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  • Viva Cassano, il Peter Pan che tutti vorremmo essere
Viva Cassano, il Peter Pan che tutti vorremmo essere

Viva Cassano, il Peter Pan che tutti vorremmo essere

  • Giampiero Timossi
Poi ognuno fa un po' come gli pare. Però io quando ero piccolo stavo con Peter Pan, non con Capitan Uncino. Quella scritta dallo scozzese James Matthew Barrie è sempre la mia favola preferita, ed è al bambino vestito di verde che ho pensato quando ho letto che Antonio Cassano voleva lasciare il calcio. "Si fregano un'altra favola, sarò costretto a non vedere più Peter Pan, sto davvero invecchiando", mi sono detto. E intanto sui benedetti social era già partita la corsa a chi la sparava più grossa, a chi era ipoteticamente più bravo a prendere per il culo un uomo di 35 anni che a se stesso aveva probabilmente detto qualcosa del tipo "ho dimostrato che posso ancora farcela, era quello che volevo, alla faccia di chi mi dava del ciccione finito, ora però voglio tornare a casa, dai mie figli e da mia moglie". 

MODELLO CASSANO - Non deve aver pensato altro Cassano, ma intanto c'erano già un'intera ciurma disposta a tifare per Capitan Uncino, un covo di pirati pronti a puntare il dito su chi non voleva più giocare. E lo facevano, almeno credo la maggioranza di loro, non perché si rammaricavano di non vedere più le giocate di uno con due piedi fatati. In verità, leggendo quei maledetti social, il motivo era un altro: infierire sulle debolezze umane. Io non conosco personalmente Cassano, l'ho incontrato un paio di volte, una nel salotto tv di un amico comune, Pierluigi Pardo. Però ormai non ho più dubbi: adoro quest'uomo. C'è chi probabilmente lo detesta in nome di una qualche fede calcistica e in fondo questo ci può anche stare. Capisco decisamente meno, sarà certo un problema mio, i fanatici delle "cassanate", coloro che si ostinano a dire che questo bambino diventato uomo sarebbe "un cattivo esempio per chi gioca a calcio". Bene, penso esattamente il contrario. Cassano è come noi, ha le nostre debolezze, ha il coraggio di ammetterle. Non vuole stare lontano da chi ama, esattamente come tutti noi. Gli piace mangiare, esattamente come piace a un mare infinito di buongustai. E chi, pochi minuti dopo aver letto del suo addio, aveva già lanciato l'elenco delle 10 migliori "cassanate" probabilmente stava pensando: perché non ho fatto almeno un paio di queste cose? Perché una volta non ho mandato a fanculo il direttore? Perché non ho stracciato un contratto per stare con i miei figli? 

IL 'TRAGICO' CASSANO - Cassano alla fine è quella parte di Fantozzi che sta in tutti noi, è la grande tragedia dei sentimenti e delle passioni umane. Solo che Cassano ha "fatto i soldi", ha avuto successo, le sue debolezze non possono essere accettate, anche se sono le nostre debolezze. Comunque: la favola continua, almeno per quest'anno il ragazzo vestirà ancora la maglia del Verona. Cassano ci ha ripensato e ha detto: "Stavo per fare una cazzata". O forse no. Era una giornata nella quale lo sport discuteva di un pallavolista che voleva usare solo le scarpe dello sponsor e di consumatori inferociti perché avevano acquistato la nuova maglia ufficiale di un giocatore della Juventus ora finito al Milan. Poi, grazie al cielo, è arrivato Peter Pan. 

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