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  • Ancelotti, Napoli come seconda scelta? Sarà una squadra simile alla Juve
Ancelotti, Napoli come seconda scelta? Sarà una squadra simile alla Juve

Ancelotti, Napoli come seconda scelta? Sarà una squadra simile alla Juve

  • Giancarlo Padovan
Chissà se, con l’improvviso addio di Zinedine Zidane al Real Madrid, Carlo Ancelotti si è pentito di aver già firmato per il Napoli. E’ chiaro, infatti, che una panchina libera può innescare un meccanismo fino ad oggi inipotizzabile. Ancelotti - chiariamolo subito - non sarebbe mai stato chiamato da Florentino Perez che avrebbe voluto già licenziarlo la sera della finale di Champions League, contro l’Atletico Madrid, se non fosse arrivata la Decima in un finale a dir poco rocambolesco (il Madrid era sotto per 1-0 praticamente alla fine dei tempi regolamentari). Se, però, come qualcuno sussurra, fosse Pochettino a sostituire Zidane, si libererebbe il posto al Tottenham e non credo che Ancelotti sarebbe rimasto insensibile al fatto di tornare a Londra per allenare una squadra in cerca di affermazione. Ricordo, infatti, che quando Wenger annunciò l’addio, il primo candidato alla sua eredità era stato Carletto.

Evidentemente qualcosa non ha convinto la dirigenza inglese e Ancelotti, dopo aver rifiutato la Nazionale italiana perché la Federazione offriva “solo” due milioni di euro, più bonus, si è ritrovato senza squadra. Perciò, se è vero che Aurelio De Laurentiis, è stato particolarmente bravo a convincerlo, è altrettanto vero che il mercato aveva già chiuso tutte le porte all’ex allenatore di Bayern, Chelsea, Real Madrid, Paris Saint Germain. Il Napoli è stata una buona occasione anche perché ad Ancelotti non era rimasto nient’altro. Ora, è chiaro che con Pochettino o senza Pochettino al Real, il neo allenatore degli azzurri non si muoverà dal Golfo. Tuttavia credo che un pensiero malizioso deve essergli scappato quando ha sentito della rinuncia di Zidane.

Siamo in molti a chiederci che cosa cambierà al Napoli passando da Maurizio Sarri a Carlo Ancelotti. La maggioranza degli osservatori è concorde nell’affermare che De Laurentiis abbia voluto dare maggiore concretezza al progetto tecnico. Non che Sarri viaggiasse fuori dalla realtà (il suo Napoli ha fatto 91 punti), ma Ancelotti assomiglia di più ad Allegri (o viceversa). Si tratta di un tecnico che per vincere molto, spesso si è adattato ai giocatori che aveva, cambiando modulo o, addirittura, ridimensionandone l’importanza. Intendiamoci: Ancelotti non fa un calcio da orecchiante, non mischia la zona con le marcature ad uomo, è fondamentalmente un sacchiano senza spingersi agli estremi confini dell’ortodossia. Per queste ragioni la sua squadra, pur mantenendo un livello di gioco alto, è più pratica che bella.  Vedremo quindi un Napoli - absit iniuria verbis - più simile alla Juve che pure, senza alcun successo (fatto salvo un trofeo Intertoto), Ancelotti ha allenato agli inizi della sua carriera. Allora non sapeva ancora gestire i campioni (e in quella Juve abbondavano), adesso è una delle sue molte capacità.

E’ abbastanza diffusa l’opinione che, con l’approdo di Ancelotti, al Napoli arriveranno alcuni campioni insieme a diversi buoni giocatori. Al contrario, io penso che il nuovo allenatore - come dimostrano le dichiarazioni di questi giorni degli interessati - sia servito e serva a trattenere quegli elementi che già pensavano di andarsene. Se non è stato possibile far cambiare idea a Jorginho (è virtualmnente del Manchester City per 50 milioni), stanno ripensando alla loro posizione Hamsik e Mertens, Koulibaly e Callejon. Se vuole vincere subito, il Napoli non può operare una rivoluzione, ma lavorare su una struttura esistente già buona o ottima. Questa, ancor prima degli acquisti, è stata la promessa di De Laurentiis al nuovo allenatore, un impegno al quale, evidentemente, Sarri non aveva creduto.

Per quanto riguarda i nuovi arrivi, credo che Ancelotti abbia almeno un paio di chiavi per scardinare lo scetticismo che li aveva tenuti lontani da Sarri. Primo, il turnover che Ancelotti ha fatto e farà nelle sue squadre. Secondo, la competitività che accompagnerà le partite di Champions e di Coppa Italia. Per vincere qualcosa serve una rosa ampia e qualificata, ma solo l’allenatore saggio sa come dosare impieghi dei singoli e risorse collettive. Su questo terreno Ancelotti è sideralmente più avanti rispetto a Sarri. Non è un caso che il bolognese Verdi - autore del gran rifiuto a gennaio - sia tornato disponibile a cambiare casacca adesso che Sarri se ne è andato. 
    

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