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  • Allegri meglio anche di Ronaldo: suo l'azzardo che ha abbattuto il Valencia

    Allegri meglio anche di Ronaldo: suo l'azzardo che ha abbattuto il Valencia

    • Giancarlo Padovan
    Nella Juve qualificata aritmeticamente agli ottavi di Champions League (fra due settimane sapremo se da prima o da seconda, ma io scommetto che vince il girone), questa volta mi è piaciuto più Massimiliano Allegri che qualcuno della sua squadra, fosse pure Cristiano Ronaldo, autore di almeno mezzo gol decisivo (ha segnato Mandzukic, ma l’avrebbe fatto chiunque) contro il Valencia. L’allenatore bianconero, infatti, tante volte accusato (da me e da altri, anche tifosi juventini) di essere timido o timoroso, di non far giocar bene la squadra e, a volte, di sbagliare formazione (di solito, però, si sa correggere in corsa), all’inizio della ripresa e con il punteggio ancora inchiodato allo 0-0, ha tolto Alex Sandro e inserito Cuadrado, spostato Cancelo a sinistra e accettato di difendere con due soli centrali, il combattivo Chiellini e un Bonucci poco più che normale. Così la Juve ha giocato con due punte (Cristiano Ronaldo e Mandzukic), un trequartista (Dybala per noi insufficiente), tre centrocampisti (Pjanic, Matuidi e Bentancur, anche in questa gara il migliore del reparto), due ali adattate a terzini (Cancelo e Cuadrado appunto). Il tutto senza perdere equilibrio e senza sconsiderate fughe in avanti. 

    Ora, conoscendo Allegri, ci si domanda chi gliel’avesse fatto fare di cambiare in modo così offensivo quando, in fondo, per passare il turno, gli sarebbe bastato un pareggio micragnoso.Per me sono due le considerazioni che lo hanno guidato. La prima, squisitamente tecnica: se la Juve tiene la palla, la fa girare, la gioca sui calciatori in movimento e attacca la profondità (più o meno quello che aveva fatto il Valencia nel primo tempo) è una delle squadre più forti (se non la più forte) al mondo. La seconda, di carattere pratico: Allegri sapeva che lo United stava pareggiando con lo Young Boys in casa, che avrebbe faticato e, forse, ci sarebbe scappata la sorpresa. Ragion per cui, se possibile, il primo posto andava blindato subito con i tre punti. In caso contrario, come è avvenuto al 90’ per colpa del gol di Fellaini, sarebbe stato importante mantenere i due punti di vantaggio e  andare a vincere, senza patemi, in Svizzera nell’ultimo turno.

    Tutto questo perché non è vero che non ci sia differenza tra il primo e il secondo posto. Intanto, arrivando secondi, c’è il rischio di pescare avversari più qualificati e pericolosi. In secondo luogo la prima gara si gioca in casa e la seconda in trasferta. In terzo, un club che ha Ronaldo in campo e vuole conquistare la Champions, deve giocare sempre per vincere. Come la Juve ha fatto anche con lo United, perdendo solo perché il calcio è un “mistero senza fine bello”, come scriveva il sommo Gianni Brera. Bravo Allegri, dunque, e bravo non perché si è ravveduto, ma perchè ha osato ed è stato premiato. Eppure, proprio all’ultimo secondo del primo tempo, lui e la squadra devono aver passato una grande paura. E’ accaduto, infatti, che da calcio d’angolo, Diakhaby sia svettato più in alto di tutti e, come se fosse stato lanciato da un gigantesco ed invisibile elastico, ha colpito di testa mettendo sotto la traversa. Lì, non per caso ma certo con l’istinto, è arrivato quel grande portiere che si sta dimostrando Szczesny, volando a sventare un gol sicuro.

    Per la Juve sarebbe stato un guaio grosso andare al riposo in svantaggio, sia perché stava giocando meno bene del solito (mi riferisco alla Champions), sia perché togliere il controllo della sfera all’avversario avrebbe comportato un dispendio fisico oltre che nervoso. Invece la mossa di Allegri deve avere dato fiducia alla squadra e restituito a tutti la consapevolezza che se giochi nella Juve e pensi di puntare alla Champions, qualcosa di più va fatto, cercato, costruito. Il gol (59’) l’ha realizzato Mandzukic dopo che Ronaldo, praticamente da fermo, si è liberato di Gabriel Paulista con le inestinguibilli finte del suo repertorio e ha servito al compagno un comodissimo pallone da spingere in rete. Tuttavia nessuno può ignorare che il pallone a Ronaldo gliel’ha recapitato, e non in senso metaforico, Joao Cancelo in una delle tante scorribande che caratterizzano il suo gioco. Quel Cancelo spostato a sinistra e al quale Allegri chiede sempre ampia partecipazione al gioco. Il Valencia avrebbe potuto pareggiare due minuti dopo (61’) da una punizione magistralmente calciata da Parejo sulla quale Diakhaby ha allungato la mano destra beffando Szczesny. L’arbitro, lo scozzese McCallum, secondo me bravissimo, ha annullato il gol e ammonito il giocatore anche se vedere il tocco era tutt’altro che facile. 

    Il resto non è stato solo Juve, ma quasi. Sia perché Dybala, Ronaldo e Madzukic hanno impegnato Neto tre volte, sia perchè alla fase difensiva dei bianconeri hanno partecipato tutti e sempre. Nella fattispecie molto bene Mandzukic e Bentancur che, però, sta dimostrando anche molto altro. Il secondo tempo, dunque, è stato senza rischi, pur con una linea difensiva alta e aggressiva. Il Valencia, intendiamoci, non vale le migliori avversarie di questa competizione (è sceso in Europa League), ma ha un impianto solido (4-4-2) e giocatori di grande palleggio. Alla fine, però, meglio la Juve. E Allegri meglio di tutti.

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