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  • Altafini con una pensione di 700 euro al mese è l’uomo più ricco del mondo
Altafini con una pensione di 700 euro al mese è l’uomo più ricco del mondo

Altafini con una pensione di 700 euro al mese è l’uomo più ricco del mondo

  • Marco Bernardini
Talvolta mi soffermo a sfogliare la galleria dove compaiono gli uomini più ricchi del mondo. Identità e fattezze differenti le une dalle altre eppure significate da un comune denominatore di carattere morfologico. L’espressione dello sguardo dal quale traspaiono evidenti segni distintivi di astuzia e di avidità.

E’ ben diversa la faccia di Josè Altafini il quale, in virtù della sua prodigiosa carriera di calciatore, oggi potrebbe vivere con serenità e senza alcun problema di sussistenza quotidiana l’ultima parte della sua esistenza. A luglio, cioè tra poco, compierà la bella età di ottant’anni e proprio alla vigilia del suo compleanno ha voluto mettersi a nudo concedendo una bella intervista all’inviato del “Corserarivelando alcuni aspetti amari della sua situazione personale.

“Capo Giuseppe”, l’ho sempre chiamato così nel corso di una vita di frequentazione, campa con settecento euro al mese che sono il fruttarello della pensione sociale. Ovviamente la cifra non basta per tirare avanti a lui e alla sua seconda moglie i quali hanno lasciato la più cara Torino per andare a vivere ad Alessandria “ospiti” in un appartamento che l’ex calciatore Tonetto ha messo loro a disposizione. Sicchè il campione che da ragazzino in Brasile veniva chiamato “Mazzola” per i “gollasi” che faceva, alla faccia della legge Fornero e di quelle che verranno deve lavorare quando i suoi coetanei sono già da anni in pensione.

Tonetto, tra le tante attività, si occupa anche di campi per il calcio in sintetico. Altafini, che ha ancora la vista buona, girà in lungo e in largo sull’automobile dell’azienda in veste di rappresentante. Lo fa senza lamentarsi e semmai, qualche volta, se la prende con se stesso per aver sempre voluto vivere da “cicala” senza preoccuparsi di mettere fieno in cascina per i fatali tempi più difficili. Ma il denaro per “Capo Giuseppe” non ha mai rappresentato una priorità rispetto agli altri doni della vita come l’allegria, il sano divertimento, la gioia di poter fare ciò che più piace. Non uno sprecone e tanto meno un vizioso dissoluto (non beve, non fuma, gli piace il buon cibo) ma, semplicemente, un tipo “distratto” sul piano economico al punto da dover rendere di conto anche al Fisco.

Detta così potrebbe sembrare una storia di vita agra segnata da una certa dose di rabbia e anche di disperazione. Invece no. Josè Altafini vive i suoi giorni della “povertà” con un’assoluta dignità che gli consente di non aver mortificato per parole e gesti quel senso di allegria che ha sempre contraddistinto la sua vita in campo e fuori. Indubbiamente le sue radici brasiliane e la sua fede incrollabile non solo cristiana ma addirittura animista (“Il mio spirito guida non mi ha mai abbandonato” dice convinto) giocano un ruolo importante nella sua vicenda. Ma alla base di tutto ci sono la consapevolezza e anche l’orgoglio di aver vissuto la vita “a modo suo” magari con qualche rincrescimento ma nessun pentimento.

Ricordo una frase che mi ripeteva Giorgio Gaber quando ci incontravamo nella sua casa di Montemagno, sopra Camaiore, in Versilia: “Vedi, io sono ricco perché ho ciò che mi basta per vivere dignitosamente. Il di più serve soltanto a diventare avidi e infelici”. Ecco, “Capo Giuseppe” lavoratore ottantenne e con la sua pensione sociale di settecento euro al mese andrebbe inserito nella galleria degli uomini più ricchi al mondo. Ma ricchi per davvero. Dentro. 

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