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  • Viaggio in Provincia: Spal, figli d'arte e tutti italiani. Grazie alla Giacomense...

    Viaggio in Provincia: Spal, figli d'arte e tutti italiani. Grazie alla Giacomense...

    • Luca Bedogni
    Ripreso dalla Curva ovest dello Stadio Mazza, Rachid Arma che spiazza il portiere della Giacomense ve lo volevo immortalare a tutti i costi, nonostante la scarsissima risoluzione dello screenshot. Non si vedono nemmeno le strisce biancazzurre, tant’è sfocato; questa non è la Spal.

    E invece è proprio lei, è la Spal che iniziava a sparire. Sono le 17:30 del 28 agosto 2011, faceva caldo a Ferrara. L’attaccante marocchino, attualmente in forza al Pordenone, sigla l’ultimo gol ufficiale della storia brevissima di questo derby altamente ironico. Non si giocherà più uno Spal-Giacomense, mai più.

    Benché gli estensi alla fine di quell’ anno retrocedano dalla 1^ alla 2^ Divisione della Lega Pro, raggiungendo così la categoria dei cugini di Masi San Giacomo, il derby non viene più disputato, dal momento che il secondo storico fallimento del club ferrarese, avvenuto nel 2012, decreta la Serie D. Per la prima volta, la Spal finisce tra i dilettanti, addirittura sotto la Giacomense. Non è però nemmeno questo il motivo per cui, da allora, Giacomense e Spal non poterono e non potranno più affrontarsi. E’ che si sono fuse –e Dio benedica le fusioni!-  nell’estate del 2013. 

    Viaggio in Provincia: Spal, figli d'arte e tutti italiani. Grazie alla Giacomense...

    Precisamente, è stata la squadra della frazioncina di 800 abitanti a rilevare la Spal, non il contrario. Adottandone il marchio storico e trasferendosi allo Stadio Paolo Mazza, la Giacomense si è trasformata nella società acquisita, pur mantenendo la Lega Pro, in particolare la 2^ divisione. E’ stata anche un pelo più fortunata di Parma e Venezia, la Spal, perché, sebbene non abbia vinto al primo colpo un campionato quasi equivalente all’attuale Serie D, come hanno fatto invece crociati e lagunari, comunque è stata ammessa alla neo-istituita Lega Pro unica nel 2014. Che, tra l’altro, è l’anno in cui, dall’8 dicembre, arriva Semplici, l’attuale mister degli estensi. 

    Di quel gruppo, si potrebbero citare tre nomi su tutti, tuttora identificabili in biancazzurro: in difesa, Giani, l’attuale capitano della Spal, in attacco, Zigoni, ancora a segno sabato scorso a Cittadella, e per concludere Finotto. Ciononostante, la promozione in B non si dà nel 2015, bensì nel 2016. Grazie soprattutto ai 17 gol di Cellini (ora al Livorno), agli 11 di Zigoni e di Finotto, ai 5 del centrocampista Luca Mora (arrivato dall’Alessandria), la Spal è volata al primo posto del Girone B di Lega Pro, conquistando la serie cadetta con due giornate d’anticipo, per tacere della Supercoppa. 

    Ora, tornata in B dopo 23 anni, anche per merito di innesti ulteriori quali Meret in porta (dall’Udinese), Arini  (dall’Avellino) e Schiattarella (dal Latina) in mediana, e del contributo di Antenucci (dal Leeds Utd) e Cerri (prestito Juventus), al posto del bomber Cellini, la squadra di Semplici è quarta a 29 punti, dietro soltanto a Hellas (34), Frosinone (32) e Benevento (31).  Rispetto all’anno scorso –ma non siamo neanche a metà campionato- la Spal sembra avere perfezionato una sua prerogativa: mandare in gol tanti giocatori

    Il 3-5-2 di Semplici, non a caso, è molto contiano, e giusto per farvi un esempio sfrutta alla grande l’abilità nell’inserimento dei centrocampisti Mora, Arini e Schiattarella, che da soli hanno già segnato ben 7 reti (Arini è a 3, le mezzali, per il momento, restano a 2). Il goleador è comunque Antenucci (6), mentre arrivati a 3 troviamo anche Zigoni e Giani, un difensore.  Naturalmente potrei continuare l’elenco fino a citare il gran gol di Pontisso contro l’Ascoli, o l’altrettanto bella girata di Cerri contro il Carpi, ma credo che ormai abbiate capito: terzo attacco del campionato a 26 reti, la Spal è una macchina che funziona. E se il bomber Antenucci non ha segnato neanche la metà dei 14 gol di Pazzini, i biancazzurri d’altro canto sono ben rappresentati dal laterale Andrea Beghetto in un’altra classifica, quella degli assist. Anche i suoi 4 suggerimenti decisivi, ad inseguire i 6 di Ciciretti del Benevento, confermano la matrice contiana del 3-5-2 di Semplici, e la grande importanza rivestita dagli esterni di centrocampo in questo modulo (a proposito, si veda anche l’azione di Lazzari, il laterale opposto, in occasione del raddoppio vincente contro il Cittadella, sabato scorso). 

    Ci sono poi altri due aspetti simpatici di questa Spal: il primo è che è l’unica squadra tutta italiana di A e di B, il secondo è che presenta al suo interno un discreto numero di figli d’arte: abbiamo appena finito di parlare di Beghetto, ma ci sarebbero anche il portiere Marchegiani, lo stesso Zigoni e addirittura un Picchi. Cinquantasei anni dopo, un altro Picchi? Si chiama Alberto stavolta, fa il centrocampista, ed è stato uno degli ultimi colpi del mercato estivo, volendo l’Empoli testarlo un pochettino in prima squadra prima di girarlo in prestito a Ferrara. Alberto ha in Armando Picchi un antenato illustre che militò in maglia biancazzurra un solo anno, l’anno in cui fu notato e apprezzato definitivamente dall’Inter, dove diventò il libero di Herrera. 

    Era la stagione 1959/60, proprio quella del miglior piazzamento della Spal in Serie A. La squadra allenata da Fioravante Baldi, quando Mazza era il nome del Presidentissimo, e non ancora il nome di uno stadio, arrivò quinta. Mai successo, per quanto la Spal fosse in A dal 1951. Egidio Morbello segnò 12 gol, mentre l’attaccante argentino Oscar Massei,  proprio nel ’59 approdava a Ferrara per restarci quasi un decennio, fino alla retrocessione definitiva del ’68, diventando così il giocatore più rappresentativo della Spal nella massima serie. Per intenderci, una squadra che nel ’62, sconfitta in finale dal Napoli cadetto, mancò d’un soffio la Coppa Italia, pur essendo arrivata 14^ in campionato.

    Alle origini di questi successi ci sarebbe la nascita nel 1907 di un circolo religioso-culturale chiamato “Ars et Labor”, per iniziativa di un sacerdote salesiano, Pietro Acerbis, il direttore dell’ oratorio di via Coperta. Oggi, lo slancio della Società Polisportiva Ars et Labor poggia idealmente su quella storia e il blasone del 900, concretamente sulla sponsorizzazione che leggete sul petto degli spallini, vale a dire su Vetroresina S.p.A., società che produce laminati plastici di cui è amministratore unico dal 2001 Simone Colombarini, l’attuale patron dei biancazzurri. Ovviamente, è inutile che vi dica dove si trovi lo stabilimento principale di questa azienda e di quale squadra fossero proprietari i Colombarini prima del 2013. Una maglia, due inizi: il bianco e l’azzurro, derivati dall’emblema della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, e la Vetroresina di Masi San Giacomo.

    @luckybedo

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