e fatto giostrare da libero, spostando l'attacco sulle fasce. A cavaliere tra gli anni'40 e '50 Viani è a Palermo e assieme all'eccentrico presidente rosanero assurge a protagonista del calciomercato. Per conoscere a fondo chi è stato Gipo Viani si consiglia la lettura dell'ottimo libro di Alberto Facchinetti “La versione di Gipo”. Qui basterà raccontare che il buon Viani era amante del lusso fatto di auto scintillanti, bollicine di champagne e belle donne, insomma nello stile di vita andava d'accordo con il suo presidente ai tempi del Palermo, il principe Raimondo Lanza di Trabia che in fatto di eccentricità non era secondo a nessuno, né ai suoi tempi né in seguito.Leggenda vuole che proprio il principe Lanza di Trabia sia stato l'inventore di quel modo di fare calciomercato che ancora oggi vediamo. Pieno di soldi, aveva l'ambizione di portare il suo Palermo a rivaleggiare con le grandi e far diventare il Palermo una specie di Juventus del sud. Era solito incontrare gli altri presidenti per le trattative presso la sua stanza all'Hotel Gallia, vicino alla stazione ferroviaria di Milano. Spesso addirittura in bagno, dove aveva fatto installare un telefono per le trattative, o disteso nel letto, a volte – si narra – nudo sorseggiando champagne discuteva di ingaggi e trasferimenti. Gli aneddoti su di lui si sprecano, tra i tanti quello riguardante l'argentino Martegani che il principe acquistò personalmente nel 1952 per farlo giocare nel Palermo. Alla morte  del Principe, che avvenne nel 1954 in circostanza non ancora del tutto chiare, Martegani “passò”  in eredità alla moglie, l'attrice Olga Villi.

    Insomma grazie a lui e ai soldi che girano sempre più vorticosamente il calciomercato diventa un fenomeno di costume che riempie il vuoto estivo negli appassionati di calcio, che grazie alla stampa – sempre più attenta ad informare i lettori sulle trattative – assurge a vero e proprio surrogato del calcio giocato, pretendendo sempre più spazio e ottenendo sempre maggiore interesse nei lettori.

    (Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)
     

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