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Ancelotti, la rivoluzione non è ancora iniziata: vuole un Napoli più offensivo

Ancelotti, la rivoluzione non è ancora iniziata: vuole un Napoli più offensivo

  • Luca Bedogni
Sicuri che il Napoli vittorioso contro la Lazio alla prima di campionato fosse già il Napoli di Ancelotti? Basta insistere con Milik? Spostare Hamsik al posto di Jorginho? No di certo. Sostanzialmente abbiamo rivisto in campo del Sarrismo, ma del Sarrismo senza Sarri: in definitiva, un po’ di nostalgia. I giocatori si affezionano a uno stile, hanno le loro certezze.
 
Ancelotti, la rivoluzione non è ancora iniziata: vuole un Napoli più offensivo
 
Ancelotti lo sa e così, alla prima, si è come ritirato e nascosto dietro a un sapiente lasciar correre, un lasciar fare (sì, il gol di Milik è nato da una classica azione sarrista: Insigne rientra e taglia per Callejon.. quanto son belli i ricordi..). Insomma, l’altra faccia della nostalgia dei giocatori (specie dopo un simile precampionato) è il buon senso del tecnico.

Poco sposta collocare Hamsik in cabina di regia (al di là delle differenze più evidenti con Jorginho). E’ un’intuizione, sì, un ritocchino. Ma io non credo all’Ancelotti dei ritocchi. Non credo alla vulgata per la quale tutti, in una certa misura, godiamo nel dipingerlo come un ‘normalizzatore’. Perché nel frattempo, mentre noi continuavamo ad incensarlo da lontano per il suo temperamento e per le sue capacità di gestione, Ancelotti girava l’Europa, vinceva e scopriva mondi. Proviamo allora a guardare oltre alla nebbia di incenso che ci separa da lui, se mai abbia un progetto tattico effettivamente diverso dal suo predecessore e dall’Ancelotti prima maniera. Qualcosa di nuovo, di bello e accattivante per gli ex figli di Goldrake.
 
IL PROGETTO – Da questo punto di vista, e per le ragioni di cui sopra, l’ultima gara del preseason, malgrado la sconfitta (3-1), è stata di gran lunga più interessante della prima di campionato. Mi riferisco al primo tempo contro il Wolfsburg, ma ancor più alla ripresa. Ecco il Napoli sceso in campo alla Volkswagen Arena. 
 
Ancelotti, la rivoluzione non è ancora iniziata: vuole un Napoli più offensivo

Nell’undici di partenza la differenza è una sola, ma assai significativa: Fabian Ruiz per Allan, l’interno destro. Questa era del resto la posizione in cui lo spagnolo giocava anche nel Betis. Si noti la conformazione della catena di destra: un esterno come Callejon alto e larghissimo, coi piedi sulla linea del fallo laterale, Hysaj abbastanza bloccato dietro e la mezzala destra (appunto Fabian) che avanza, quasi da mezzapunta.

Le tre posizioni sono interdipendenti, l’una necessita le altre. Il compito di coprire l’ampiezza, qui, date le caratteristiche non proprio offensive di Hysaj, tocca dunque a Callejon, mentre nel mezzo-spazio si muove Fabian. Tuttavia, per la fase difensiva e per ragioni di equilibrio, e a maggior ragione con Hamsik davanti alla difesa, la coesistenza di Zielinski da una parte e Fabian dall’altra espone notevolmente il centrocampo, dove appare sempre più imprescindibile la presenza di Allan. Sempre più imprescindibile e sempre più bloccata. Sì perché ad Ancelotti in realtà “piacciono gli esterni che van dentro” (tipo Insigne qui sopra..), ma se gli esterni entrano a giocare dentro il campo, salgono in fascia i terzini, e di conseguenza almeno nella prima costruzione le mezzali danno copertura, non salgono mica come fa qui sopra Fabian.  
 
APRIRE IL GIOCO – Eccolo qui, l’aspetto che vorrebbe conferire al Napoli Ancelotti (o per lo meno un’alternativa allo stile sarrista che inevitabilmente ha inglobato). Siamo nel secondo tempo di Wolfsburg. E’ un albero di natale implementato e potenziato dalla spinta estrema dei terzini.  
 
Ancelotti, la rivoluzione non è ancora iniziata: vuole un Napoli più offensivo
 
L’impiego di Verdi esterno destro (un esterno che va dentro) al posto di Callejon (un esterno che parte largo) spalanca le porte in fascia a un giocatore come Malcuit, definito da Ancelotti “molto molto offensivo, molto molto veloce..”.

Non è un caso infatti se Verdi e Malcuit sono arrivati quest’anno: sono complementari e funzionali al progetto che persegue sotto sotto Ancelotti, il quale vorrebbe, smarcandosi così dallo stile di Sarri, “cercare di aprire di più il gioco in fase di costruzione”, in maniera più simmetrica, su entrambe le fasce (guardate a che altezza stanno i due terzini partenopei..). È solo in quest’ottica che assumerà (forse) un valore ulteriore l’utilizzo di Hamsik in cabina di regia (Hamsik gioca bene sul corto quasi come Jorginho ma possiede un cambio gioco migliore dell’italobrasiliano).

Proprio le caratteristiche di Malcuit e Verdi richiedono poi dalla loro parte una mezzala forte in interdizione, ma che sappia anche abbassarsi tra centrale e terzino per impostare (Allan, qui sotto). Di fatto, Zielinski, Fabian e Rog si giocheranno tendenzialmente una maglia sul centrosinistra.  
 
Ancelotti, la rivoluzione non è ancora iniziata: vuole un Napoli più offensivo
 
PROBLEMINO - C’è però un piccolo problema: il terzino ventisettenne ex Lille non è ancora una garanzia dal punto di vista difensivo. Non ha la confidenza di Hysaj coi movimenti della linea. Qui Albiol tenta un fuorigioco individuale, ma Malcuit rovina tutto: 2-1 per Die Wölfe.
 
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Poco dopo, il francese causerà pure il terzo gol. Aveva aggiunto su di lui Ancelotti, dopo Borussia-Napoli: “E’ chiaro che si deve inserire con gli altri, deve imparare i movimenti della difesa, che tra l’altro vengon fatti molto bene. Dovrò telefonare a Sarri per vedere se magari mi aiuta...”.

Tra una battuta e l’altra, Ancelotti sta preparando una (ok, mini-, ok lenta) rivoluzione. Restano da capire i tempi (probabilmente contro il Milan vedremo ancora del Sarrismo senza Sarri, o del Sarrismo diluito). Ma una cosa è sicura, il Napoli con Carletto, piano piano, attaccherà con più uomini. Altro che normalizzatore...

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